ASCOLI PICENO – Tassa sui pozzi, la polemica continua. E stavolta è Rifondazione Comunista a ribellarsi contro la giunta Celani, ma con un comunicato a proprio nome, e non con la partecipazione assieme agli altri gruppi di opposizione alla conferenza stampa tenuta giovedì scorso in Comune a San Benedetto. L’impressione, molto fondata anche se non dichiarata ufficialmente, è che Rifondazione, pur invitata alla conferenza stampa dal Capogruppo Pd Emidio Mandozzi, abbia declinato l’invito per non prestarsi a una iniziativa che dalle parti della falce e martello veniva vista come strumentale ai fini elettorali del Pd. Ad ogni modo, ecco quanto dice il comunicato di Rifondazione: “L’invio indiscriminato di lettere con richieste di pagamento – denunciano i consiglieri provinciali Massimo Rossi e Gabriele Illuminati – ha riguardato anche utenti che tali spese le hanno già pagate, cittadini deceduti da anni, altri che hanno venduto i loro poderi da tempo e probabilmente anche cittadini che usano i propri pozzi solo per uso domestico e che per legge non sono tenuti a pagare nessun canone e neanche nessuna spesa di istruttoria. Inoltre nella lettera, che stranamente non reca alcuna firma di dirigenti dell’ente o di altri soggetti, viene annunciato che la Provincia provvederà successivamente a richiedere gli importi dei canoni dovuti. A tal proposito nel bilancio della Provincia, il recupero è previsto per i dieci anni precedenti, senza tener conto che imposte, tributi e tasse periodiche hanno un termine di prescrizione quinquennale come ribadito la Corte di Cassazione con una sentenza del 2010”.

Per Rifondazione l’intento dell’amministrazione sarebbe unicamente quello di far cassa, che sarebbe dimostrato pure dal fatto che “il compito di intervenire è stato affidato ad un’impres privata di recupero crediti, invece di procedere direttamente con attenzione e gradualità allo scopo di evitare un impatto negativo su cittadini e aziende, in particolare quelle agricole e vivaistiche, già duramente colpite da una profonda crisi del settore”.

Problematiche che, sempre secondo Rifondazione, avrebbero potuto trovare parziale soluzione ricorrendo al Difensore Civico, figura tuttavia assente a Palazzo San Filippo: “Celani non ha provveduto alla sua nomina nonostante il mandato della precedente figura sia scaduto nell’agosto 2010 e che tutto l’iter necessario è stato già espletato da un anno. Ricordiamo che la sua funzione è stata introdotta dal legislatore, dopo la soppressione di controlli e dei pareri preliminari di legittimità degli atti amministrativi, proprio per tutelare il cittadino da possibili ingiustizie perpetrate dalle amministrazioni contro di esso, ma il Presidente si è guardato bene dal rinominarlo. Per questa ragione adotteremo tra l’altro ogni possibile iniziativa affinché tale omissione possa essere sanata e sanzionata con l’intervento degli Organi competenti”.


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