ASCOLI PICENO – Sono solo due le volte a settimana in cui attualmente Salvatore Parolisi, detenuto in carcere con l’accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea, può sentire al telefono la figlia Vittoria. Così ha disposto la corte d’Appello del tribunale dei minori di Napoli, su richiesta della Procura minorile, sospendendo la potestà genitoriale di Parolisi fino alla conclusione del processo in corso e disponendo, fino ad allora, che i familiari del caporalmaggiore potranno vedere la bambina solo una volta alla settimana.

Tra le molteplici e discordanti opinioni degli esperti sul caso in questione, riportiamo quella di Marino Maglietta, estensore del testo base della riforma del 2006 sull’affidamento condiviso dei figli di genitori separati e presidente dell’Associazione Nazionale Crescere Insieme, che a riguardo si è espresso così: “Il processo non ha ancora avuto luogo per cui non si comprende come possa già venire comminata quella che sotto il profilo sostanziale ha il carattere di una pena. In altre parole, tutto avviene come se Parolisi fosse già stato condannato, il che è contrario a tutti i principi del diritto, in forza dei quali si è innocenti fino a quando sia stata pronunciata una sentenza di colpevolezza. E la cosa più grave è che le limitazioni sono state estese a tutto l’ambito parentale paterno, che neppure è vagamente indiziato di reato alcuno. Considerato il dettato del primo comma dell’articolo 155 c.c., la decisione va dunque anche a violare, immotivatamente, il diritto indisponibile della piccola Vittoria a fruire di rapporti significativi con tutto l’ambito parentale. Quale giovamento porterà alla bambina essere tenuta lontana anche dai nonni? Da cosa si pensa di doverla proteggere?”

Indipendentemente dal fatto che Parolisi sia colpevole o innocente, dai ripetuti tradimenti della moglie Melania e dal fatto che la sua lettera strappalacrime alla figlia, rapidamente e volutamente resa pubblica, sia sincera o meno, ci si chiede se tutto ciò sia giusto per la piccola Vittoria, a due anni già orfana della mamma, e se le garanzie di tutela di chi è ancora imputato e non già condannato siano effettivamente rispettate, in una sorta di “processo mediatico – citando il professor Maglietta – il cui esito è già stato pronunciato e in cui la giustizia è sommaria, come le impiccagioni del Far West”.


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