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SPINETOLI  – “E’ un clamoroso suicidio politico”. Questa la reazione di Mauro Saporosi, titolare della ditta Co.Ba. di Pagliare del Tronto, azienda leader che dagli anni ’60 produce bascule e bilance con, all’attivo, 12 dipendenti.  La contesa è iniziata dopo una bolletta da 18.800 euro ricevuta dalla CO.BA., il 30 dicembre scorso, in cui la Provincia richiede il pagamento della  tassa sui pozzi applicando un effetto retroattivo decennale.

“In via ufficiale non abbiamo ancora saputo nulla – dichiara Saporosi – Il 30 dicembre scorso abbiamo ricevuto una richiesta di pagamento, da parte della Provincia, di ben 18.800 euro calcolata applicando l’effetto retroattivo di 10 anni,  con scadenza 9 gennaio 2012. Può immaginare la nostra reazione ad una bolletta simile. Abbiamo subito telefonato agli uffici provinciali per effettuare delle verifiche e la risposta è stata che non vi era alcun errore, e che era tutto conforme a quanto ricevuto in azienda. Ci siamo rivolti al nostro legale e, scavando in fondo a questa storia, ci siamo accorti che esistono molte Sentenze della Cassazione che, in relazione a tasse locali con canone annuo, sanciscono una retroattività non superiore a 5 anni”.

“Alla luce di quanto appreso, prima della scadenza del pagamento, abbiamo inviato una raccomandata in Provincia in cui contestiamo tutti i punti, e ad oggi (18 gennaio 2012 ndr) non ci hanno ancora risposto. Gli unici riscontri li abbiamo avuti leggendo i giornali, in cui la Provincia si giustifica sulla base del fatto che  avrebbe ricevuto pressioni dalla Corte dei Conti. Tutte chiacchiere. Ma il paradosso – conclude Saporosi – sta nel fatto che, non avendo ancora risposto ufficialmente alla nostra diffida, siamo impossibilitati, almeno per il momento, a portarli in causa. Non ci rispondono perché evidentemente non sanno cosa fare”.

Sul caso CO.BA. in particolare, e sulle bollette salate inviate, a fine anno, dalla Provincia ad altri utenti, interviene Emidio Mandozzi, Capogruppo del PD in Provincia, il quale denuncia: “ valeva la pena creare questa bufera amministrativa quando il buon senso poteva regolamentare questa tassa, con la Provincia al fianco del territorio?” Questo sarà il punto cardine, proposto dal Gruppo Consiliare del Pd, su cui si discuterà nel prossimo consiglio provinciale ai primi di febbraio.

“La Provincia di Ascoli – spiega Mandozzi – ha deciso nel 2011 di applicare la tassa sui pozzi, che non è altro che un canone richiesto ai possessori di pozzi per l’utilizzo dell’acqua, per fini agricoli o industriali. C’è una legge regionale che ne prevede la regolamentazione ed il censimento, e nel 2006, quando facevo parte della Giunta, decidemmo di effettuare solo il censimento senza l’applicazione dell’imposta, poiché ritenevamo che fosse un ulteriore balzello gravante sulle aziende, ma soprattutto perché gli stessi possessori di pozzi pagavano già una tassa di bonifica, oggetto anch’essa di aspre polemiche. Di conseguenza ci limitammo al censimento dei pozzi e alla loro messa in sicurezza. L’attuale giunta, invece, sulla scia delle difficoltà economiche di bilancio in cui versa, ha deciso di applicare rigidamente questo canone con un effetto retroattivo di 10 anni. Noi, come consiglieri del PD, ribadiamo con forza il fatto di essere una tassa utile solo per fare cassa, e comunque, se proprio non se ne poteva fare a meno, si poteva evitare almeno l’effetto retroattivo e applicare il minimo corrispondente alla misura del 30%, quota che sarebbe andata alla Regione, come da normativa vigente, evitando cosi di accanirsi in un momento di crisi economica grave come questo”.

“E’ importante sottolineare – continua Mandozzi –  quelle che sono state le previsioni del bilancio 2011: Un’entrata prevista di 3 milioni di euro si è trasformata, nei fatti, in un consuntivo di nemmeno 300 mila euro incassati; e nel bilancio 2012 le previsioni di entrata sono scese a 700 mila euro. Sapevamo già che non era possibile perseguire un obiettivo del genere, perché ci sarebbero stati molti contenziosi, e così è successo”.

“La Co.Ba. di Pagliare rappresenta l’azienda simbolo e vittima, allo stesso tempo, di questo accanimento. Un’azienda sana che dà lavoro a 12-15 dipendenti, nonostante la crisi economica, e che sotto Natale si è vista arrivare una bolletta di 18800 euro con un effetto retroattivo di 10 anni.  Ci sono sentenze della Corte di Cassazione, in particolare quella del 23 febbraio 2010 numero 4283, che sanciscono la misura retroattiva non superiore a 5 anni, per i pagamenti di tasse locali relative a: le concessioni d’uso, i passi carrabili e i canoni dell’acqua , come nel caso della tassa sui pozzi. Di conseguenza  gli utenti si avvarranno di queste sentenze ed inizieranno innumerevoli contenziosi. Tra l’altro, mentre altre provincie delle Marche hanno gestito diversamente la cosa, tenendo conto della salute delle imprese, la Provincia di Ascoli, sfruttando l’effetto retroattivo del pagamento, ha richiesto l’adempimento addirittura agli utenti del fermano. Si è innescato, quindi, una sorta di vulnus amministrativo molto difficile da recuperare. In sostanza – conclude Mandozzi – la Provincia in questo modo non incasserà le risorse, metterà in difficoltà le aziende e creerà contenziosi. Noi su questo ci batteremo”.


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