ASCOLI PICENO – Una società unica picena di trasporto pubblico, che integri la rotaia e la gomma, la ferrovia Ascoli-Porto d’Ascoli e gli autobus? Il presidente della Provincia Piero Celani ne parla da tempo, è un ottimo auspicio e, in tempo di celebrazioni per i 125 anni di storia della ferrovia della vallata, in procinto per giunta di essere elettrificata, giova ricordare quanto siano paradossali alcune cose che accadono all’utente.
Vi racconto un piccolo episodio, dunque, irrilevante finchè si vuole ma sintomatico.

Il vostro caro cronista ama la bicicletta, adopera suo malgrado un’auto a benzina che consuma come un Suv senza però esserlo assolutamente, e inoltre se può evita di pagare i parcheggi a pagamento. Ma siccome non ama le multe, quando può (cioè spessissimo, ma in questo caso volere è potere) si attrezza non usandoli tout court, i parcheggi a pagamento. Cercando quelli gratuiti, pure se deve camminare di più per giungere a meta. Ma camminare è bello, lorsignori.
Quindi molto spesso il lavoro lo porta ad Ascoli dalla Riviera con la cosiddetta “littorina” (è improprio chiamarla “littorina”, clicca qui per la dotta spiegazione del direttore regionale di Trenitalia. Fa nulla, la littorina non è la littorina ma ci piace chiamarla così).
Imbarca la sua bella bici sul trenino del 1982 (già, l’anno di produzione è ben visibile nelle targhe a bordo) che fa pure tanto bello smog per via del motore diesel. Lo sapete che è ben possibile salire sul treno con la bici e che non si paga nulla? Ora lo sapete, fatelo anche voi, ve lo consiglio. Il controllore vi chiederà se la bici ha il biglietto, certo, voi risponderete di no, ma niente paura. Il controllore caccia fuori il libretto giallo, scrive due svolazzi di penna e vi dà un foglietto giallo. A-gratis. Pro forma. Ok.
Il cronista dunque imbarca la sua bici, sbarca la sua bici ad Ascoli e fa i suoi giri da cronista. Bene. Si dà il caso che a volte il lavoro lo trattiene nel capoluogo ben oltre le 19 e zerosette, orario dell’ultimo treno verso San Benedetto. Niente paura, l’emblema di un autobussino sul cartellone degli orari gli fa presente che c’è un’altra corsa, alle 20 in punto, che riporterà il cronista a casa, lui e la sua bici. Però è un autobus.

Oh capperi, e come si fa? Semplice, o per meglio dire, complesso. Il cronista si reca in stazione, memore del fatto che il biglietto della “littorina” vale anche sull’autobus. Però non può essere obliterato, le macchinette a bordo non lo accettano, bisognerebbe andare in biglietteria a farselo cambiare. Probabilmente la biglietteria alle 20 meno qualcosa è chiusa, o non c’è tempo di fare il cambio.

Insomma, il buon cronista biciclettato si avvicina all’autobus nel piazzale della stazione, chiedendo all’autista con occhi imploranti se la bici può salire con lui. Lasciarla nel piazzale della stazione, pur se chiusa con il lucchetto-e-la-catena, non ne rassicura la paranoia circa i furti della stessa (la bicicletta, pur se è ormai una carretta delle piste ciclabili).

E allora qui la vicenda si sdoppia. Seguitela bene. La prima volta che accade questa vicenda, il cronista chiede al gentile autista Start se la bici può salire a bordo. Certo, risponde lui solerte, ma occorre pagare il biglietto aggiuntivo “per i pacchi”. La mia amata bici trattata come un pacco! Vabbè, non c’è più rispetto, ma ci può stare :)

Però attenzione. Il biglietto per i pacchi l’autista non te lo può fare. Non sia mai che anche nel bel Piceno da scoprire si adottino le semplicissime macchinette a bordo dei bus pubblici per fare i biglietti. L’autista ci fa salire, a me e alla bici, poi ci fa riscendere davanti all’hotel Gioli, dove c’è un’edicola che mi fa il biglietto per la bici. Due euro e rotti. E poi risalgo a bordo. La gente mi guarda come un marziano, chissenefrega.

Bene. Vorrei obliterare il mio biglietto del treno, in modo da essere in regola anche per me stesso, non solo per la bici. La macchinetta a bordo del bus non lo oblitera, il conduttore non me lo strappa. Alla fine dei conti, torno a Porto d’Ascoli con l’esborso di soli due euro e rotti, lo stesso prezzo che avrei pagato con il treno. La bici regolare, io no. Ma ce l’ho messa tutta per esserlo, regolare.

Un’altra volta il vostro cronista che-sarei-io becca un autista Start un pochino più stressato. Lo sono anch’io, lo capisco.

Arriva in stazione, parcheggia per far salire la gente, guarda il cronista che vuole salire con la bici sul bus come se fosse un alieno. Mi dice “guarda, non è proprio il massimo, vabbè ti ci faccio salire, ma vai dopo la rotatoria sulla via che passa davanti al deposito Start, salirai da lì, io intanto faccio il giro dal centro”.

Va bene, strano ma si può fare. Cosa cambierà? Boh, ma lo facciamo. Saliamo a bordo, anche questa volta con il biglietto del treno (non siamo portoghesi, uè) e con la bici. Il biglietto per il “pacco”? Stavolta non ce n’è traccia. La bici sale gratis. Bene. Ma alla fine sale gratis anche il vostro cronista, perchè il biglietto del treno non ha avuto tempo di cambiarlo (e se avesse voluto la biglietteria alla stazione di Ascoli intorno alle 20 era chiusa). Non è possibile obliterarlo, l’autista non te lo timbra, i controllori non ci sono. Insomma, suo malgrado il cronista e la fedele bici viaggiano gratis. Il due ruote viene piazzato nella corsia del bus, sono tutti gentili a bordo e nessuno dice nulla. Molti non obliterano il biglietto. Una vocina mi dice: “vuoi vedere che non ce l’hanno, il biglietto?”.

Evviva.

P.s. Io voglio pagare i biglietti del trasporto pubblico, intendiamoci. Ma datemi la possibilità di farlo. Fate norme più chiare. La bici o è un “pacco” sempre, oppure non è un “pacco” mai. E fate ‘sto benedetto biglietto unico trasporto-ferrovia, visto che gli orari sono già integrati fra loro. Ma fatelo davvero. Agevolare chi vuole essere un viaggiatore onesto e in regola (anche con la bici, sì, sennò che senso ha sbandierare sempre la mobilità sostenibile?) è la prima mossa per bloccare l’abusivismo e rendere il trasporto pubblico non dico redditizio (non lo è per sua natura, ma è un servizio pubblico ed è normale e pure giusto che non lo sia, redditizio) ma almeno con un poco di entrate dal fronte dei biglietti. Male non gli farebbe. Sbaglio?


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