ASCOLI – Tornare nella città che lo ha lanciato nel palcoscenico nazionale della Serie A era rimasto un suo grande desiderio, mai realizzato finora, per i continui impegni di lavoro. Ma ora che ha potuto accettare l’invito della società bianconera, Antonio Dell’Oglio potrà riassaporare l’ambiente che lo ha fatto conoscere al calcio italiano. Con la maglia del Picchio, infatti, Dell’Oglio ha disputato cinque stagioni di A e una di B, con 137 presenze e 4 gol. Ma sabato, in tribuna al ‘Del Duca’, avrà il cuore un pò diviso, avendo chiuso la stagione nella Juve Stabia, prossima avversaria dei bianconeri.

Dell’Oglio, partiamo subito forte: chi vincerà per lei sabato?

“Sono due squadre entrambe rimaste nel mio cuore: non a caso rappresentano l’inizio e la fine della mia carriera. Ma non mi resta che ringraziare l’Ascoli Calcio per quello che mi ha dato. Se sono diventato un calciatore e se sono riuscito a farmi conoscere dalla platea nazionale lo devo per i sei anni stupendi trascorsi sotto le ‘Cento Torri’. Tornando alla gara, credo che i bianconeri abbiano più bisogno di punti e che vorranno a tutti i costi ottenere il punteggio pieno. Sarà una bella partita”.

Conosce bene anche Silva, del quale è stato vice a Brindisi.

“Sì, abbiamo vinto insieme il campionato di serie D. E’ una persona eccezionale, nonché un grande conoscitore di calcio. Auguro a lui tutte le fortune possibili, perché so che ha l’Ascoli nel sangue e sono certo che darà il massimo sforzo per ottenere la salvezza”.

Come mai questo ritorno, il primo da quando ha smesso il bianconero?

“Da quando ho terminato di giocare e ho cominciato ad allenare, non è più capitata l’occasione e, lavorando, non potevo neanche venire nei fine settimana. Tutto è nato dall’aver scoperto su Wikipedia che sono il quinto calciatore dell’Ascoli con più presenze in serie A (119, ndr), così ne ho parlato con il mio amico Marcolini (Marco, segretario generale, ndr) e con lui è nata questa opportunità, dopo che anche su Facebook molti amici me lo avevano chiesto”.

Si spaventerà nel rivedere un ‘Del Duca’ semideserto? Non come ai suoi tempi…

“Da quello che ho visto nei filmati e da ciò che mi raccontano, pare che ci sia una sorta di disinnamoramento dei tifosi verso la squadra, quando in quegli anni lo stadio era un autentico dodicesimo uomo in campo. Ora, però, non ci sono dentro e non posso dire tanto. Ma, nonostante i tempi siano cambiati, oggi come allora il pubblico ascolano deve capire che è molto prezioso, per la squadra, ma anche per l’intera città”.

Chi deciderà la sfida di sabato?

“Da una parte punto sul giovane Sau, ne parlano tutti un gran bene. E’ da temere. Dall’altra, più che un giocatore, ad essere decisivo sarà l’intero gruppo, che farà la differenza come ha fatto già in passato”.

C’è un Dell’Oglio nell’Ascoli di oggi?

“Uno ce n’è, anche se ora è al Siena: senza dubbio, Luigi Giorgi. Lui, come me, ha dato l’anima per questi colori e per salvare la squadra e aiutare i suoi compagni”.

Quanto è cambiato il mondo del calcio in tutti questi anni?

“Rispetto ad allora oggi è tutto diverso: basta guardare ai particolari. Oggi, i ventenni si fanno portare la borsa, quando io a quell’età portavo la mia, quella di Novellino e quella di De Vecchi. Oggi arrivare in serie A è più facile, mentre prima no e davi tutto per raggiungere quell’obiettivo”.

Il suo ricordo più bello?

“Qualche giorno fa ho sentito dire in tv che nel calcio esistono i fortunati e i vincenti: ecco, io, se non sono vincente, sono sicuramente fortunato, per aver vissuto sei anni come quelli di Ascoli. Se dovessi ritrovare un episodio in particolare, però, direi il mio primo gol in serie A a San Siro contro l’Inter (novembre ’87), bellissimo perché da fuori area, e importante perché ci permise di pareggiare 2-2”.

Chiudiamo con un tuffo nel passato: cosa avrebbe detto oggi il Presidente Rozzi dopo il rigore fischiato a Reggio Calabria?

Non saprei descrivere cosa avrebbe potuto combinare contro l’arbitro o il guardalinee che aveva a pochi passi. Aveva un grande impeto, ma tutto quello che faceva lo faceva con il cuore, per il bene di tutti, di noi calciatori, della squadra, ma soprattutto per la città. Il suo grande amore era l’Ascoli Calcio. Porto sempre nel cuore una fotografia dove vengo abbriacciato dal presidente Rozzi. Era straordinario”.


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