ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo da Daniele Primavera, segretario provinciale di Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra in merito alla situazione occupazione della Pfizer, con una lettera scritta all’assessore regionale Antonio Canzian.

Gentilissimo Assessore Canzian,
nei prossimi giorni continueranno, in regione, le procedure per attuare la mobilità a carico di numerosi operai (78 nelle intenzioni dell’azienda) attualmente impiegati presso lo stabilimento Pfizer di Ascoli Piceno.
Sappiamo che Lei, in questi anni, ha manifestato più volte l’intenzione di difendere il patrimonio industriale – e quindi occupazionale – della Provincia di Ascoli, sollecitando azioni politiche a sostegno del lavoro. Le chiediamo quindi di intervenire, con la massima solerzia, per scongiurare questo rischio.

Il caso Pfizer è infatti emblematico. Vede protagonista una multinazionale la cui mediocre gestione, in questi anni, si è distinta per aver collezionato una ben poco invidiabile sfilza di cause perse per aver leso apertamente i diritti dei lavoratori, venendo quindi obbligata a reintegri ed indennizzi a favore delle maestranze ingiustamente allontanate. Quest’azienda è tra quelle nella provincia di Ascoli sicuramente una delle poche, se non l’unica, a non aver risentito affatto della crisi, ma continua ancora oggi ad imperniare la propria strategia sulla progressiva riduzione dei diritti e su un maggiore grado di sfruttamento. Questo è dimostrato dai dati che la stessa azienda ha diffuso, i quali attestano la volontà di ridurre gli operai per macchina da 1,2 a 0,7 pur in presenza di un aumento dei pezzi da produrre superiore al 20%. Non si tratta quindi di una conseguenza dettata da particolari condizioni di mercato, quanto di una scelta deliberata che contrasta non soltanto con le ottime condizioni di salute dell’azienda in generale e dello stabilimento in particolare, ma con la sua stessa storia recente. Eppure nessun fatto esterno, nessuna novità si profila all’orizzonte: le scadenze dei brevetti e l’ordinaria concorrenza non sono certo fatti improvvisi, quanto piuttosto meccanismi previsti e assolutamente gestibili in quella che è la prima multinazionale farmaceutica del mondo. Tanto che siamo addirittura in presenza di un aumento della produzione che giustifica investimenti per più di 20 milioni di euro, sempre restando ai dati aziendali. Insomma: l’azienda è in salute, produce di più, guadagna; ma licenzia. E mentre licenzia, continua a fare un larghissimo uso di contratti interinali per sopperire alle esigenze di produzione.

Guarda caso, inoltre, licenzia tra gli altri molti dei dipendenti reintegrati o indennizzati grazie alle decisioni della magistratura e a quell’articolo 18 oggi sotto attacco, alcuni dei quali presenti da decenni nello stabilimento; persone spesso la cui età e le cui specializzazioni professionali difficilmente consentiranno una facile riconversione, e che rischiano di trovarsi quindi senza un’occupazione e con un futuro incerto in un territorio che, lo sa bene, oggi presenta ben poche possibilità anche per le figure professionali più appetibili.

Aumento della sfruttamento, precarizzazione del personale, e sfida ai diritti dei lavoratori riconosciuti dalla legge e dalla magistratura: questa la spietata e persino controproducente strategia della Pfizer, modello di un capitalismo sempre più rapace e violento.

Noi crediamo che difendere l’interesse del nostro territorio sia impossibile senza difendereon determinazione i 78 dipendenti Pfizer.

E’ per questo quindi che riteniamo il Suo ruolo, gentilissimo assessore, fondamentale per una soluzione di questa triste e dolorosa vicenda. Se la Politica non riesce neppure a tutelare i lavoratori delle aziende sane e prosperose, sarà difficile che sia credibile quando parla di rilancio di questo territorio. Riteniamo quindi che proprio Lei, che detiene una delega apposita per questo obiettivo, si debba fare interprete al più presto di una azione determinata a scongiurare questo rischio, prendendo immediatamente posizione contro una politica industriale di sfruttamento, che non ha alcuna considerazione né per la vita delle persone né per il benessere del territorio che lei è chiamato a rilanciare.


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