ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo da Emidio Mandozzi, capogruppo Pd in Provincia

Se c’è un verbo che il popolo piceno ha oramai imparato a conoscere a menadito, questo è: subìre. Dopo essere stati dimenticati dallo Stato e dal Governo Berlusconi sul discorso infrastrutture (ricordate l’ex ministro Scajola in campagna elettorale?) e accordo Val Vibrata-Vallata del Tronto; dopo essere stati dimenticati dalle Ferrovie dello Stato, praticamente tagliati fuori dalle rotte nazionali di trasporto pubblico su rotaia, con la stazione di San Benedetto oramai derubricata a stazioncina di periferia, molto periferia; dopo essere stati dimenticati dalla Regione Marche sulla sanità picena (anche i governi “amici” qualche volta sbagliano, e quando lo fanno bisogna che qualcuno lo ricordi loro); ora sembra essere la volta di Poste Italiane che, in un delirio “mercatista” (ma tant’è: oggi l’idea del primato del mercato su ogni altra forma sociale è prassi consolidata…) chiude gli uffici periferici (Spinetoli, Piediripa, Sforzacosta, Montecassiano, e prima ancora Monsampolo, Colli del Tronto, Poggio di Bretta) ed accorpa i servizi, con il risultato di danneggiare migliaia di cittadini che nulla possono contro lo strapotere di queste società, che continua a giocare sull’ambiguità (sospende il servizio per lavori, ma di fatto chiude definitivamente gli sportelli…) I cittadini no, ma le istituzioni forse sì.

E’ per questo dunque, che sono a caldeggiare un urgente quanto energico intervento della Regione Marche presso Poste Italiane, così come del resto chiesto anche dal sindacato, a che la società torni sui propri passi. Un appello al Governatore Spacca affinché apra un tavolo regionale con Poste Italiane per capire quali siano le reali intenzioni (anche se oramai lo hanno capito tutti), in un contesto regionale dove a rimetterci saranno territori già svantaggiati, come nel caso dei piccoli Comuni, territori però nevralgici di questa regione.

Non è possibile che dalla sera alla mattina si lasci in braghe di tela una popolazione, spesso anziana e senza mezzi di trasporto autonomi, prendendo a pretesto dei lavori occorrenti per mettere in sicurezza (solo ergonomica per di più, come nel caso dell’ufficio di Spinetoli) delle postazioni di lavoro per sospendere il servizio e chiudere gli uffici. Questo non è possibile in un Paese che si dice democratico. Quando poi il sopruso (perché di questo trattasi) viene da un’azienda che sino a qualche tempo fa era garantita da soldi pubblici, ovvero dei cittadini che oggi la stessa mette alla porta, è un qualcosa che fa veramente male e ferisce tutto un territorio.

Credo che mai come in questo momento sia urgente mettere insieme le forze, siano esse popolari (ed i cittadini di Spinetoli ci sono), politiche ed istituzionali, per cercare di salvare pezzi della nostra società (guarda caso sono sempre i più deboli a rimetterci). Una società che altrimenti rischia la dissolvenza riguardo alla rappresentanza dei propri interessi.

Perché quando si assiste al triste spettacolo di un anziano che deve trovarsi un passaggio in auto per raggiungere l’ufficio postale più vicino (come nel caso degli Spinetolesi che ora devono raggiungere l’ufficio di Pagliare, dove peraltro si debbono sobbarcare ritardi e disservizi), magari per pagare tasse allo Stato, lo Stato e le istituzioni che lo rappresentano a livello locale dovrebbero sentire forte il dovere di difendere la dignità morale dei propri cittadini.

 

Emidio Mandozzi


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