ASCOLI PICENO – “Fermiamo l’imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini”. Questo il grido lanciato in una lettera aperta al presidente del Ciip piceno dal Forum acqua bene comune Tavolo piceno, che pubblichiamo integralmente.

Domani, giovedì 22, dalle 13:30 circa, una delegazione dei comitati stazionerà davanti alla sede della Ciip di Ascoli, in viale della Repubblica, per chiedere un colloquio con il presidente Alati o in ogni caso la possibilità di poter consegnare a mano la lettera. L’apertura delle buste della gara è ritualmente prevista per le 15.

Di seguito il testo della lettera.

“Carissimo presidente Alati,

è con profonda indignazione che Le scriviamo questa lettera.

Chi infatti avrebbe potuto mai immaginare che proprio la Ciip, soggetto gestore a totale capitale pubblico, potesse dar vita a una società con privati per l’imbottigliamento dell’acqua dei Sibillini, che invece gli abitanti del Piceno e l’intero popolo italiano con i referendum del 12 e 13 giugno scorso hanno dichiarato di voler preservare dalle aggressioni del profitto e delle privatizzazioni?

“L’acqua non si vende”: questo è stato il principio che ha guidato tutto il dibattito referendario. Dunque ancor di più stupisce e rattrista, carissimo presidente Alati, vedere che proprio Lei, che pure ha personalmente condiviso l’impegno dei movimenti a tutela di quel principio  e che, in più occasioni, ha pubblicamente definito un dovere etico sottrarre l’acqua al mercato, proprio Lei metta la sua firma e la sua faccia su un’operazione che ignora il referendum e tutto quanto esso ha sancito sotto un profilo culturale e giuridico, riportando indietro l’orologio della storia come se nulla fosse avvenuto.

Che strana idea della democrazia  c’è in questo Paese e in questo territorio! Quando la volontà dei cittadini e delle cittadine – sorgente unica del potere – non piace, non si trova di meglio che cancellarla. E a cancellarla, in nome degli interessi di pochi, sono proprio i rappresentanti eletti, i sindaci e i loro delegati o le persone da loro individuate a presiedere organismi pubblici quali Ato e Ciip che invece quella volontà dovrebbero affermare con forza e coerenza. Che strana democrazia!

E non si venga a dire che l’imbottigliamento delle sorgenti di Arquata del Tronto e la loro consegna ai privati siano necessari per rispondere alla disoccupazione e alla crisi della montagna. Sappiamo tutti che vendere l’acqua e i beni comuni è una risposta che non risolve nulla, perché è arretrata, ancorata a quella economia “di rapina” osteggiata da tutti i paesi europei e praticata ormai soltanto nel Sud del mondo dove, purtroppo, i tessuti democratici e comunitari non contano dinanzi all’avidità distruttiva del denaro e del mercato. Vendere l’acqua e i beni comuni è una risposta che impoverisce e non crea futuro. Ben altre sono le strade per dare prospettive di sviluppo alle nostre montagne: dalla valorizzazione delle risorse boschive anche per la costruzione di filiere energetiche, alla rimodulazione delle tariffe idriche a vantaggio di occupazione nella manutenzione del territorio montano e a ben altro ancora. Ma per costruire il futuro occorre una visione programmatica e la “volontà di voltare pagina”.

È proprio con questo spirito di “voltare definitivamente pagina” che, dunque, presidente Alati, ci rivolgiamo a Lei chiedendole con forza di fermare l’imbottigliamento dell’acqua delle sorgenti dei Sibillini presenti nel comune di Arquata del Tronto e tutte le altre scelte che possano fare dell’acqua una merce, operando invece per la tutela e la gestione partecipata di questo prezioso bene comune in rigorosa attuazione di quanto hanno indicato gli italiani e gli abitanti del Piceno con il referendum.

Attendendo una fattiva risposta e, eventualmente, la convocazione per un incontro, le porgiamo intanto  i più distinti saluti.”


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