ASCOLI PICENO – Venerdì 27 Maggio 2011 sono stati presentati alla stampa i programmi futuri e i risultati di gestione del servizio idrico locale da Giacinto Alati, presidente della Ciip (Cicli Integrati Impianti Primari spa) e da Stefano Stracci, presidente dell’AATO 5 Marche sud (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale).

L’AATO è un organismo di garanzia a tutela degli interessi degli utenti e a salvaguardia della risorsa idrica. I suoi compiti sono di programmazione e di controllo sulla gestione, sulla realizzazione di opere infrastrutturali, sul sistema tariffario e sui livelli di qualità del servizio, con attenzione particolare per gli aspetti ambientali e sulla tutela dell’utente. L’AATO 5 Marche sud è un consorzio obbligatorio costituito dalla Provincia di Ascoli e da 59 comuni sia dell’ascolano che del fermano, che ha affidato la gestione del servizio idrico alla Ciip.

Stefano Stracci ha aperto i lavori mostrando la soddisfazione dell’organismo che presiede per il lavoro svolto dalla società Cicli Integrati. “Molti sono stati gli investimenti fatti per migliorare la rete idrica, ma a fronte di tante risorse investite la Ciip è riuscita a mantenere le tariffe pressoché invariate”, ha affermati Stracci “i conti tornano, l’esito dei controlli fatti dall’AATO sulla gestione pubblica dell’acqua è positivo“. “Non è facile rispettare dei piani di investimento così impegnativi e cercare di non aumentare il prezzo dell’acqua”, prosegue Stracci ”forse non tutti ricordano che fino a pochi anni fa la rete idrica era affidata a un consorzio che in parte era finanziato con fondi pubblici. Ora si è passati a una gestione societaria, seppur con intero capitale pubblico, che deve reperire da sola le risorse necessarie per far funzionare il servizio”.

Dunque, nonostante le difficoltà legate ad un mercato in crisi e a un sistema bancario non incline a programmi a lungo termine, la Ciip promette investimenti sul territorio di circa 70 milioni di euro nei prossimi tre anni, cifre che potrebbero dare una bella boccata d’ossigeno all’economia locale.

“L’attuale conduzione garantisce ai cittadini non solo il controllo del prezzo dell’acqua ma anche un monitoraggio continuo sulla sua qualità”, così ha esordito Alati “negli ultimi anni il costo al metro cubo di acqua ha subito solo dei lievi incrementi a fronte di milioni di euro di investimenti per mantenere e rinnovare la rete idrica pubblica. L’acqua che siamo orgogliosi di offrire ai cittadini dell’ascolano e del fermano è molto buona e viene classificata al quinto posto su scala nazionale per le sue caratteristiche organolettiche”.

È stato appassionato l’intervento del presidente della società anche quando parla di tutte le persone che lavorano per permetterci di aprire un rubinetto e veder scorrere della buona acqua. “Non bisogna dare per scontato un servizio che costa tanta fatica” ha ricordato Alati “dietro all’acqua che arriva nelle nostre case ci sono 250 persone che lavorano per noi più tante altre che collaborano indirettamente. La Ciip, pertanto, non è solo il gestore del servizio idrico ma anche una realtà occupazionale rilevante in un territorio come il nostro che ha visto di recente perdere così tanti posti di lavoro”.

“Ogni anno vengono erogati dall’acquedotto pubblico più di 21 milioni di metri cubi d’acqua e nonostante i volumi siano enormi la dispersione idrica dovuta a perdite o rotture è scesa a circa il 20%. Questo significa che c’è una buona manutenzione e che il controllo sulle condutture è continuo”. “Significa anche che il gestore attuale è attento agli sprechi e riconosce il valore etico del bene che maneggia,” ha proseguito Alati.

I dati presentati, in effetti, fanno riflettere: investimenti rilevanti, tariffe contenute e un articolato piano di sviluppo futuro fanno pensare a una amministrazione che funziona, che potrebbe anche essere migliorata ma che parte da buone basi. In questo quadro si deve però collocare la questione normativa; la legge attuale (Decreto Ronchi) non permetterebbe di continuare con questa situazione, al 31 dicembre di quest’anno infatti si impone ai Comuni di tutta Italia di rivedere l’affidamento della gestione della rete idrica, affidamento che potrebbe passare ai privati.

Certo pensare che questo bene così prezioso e così legato alla vita di ciascuno di noi vada non solo a essere amministrato da privati ma anche a essere commercializzato e oggetto di profitto desta qualche perplessità in molti. Non sembra credibile che un privato che potrebbe guadagnare molto vendendo l’acqua possa fare delle politiche di risparmio e tutela di un bene che non è infinito, tanto meno sembra credibile che questo venditore rinunci a lauti profitti per tenere basso un prezzo che avrebbe tutti gli interessi ad aumentare.

Queste sono le tematiche che a breve ci troveremo ad affrontare, essendo tutti chiamati ad andare a votare per i referendum del 12 e 13 giugno; ben due quesiti riguarderanno l’acqua e, forse, questa volta oltre che un diritto il voto ha un sapore etico, difficile da ignorare.


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