FOCE DI MONTEMONACO – Il colorato popolo dell’acqua si è riunito nella valle incantata e fuori dal tempo di Foce, lo scorso 17 aprile, per discutere su proposte e iniziative in vista dei referendum di giugno.

Il 12 e il 13 giugno gli italiani saranno chiamati a esprimere il loro parere su alcune importanti questioni: acqua, nucleare (il quesito è in forse dopo i recenti interventi legislativi del Governo) e legittimo impedimento. Ben due domande riguarderanno la cosiddetta privatizzazione dell’acqua.

Per capire che cosa sta minacciando l’acqua pubblica un folto e attento pubblico che si è dunque  radunato ai piedi del Vettore ha seguito con interesse gli interventi dei relatori: Rosario Lembo, componente del comitato promotore nazionale dei referendum, e Pino Alati, presidente di Cicli Integrati Impianti Primari di Ascoli (Ciip).

“L’acqua non è un bisogno ma un diritto” questo il messaggio che Lembo ha gridato con forza nel suo appassionato intervento. “Tutto gira attorno a questo concetto cardine; il nostro corpo è fatto per il 70% di acqua, l’acqua è fonte di vita, senza acqua il nostro mondo non esisterebbe. Un bene così prezioso è un bene di tutti e, come tale, va tutelato non privatizzato” ha proseguito Lembo. “Solo la gestione pubblica può salvaguardare il nostro patrimonio idrico dalla speculazione, solo la gestione pubblica può garantire la fruibilità del diritto da parte di tutti”. “E’ importante capire che l’acqua non è un bene infinito, vanno ridotti gli sprechi. Il nostro mondo non è in grado di produrre tutta l’acqua potabile che noi consumiamo, un’attenta politica pubblica di gestione potrebbe ridurre il consumo di questo bene vitale. Ma se il patrimonio idrico fosse dato in mano ai privati, il loro interesse sarebbe quello di incrementare i consumi per far crescere i profitti” così ha incalzato Lembo collegando  la problematica dell’acqua con teorie economiche e sociali di rilevanza mondiale.

E proprio con immagini e riflessioni sulla gestione del potere economico attraverso il controllo delle principali risorse si è aperta la proiezione, in anteprima, di un video sull’acqua dei Sibillini e sulla sua storia. Il documentario, realizzato da due giovani e bravi artisti locali, Davide Falcioni e Ermelinda Coccia, parte dall’illustrazione di problematiche mondiali legate alla gestione dell’acqua e arriva a raccontare della nostra realtà.

E così tra immagini d’epoca, sfondi contemporanei e la coinvolgente voce narrante di Piergiorgio Cinì, gli spettatori sono stati trascinati in un mondo dove la natura e l’uomo hanno vissuto per anni in armonia e rispetto reciproco. Dal video sono sbucano volti di personaggi locali, protagonisti del nostro territorio, uno tra tutti colpisce al cuore: Battì, l’uomo della montagna.

Battì è un signore di Foce, con una di quelle facce senza tempo segnate dalla vita all’aria aperta, un reticolo di rughe da cui spiccano due occhi vivaci; potrebbe avere qualsiasi età, sembra uno dei personaggi di un western all’italiana. Ma la cosa che colpisce di più sono le sue parole: “L’acqua è di tutti è sempre stata di tutti; l’acqua è come la montagna va protetta e rispettata, così mi hanno insegnato i mie genitori e così io ho fatto per tutta la vita”. E dall’espressione e dalla forza delle sue parole capisci che è vero, che ci sono ancora persone che con la loro saggezza, i loro gesti semplici e la loro costanza stanno preservando la natura dalla speculazione e dalla distruzione. Finisce con una nota di colore l’interessante documentario; alcune gag interpretate da Neri Marcorè, che riesce a far sorridere con intelligenza anche quando racconta di problemi tanto seri.

“Il nostro acquedotto fa parte della storia del Piceno, tanti uomini e donne hanno contribuito alla sua costruzione: le popolazioni di Capodacqua e di tanti altri piccoli borghi del Piceno e del Fermano hanno scavato la roccia a mano per portare acqua nelle nostre case”, ha affermato Alati. “Molte tubature dell’acquedotto sono state firmate dai saldatori che le hanno assemblate, questa infrastruttura appartiene alla nostra gente, che ha lottato e faticato per consegnarla a noi fino a oggi”. “Far gestire questo patrimonio da chi non ha legami con il territorio, da chi non sa nulla della nostra storia sarebbe come rinnegare il nostro passato”, ha proseguito il presidente del Ciip. “La gestione pubblica dell’acqua garantisce la fruibilità del bene a tutti, il Ciip si impegna a fare milioni di euro di investimenti per la manutenzione della rete idrica del Piceno-Femano per far restare la qualità della nostra acqua elevatissima.” Alati ha rinforzato il suo intervento con dati alla mano: “La nostra acqua è tra le più buone d’Italia per le caratteristiche organolettiche; viene monitorata quotidianamente con analisi chimiche e i costi per i consumatori sono contenuti”.

Dai tanti interventi, tutti molto appassionati,  una priorità è uscita con forza alla conclusione dei lavori: per tutelare questo bene vitale  e per dare la possibilità a tutti di esprimere il loro parere sulla gestione dell’acqua è importante fare informazione sui temi dei referendum e soprattutto convincere le persone ad andare a votare. E’ questo il grido comune che si è levato dalla montagna ed è con questo spirito che il comitato promotore dei referendum cercherà di vincere la sua battaglia: raggiungere il quorum alle prossime scadenze referendarie.


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