ASCOLI PICENO – Continua a difendere a spada tratta l’innocenza del suo assistito, Nazario Agostini. Ma non nasconde che l’arresto del tecnico della Questura, accusato di aver soffocato Rossella Goffo, sia stata in un certo senso “una liberazione”. “Di certo in carcere non si sta bene”, commenta l’avvocato, smentendo così le voci sulla presunta serenità dell’imputato. “Ma almeno in questo modo si possono accelerare i tempi verso il processo, che da sempre noi chiedevamo. Il mio assistito reclama il diritto ad essere processato. O che altrimenti il caso venisse archiviato”.

Il prolungarsi delle indagini aveva reso la situazione particolarmente pesante per Alvaro Binni: come lui stesso scrive nel suo blog (di cui Agostini dice di non essere a conoscenza): “Sono stato offeso, deriso, violentato psicologicamente, descritto come un mostro, come un assassino senza pietà, sono stato giudicato prima ancora che mi facessero un processo, che, ora, potrebbe non svolgersi”. E che invece si farà. Da qui si spiega il senso di “liberazione” per l’ordine di custodia cautelare, ordinata dal gip Carlo Calvaresi, su richiesta dei pm Ettore Picardi e Carmine Pirozzoli.

Quanto al castello accusatorio che pende sull’imputato, il legale non ritiene attendibili le prove portate dagli inquirenti. “Il cadavere non può essere stato in quel luogo per così troppo tempo”. Riguardo alle analisi telefoniche, “il discorso ci pare assurdo e poco verosimile – continua l’avvocato -: come è possibile che un poliziotto che abbia ucciso una donna sia stato intercettato il 4 maggio a Colle San Marco, poi il giorno seguente ancora una volta nello stesso luogo abbia chiamato la madre dopo aver seppellito il cadavere?”.

Molto probabilmente l’avvocato farà ricorso al Tribunale del riesame. Domattina, intanto, è previsto l’interrogatorio in carcere col Gip, ma Binni, secondo il suo legale, si avvarrà della facoltà di non rispondere.


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