ROMA – Manca l’accordo nell’incontro di giovedì a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, tra i sindacati e i rappresentanti della Manuli Rubber Industries, per il futuro dello stabilimento Manuli di Ascoli. Lo riferisce in una nota la Usb, Unione Sindacale di Base.
L’azienda, attraverso il suo amministratore delegato Roberto Grandi, avrebbe detto chiaramente che vuole chiudere due reparti entro dicembre, mettere in mobilità 177 lavoratori da settembre e rimanere nel Piceno, per ora con soli 111 addetti.
“Alla nostra richiesta di proroga della cassa integrazione – dice Andrea Quaglietti, segretario dell’Unione sindacale di base – ci hanno risposto che hanno perso un cliente importante per quei reparti in procinto di chiudere, che il Gruppo sta subendo la crisi a livello mondiale e che non ci sono alternative. Come mai però loro non puntano più su Ascoli e sull’Italia, ma sull’estero, avendo cominciato a ridurre personale già da 2 anni, quando invece i concorrenti investono in Italia e potenziano le strutture? Di chi è la colpa della situazione attuale della fabbrica di Ascoli quando i lavoratori hanno fatto fino ad ora tutti i sacrifici che sono stati loro richiesti e ora si ritrovano senza niente? E come farà l’azienda a rimanere nel Piceno con soli 100 addetti, quando i costi fissi degli impianti sono molto superiori?”.

Secondo il sindacato un quadro negativo al massimo per il futuro dello storico stabilimento ascolano, che può essere riaperto solo se, come ribadito dai funzionari del Ministero, l’azienda presenterà un progetto specifico per avere la cassa integrazione (al massimo però per 4 mesi) entro il mese di agosto. “Noi continuiamo a richiedere un progetto di rilancio per il sito produttivo – conclude Quaglietti – altrimenti saranno guai seri per tutto il territorio”.


Copyright © 2024 Riviera Oggi, riproduzione riservata.