ASCOLI PICENO – Un omaggio al papà Nino, venuto a mancare nell’estate 2011 proprio mentre il figlio Enrico era in scena. “Tutto suo padre” è però anche molto altro. E’ una serie interminabile di racconti, riflessioni, aneddoti e battute sulla società attuale. Tre ore ininterrotte di spettacolo, nelle quali le uniche pause tra uno sketch e l’altro le dettano le canzoni, inedite ed assolutamente dal vivo, da lui interpretate ed accompagnate da tredici elementi dell’orchestra e dal coro di cinque attrici.

Uno showman completo Enrico Brignano, perfetto erede di Gigi Proietti che lo accolse nella sua Accademia di giovani comici. Definirlo comico è tuttavia riduttivo. Brignano è qualcosa in più, grazie soprattutto a quel modo di gesticolare e a quella mimica facciale inconfondibili, unici ed esilaranti. Il tutto condito da una voce viva e modulata, che consegna ai suoi racconti un tocco inconfondibile e non ripetibile.

L’esordio all’Arena Squarcia di Ascoli è tutto per i politici, azzannati con un sorriso sulle labbra che cela a fatica un’avversione alla categoria già mostrata apertamente nella recente avventura televisiva alle Iene. “Cavalco l’antipolitica? No, è che quando dici la verità non gli va giù”. Di sicuro il momento meno esaltante, nel quale l’attore di Dragona – letteralmente di un altro pianeta – torna fra i terrestri e si cimenta nello sport più praticato dagli italiani. La parentesi fortunatamente dura poco.

Ecco allora che la lente finisce dritta sui fan. Calorosi, esigenti e paradossalmente nemmeno troppo informati sulle note biografiche del loro idolo. “Ti riconosco, ti fermano, ma non si ricordano bene dove t’hanno visto. Dai, sei quello che fa i pacchi!”.

Sei tutto tuo padre, mi dice sempre mamma”. Brignano torna quindi al punto di partenza, a Nino: “Era un uomo di poche parole, non amava parlare. Era bravo nei suoni, era onomatopeico. Non l’abbiamo mai capito; intuito sì, ma capito mai. Non riusciva a spiegarsi, soprattutto quando s’arrabbiava”. E s’arrabbiò tantissimo quando il Governo gli rinviò per ben tre volte l’età della tanto agognata pensione: “La prima volta servirono tre edizioni del telegiornali per farglielo capire, la seconda solo una, la terza lo intuì a televisore spento”.

Brignano racconta di sé, delle sue origini, della sua infanzia e dell’adolescenza. Qui scoprì l’onanismo, proprio lui che faceva catechismo (“ero cintura nera”). Don Andrea lo avvisò: “Se ti tocchi diventi cieco. Non solo, ti vengono pure gli occhi storti”. Puntuale dunque il quesito: “Ma Se Dio non avesse voluto farci toccare, ci avrebbe potuto aiutare per non indurci in tentazione: ci avrebbe fatto le braccia più corte, invece no”.

Non è ancora l’apoteosi. Questa arriva poco dopo. Il palco si riempie di sex-toys di ogni genere. Brignano, provocatorio, ma senza la minima volgarità, dà istruzioni per l’uso, li esamina uno ad uno. Il viaggio nel mondo del sesso non si esaurisce. Nel mirino finiscono le linee hot, quelle con  numeri telefonici eterni e con le donne seminude sedute sul divano: “Vanno in onda su quei canali che nell’elenco arrivano dopo TelePadrePio. La mattina si vendono tappeti, poi alle 23 compaiono ‘ste due…”.

E’ l’epilogo, condito da una fenomenale imitazione di Luciano Onder, di Medicina 33: “Tutte le malattie che citava, mio padre confessava di averle avute”. Di nuovo Nino, che si manifesta durante i saluti finali, con una gigantografia alle spalle di Brignano. Tutto suo padre.


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