ASCOLI PICENO – Alcuni passaggi nelle intercettazioni ambientali nell’auto di Salvatore Parolisi possono essere lette come semplici sfoghi ma certamente appaiono quanto meno emblematici  vista la situazione in cui si trova attualmente il caporal maggiore:  in carcere a Marino del Tronto con l’accusa di omicidio volontario della moglie Melania Rea, aggravato da violenza e vincoli di parentela.

Capi d’accusa che possono addirittura prevedere la pena dell’ergastolo.

Nella richiesta di custodia cautelare per il caporal maggiore dell’esercito la Procura di Ascoli individua tre monologhi che Salvatore Parolisi fa all’interno della propria auto che appaiono significativi.

Nel primo, datato 2 maggio, Salvatore ha da poco terminato una telefonata con Ludovica. Dice Salvatore tra le altre cose: “…gli dico non chiamare e lei mi manda il messaggio….”, “…mannaggia quella, io gli dico di lasciare stare e lei insiste….”.

Sfoghi dovuti al fatto che in quei giorni Parolisi è consapevole di avere il telefono sotto controllo e sta facendo di tutto per non lasciare tracce della relazione extraconiugale. Già il giorno dopo la scomparsa, e dell’omicidio, della moglie, Salvatore dice a Ludovica di cancellare tutti i messaggi da Facebook. Poi dopo il ritrovamento del cadavere, quando il caporal maggiore ha fatto ritorno in Campania, trova il modo di telefonare da una cabina a Ludovica dicendo anche a lei di utilizzare un altro telefono e di non contattarlo più sul suo cellulare. Ecco il motivo del suo sfogo in questo caso contro Ludovica per il suo comportamento.

Il giorno successivo,  sempre nella sua Renault Scenic,  Salvatore continua a sfogarsi in un monologo nel quale ripete più volte rivolgendosi a sé stesso “…non essere scemo…”, “…non farti fregare usa il cervello…”, e ancora….”Salvatore devi fare così…se vuoi che la tua vita abbia un senso…Salvatore non te la far fare…Salvatore è meglio…è meglio…è meglio…proprio a livello di carcere….”.

Alcune settimane dopo la cimice registra un’altro breve ma molto significativo sfogo. Riferendosi a sè stesso il 13 giugno Salvatore dice: “….Ti devo sputtanare…mi devo fare trentanni…ma ti devo tirare il cuore dal petto…però me li faccio volentieri….me li faccio volentieri”.

Intanto oggi il caporal maggiore dell’esercito, nella cella del carcere di Marino del Tronto, ha chiesto carta e penna. Probabilmente vuole prendere appunti sull’ordinanza contro di lui che sta leggendo punto per punto, come hanno riferito gli avvocati difensori Gentile e Biscotti.

“Salvatore è un combattente, non aspettatevi che crolli – affermano i due legali – i capi di accusa sono pieni di incongruenze che lasciano spazio ad una concreta e ottimista strategia difensiva. Salvatore trova che gran parte dei punti a suo carico  siano sbagliati e infondati”.

Un movente ”fragile” con una vicenda ”letta in modo molto romanzato” afferma ancora Biscotti, mentre per Gentile ” le relazioni extraconiugali sono uno degli sport preferiti dagli italiani. E Parolisi ha fatto molto meno di tanti altri”.

Entrando nello specifico i due legali ritengono i tempi in cui sia stato circoscritto l’omicidio dall’anatomopatologo Tagliabracci “troppo strettiper riuscire a cambiarsi i vestiti sporchi di sangue”.

L’azione omicidiaria si sarebbe svolta, secondo la relazione di Tagliabracci incrociata con i tabulati telefonici, in un arco temporale che va dalle 14.20/14.50 alle 15/15.10. I tempi di percorrenza della strada che dal bosco delle Casermette arriva a San Marco, ad un andatura veloce possono essere inferiori anche ai 15 minuti. Salvatore è stato visto per la prima volta a colle San Marco alle ore 15.23 dal proprietario del chiosco bar Ranalli.

Prima di allora nessuna delle 52 persone ascoltate è in grado di confermare la presenza di Salvatore, Melania e la piccola Vittoria a Colle San Marco, come invece il caporal maggiore sostiene.


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