ASCOLI PICENO – Con la crisi le donne hanno sempre più difficoltà a denunciare le discriminazioni sui luoghi di lavoro, per il timore di perdere il posto o di compromettere i rapporti. Lo segnalano le Consigliere di Parità della Provincia Paola Petrucci e Paola Casciati (supplente), nel corso di una conferenza stampa di presentazione della Relazione annuale 2011.

Le Consigliere di Parità sono pubblici ufficiali previsti dal Codice delle Pari Opportunità, il cui ruolo è quello di intervenire per salvaguardare il rispetto del principio di non discriminazione tra donne e uomini nel lavoro. Nominate per ogni Provincia e Regione, hanno tra i loro compiti quello di fornire pareri, informazioni, consulenza legale ed assistenza in giudizio in caso di discriminazioni di genere, agendo in sinergia con i sindacati, i centri antiviolenza e le forze dell’ordine.

Dal 2001 al 2011 sono 156 i casi di discriminazione lavorativa sulle donne. Di questi, 14 sono le nuove pratiche aperte nel 2011, di cui 6 afferenti al Centro per l’impiego di Ascoli, 4 a quello di San Benedetto. In 7 casi si è trattato di una discriminazione diretta: queste situazioni sono state risolte tramite un colloquio con le Consigliere che hanno rassicurato le vittime informandole sui loro diritti ed evitando così il contenzioso: “Alla base di una discriminazione c’è spesso l’incapacità di dialogare. A volte è sufficiente per le lavoratrici, affinché il problema si risolva, chiarire la situazione con i propri datori, ventilando la possibilità di ricorrere alle Consigliere di Parità”.

Cinque casi dei 14 sono invece relativi a problematiche legate ai temi della conciliazione o più strettamente legati al tema della maternità: “questo – si legge nella relazione – continua ad essere l’aspetto maggiormente problematico per le donne che lavorano le quali hanno notevoli difficoltà nella gestione della famiglia e trovano poco sostegno dalle strutture pubbliche e dai partner”. Altra problematica tipicamente femminile è la pratica delle dimissioni in bianco: “in questo caso la difficoltà è essere in grado di dimostrarlo”, afferma Petrucci.

Tra i casi di discriminazione ai danni del genere femminile rientrano anche quelli di mobbing, stalking e violenza sessuale. L’episodio più grave registrato nella nostra Provincia è quello, preso in carico nel 2009, relativo al procedimento penale a carico di un imprenditore di Monteprandone accusato di violenza sessuale ai danni di tre dipendenti, che è stato condannato il 3 novembre 2010 a 12 anni di reclusione (a maggio è previsto il ricorso in appello).

Ogni caso preso in carico ha comunque caratteristiche uniche e particolari: “Alcuni casi è stato possibile affrontarli e risolverli con uno o due incontri con la parte interessata, altri hanno richiesto la convocazione delle parti e alcuni si sono protratti nel tempo anche per molti mesi”, si legge nel documento.

“Ora si parla molto di articolo 18 e del diritto al reintegro in caso di discriminazione – spiega Petrucci – ma non si considera il fatto che molto spesso è la stessa lavoratrice a non voler tornare nell’azienda dove avviene la discriminazione”. “Riceviamo quasi solo denunce dal settore pubblico, dove le dipendenti si sentono maggiormente tutelate. Il problema, infatti, è che molte volte le donne hanno paura a denunciare”, continua.

Ma come si arriva alle Consigliere di Parità? “Il passaparola vale di più di una campagna pubblicitaria”, spiega Petrucci.

Per info e contatti consulta il sito internet: http://retedelleconsiglierediparitadellemarche.wordpress.com/


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