ASCOLI PICENO – Quando finirà? In serie B quella con il Torino ormai è una maledizione costante. Quattro sfide al Del Duca, un pari e tre vittorie ospiti. E dire che il Toro di questi anni non sta facendo proprio grandi cose, tutt’altro. Ma è la statistica la grande nemica dell’Ascoli nelle sfide con i granata. In tutte le occasioni, infatti, il Torino arriva con l’acqua alla gola e dopo una serie di sconfitte consecutive o di risultati negativi. Ora, non si tratta di fare gli scaramantici fino all’ossessione, ma chi segue il calcio a queste cose ci fa caso.

Insomma, il Torino anche quest’anno è arrivato nelle Marche con l’obbligo di fare punti, reduce da quattro sconfitte consecutive e dal cambio di allenatore. Più o meno come gli altri anni.

E come gli altri anni puntualmente si è ripetuta la maledizione.
Partita nata subito male. Disattenzione difensiva dopo sette minuti e gol del Toro. Ma nell’occasione ci mette del suo anche l’arbitro Pinzani perché l’attaccante si aiuta irregolarmente col corpo. Proteste inutili dei bianconeri. Poco più tardi entrataccia da rosso di Rivalta su Cristiano, costretto poi a uscire dal campo. Per Pinzani è solo giallo. Si infuria la panchina bianconera e Castori viene espulso.

Altro episodio sfortunato è il gol che taglia le gambe ai bianconeri, perchè arrivato proprio allo scadere del primo tempo. Anche nella ripresa la “scalogna” non tarda a mostrarsi. Dopo pochi minuti Faisca fa gol nella porta sbagliata nel tentativo di liberare e fa tre a zero. Pochi minuti dopo rigore per l’Ascoli che potrebbe riaprire una minima speranza. Va Giorgi ma sbaglia. Alla mezzora arriva la quarta rete dei granata, la realizza Antenucci, che non esulta. Ma anche qui c’è lo zampino della sfortuna. Faisca scivola in piena area facilitando di molto il compito all’ex attaccante bianconero. Insomma una giornataccia da archiviare al più presto.

Rimane la bella immagine del pubblico che incita a gran voce e applaude i propri giocatori anche dopo lo 0-4 e la sensazione che oggi, contro la malasorte, non ci sarebbe stato proprio niente da fare.


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