ASCOLI PICENO – “Riprendiamo il nostro cammino nel continuare a difenderci, e il mio cliente il suo calvario”. Queste le prime dichiarazioni dell’avvocato Vittorio D’Angelo, difensore di A.T., accusato di molestie sessuali ai danni di due minori, in seguito al “No” del Tribunale del Riesame di Ancona alla sua scarcerazione: ”E’ stata disposta un’ordinanza fondamentalmente ridotta, che non mi dice proprio niente – tuona D’Angelo – Il mio convincimento rimane quello di prima e l’ordinanza ha risposto in parte alle mie istanze, senza esaminarle integralmente”.

Secondo quanto dichiarato dalla difesa, alcuni fatti rafforzerebbero le testimonianze iniziali dei due ragazzini coinvolti, “mentre altri ancora, non sono stati per niente presi in considerazione – spiega D’Angelo – come, ad esempio, le testimonianze di altri due ragazzi che dichiarano di aver ricevuto messaggi sui loro profili facebook. In alcuni di questi messaggi il mio assistito scriveva “Ti amo, ma tu mi ami?” I ragazzi coinvolti hanno confermato, in seguito alle dichiarazioni del mio assistito, che quello era un atteggiamento tipico di colui che fa dottrina, e che solitamente usava certe citazioni bibliche senza alcun secondo fine. In sostanza, lui si rivolgeva ai suoi ragazzi allo stesso modo in cui Gesù si rivolgeva ai suoi Apostoli. Nella misura cautelare c’era un lungo discorso che meritava di essere analizzato accuratamente, cosa che il Tribunale non ha fatto.”

L’altra vicenda presa sotto gamba dal Riesame – secondo quanto dichiarato da D’Angelo – riguarderebbe la ritorsione ingiustificata del genitore di un’ altra presunta vittima nei confronti di A.T.: ”il padre di un altro ragazzino racconta agli inquirenti di essere preoccupato per l’amicizia che il figlio aveva con il mio cliente. Non solo è stato accertato successivamente che si trattava di semplice affetto, e null’altro; ma si è scoperto che questa era una vera e propria ritorsione di natura politica, in quanto Il genitore del ragazzino accusò il mio cliente di far politica in Chiesa, durante la dottrina. Cosa assolutamente falsa, visto che abbiamo la smentita ufficiale del Parroco”.

Alla base della decisione dei giudici ci sarebbero le testimonianze di altri due soggetti che all’epoca dei fatti erano minorenni:” Il Tribunale si ferma, invece, su delle presunte violenze subite vent’anni fa, tra il 1988 e il 1991, da altri due ragazzi: I racconti chiamano in causa il mio assistito, sostenendo che egli avrebbe portato in giro i due in una Citroen Xantia, di colore blu. La polizia ha appurato che a quell’epoca quella macchina non ce l’aveva, tant’è vero che abbiamo prodotto i documenti, tramite il PRA, relativi a tutte le macchine acquistate dal mio cliente, nei periodi interessati. Il veicolo in questione risulta acquistato solo nel ’94. Il Tribunale, incredibilmente, sostiene che nulla esclude che avrebbe potuto avere in precedenza un altro veicolo della stessa marca e colore, e che quindi la vicenda non sarebbe stata completamente accertata.”

“Non solo – prosegue D’Angelo – è agli atti che uno dei due testimoni ritorna successivamente in Questura e dichiara che le violenze le aveva subite tra il 1993-1994, guarda caso periodo in cui il mio assistito poteva avere quella macchina, e non più tra il ’90-’91, come precedentemente dichiarato. Questa rettifica sarebbe scaturita dal fatto che il ragazzo ricordava di aver fatto la Cresima proprio in quel periodo. Noi abbiamo prodotto, il giorno dell’udienza, anche la documentazione relativa al Sacramento contratto dal testimone, e risulta che questa Cresima l’aveva certamente fatta, ma nel 1991”.

“La delusione è grande, ma continueremo a sperare. Entro 10 giorni depositeremo il ricorso in Cassazione e entro un mese conosceremo l’esito”.


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