ASCOLI PICENO – Nell’anno in cui la ‘madre’ del settore, la Conad, festeggia i 50 anni di vita, anche Conad Adriatico spegne un traguardo altrettanto virtuoso: 40 anni di presenza e produzione in un territorio che va dalle Marche alla Puglia. E, per farlo, ha scelto la piazza di Ascoli Piceno, dove tra qualche giorno sarà aperto in via Mari il primo punto vendita ‘Conad Adriatico’ presente in città. E così, al teatro ‘Ventidio Basso‘, è andato in scena un convegno dove erano presenti tutti: dal presidente ai dirigenti, fino ai numerosi dipendenti della nota impresa cooperativa.

Dopo un primo saluto ai ‘soci’ dell’Emilia, duramente colpita dal terremoto, ad aprire i lavori i saluti delle autorità pubbliche locali: “E’ simbolico il luogo dove ci troviamo – spiega il sindaco Guido Castelli – e dove andremo per il rinfresco: rappresentano, l’uno, la massima espressione di svago culturale del dopo-lavoro, l’altro (il chiostro di San Francesco, ndr), il luogo dove nel 1458 venne istituito il primo Monte di Pietà italiano. Il lavoro che sta alla base del Conad deve essere di impulso per poter reagire alla crisi con umanità: il loro esempio è costituito dalla prossimità, dal voler bene”. Quindi, il presidente della Provincia Piero Celani: “Benvenuti nel Piceno, terra ospitale e solidale, nonché esempio di come, negli ultimi 40 anni, piccoli negozi o botteghe possano diventare grandi reti di cooperative qual è Conad, dove alle esigenze commerciali si affianca sempre uno spirito solidale“. A salire sul palco, poi, è il presidente di Conad Adriatico, Maurizio Pavone. “La mia carriera costituisce una parabola di quello che si può ottenere lavorando in quest’impresa: da responsabile punto vendita a imprenditore. Celebrare questo anniversario nell’Anno internazionale delle cooperative celebrato dall’Onu è motivo di grande orgoglio. Conad – continua Pavone – vuol dire coniugare produttività e sostegno sociale, puntando sul capitale umano e su una visione etica della politica d’impresa“.

Ma a raccogliere più applausi è stato, come prevedibile, l’intervento dell’ex allenatore del Milan Arrigo Sacchi, invitato per parlare del celebre ‘gioco di squadra‘, suo cavallo di battaglia, e riconducibile alla mentalità cooperativa di Conad Adriatico. “Sono stato poche volte ad Ascoli: nella prima, col Milan perdemmo in Coppa Italia, nella seconda fu cacciato Gullit, la terza da dirigente del Parma. Ma solo oggi ho avuto l’occasione di godermi questa splendida città con un meraviglioso centro storico ricco di storia. E’ la storia che abbiamo alle spalle e che ci deve essere più ottimisti”. Poi, cominciando a parlare di ‘squadra’, spiega: “Il gioco di squadra nel calcio? Parliamo di uno sport individuale o di squadra? Ho sempre pensato che sia il collettivo a migliorare il singolo, non viceversa. Puoi avere i più grandi campioni, ma se non giocano insieme quella squadra non avrà risultati: prendete il Real Madrid del 2005/2006, dove ero direttore tecnico”.

Nel calcio c’è ignoranza – prosegue l’ex ct della Nazionale – : si pensa di risolvere un problema complesso partendo dall’individuo. Ed purtroppo lo pensiamo anche in generale. Forse non abbiamo ancora personalità per uscire da questo egoismo. Noi cerchiamo di passare, invece, sempre attraverso la furbizia. Io, così, nella mia carriera, ho capito che per fare una squadra forte si dovesse partire prima dalla persona poi dal giocatore. E, prima di acquistare un giocatore, mandavo un mio uomo a scoprire come si comportava, perfino cosa mangiava”. Poi, ancora, tra un aneddoto e l’altro: “Nel nostro calcio il risultato è tutto: ricordo che ai mondiali del ’94, quando stavamo perdendo con la Nigeria, tutti i giornalisti avevano già pronto un articolo che poi, dopo la nostra rimonta, stracciarono rifacendolo da capo. Questa è serietà?”. “Tra le mie fortune c’è quella di aver trovato giuste società, con pazienza nei miei confronti: già, perché io ho sempre avuto partenze disastrose, fin da quando cominciai in seconda categoria. Per vincere, servono tre cose: la giusta società, la conoscenza del calcio e i talenti, non per forza campioni, in squadra”.

Infine, Tito Boeri, l’economista, chiamato a dire la sua anche sul territorio Piceno, falcidiato dalla crisi, spiega: “Conad è la manifestazione di come si possa acquisire in efficienza pur rinunciando un poco al controllo dell’impresa. Per combattere questa crisi bisogna ricapitalizzare le imprese e puntare sulle virtù del territorio. Il turismo? Anche. L’obiettivo è di introdurre denaro dall’estero da far circolare nello stato”.

 


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