ASCOLI PICENO – La Cna di Ascoli punta su sei diverse linee di finanziamento per ridare fiato, in questo avvio di autunno, all’economia del Piceno. “La chiusura delle banche nel concedere linee di credito e il loro irrigidimento nel gestire le posizioni già in essere – spiega Gino Sabatini, presidente della Cna di Ascoli e vice presidente della Camera di Commercio – rischiano di dare un vero e proprio colpo di grazia alle nostre imprese. Per questo abbiamo individuato, in queste misure messe a punto dalla Regione, uno strumento che può davvero rappresentare un’ancora di salvezza per molte aziende”.
“L’azione più importante che dovremo fare – aggiunge Francesco Balloni, coordinatore della Cna di Ascoli – riguarderà proprio la consulenza alle aziende e per questo, dopo la breve pausa estiva, riprenderemo un capillare porta a porta con loro. Sei linee di finanziamento importantissime, dicevamo, per alcuni motivi che elenco sinteticamente: si parla, ad esempio, di domotica e di casa intelligente. Questi finanziamenti contribuiranno a un miglioramento della qualità della vita nel nostro territorio (penso agli anziani che vivono soli a casa) e daranno respiro a due settori artigiani fortemente colpiti dalla crisi, cioè le costruzioni e l’impiantistica”.
“Senza contare che con questi interventi di innovazione ambientale e tecnologica, anche le persone anziane avranno maggiori opportunità per restare inseriti nel contesto sociale del territorio, continuando a portare il loro fondamentale contributo di esperienza. Analogo discorso per quanto riguarda le misure sul turismo e sull’artigianato artistico, verrà premiato con un sostegno economico chi ha creduto nel territorio e nelle sue potenzialità turistiche migliorando, malgrado i tempi difficilissimi, capacità e qualità dell’accoglienza”.
Più nel dettaglio dei bandi regionali, Massimo Capriotti, direttore provinciale di Fidimpresa Marche: “Domotica, ad esempio, a parte l’importanza per migliaia di piccole imprese del settore, è doveroso ricordare che il bando regionale è uno dei pochi che prevede sostegno economico a chi fa ricerca in azienda. E questo sarà, da una parte, stimolo a innovare e, dall’altra, argine alla fuga di competenze e cervelli dalle nostre imprese. Altri punti importantissimo riguardano misure di sostegno per cooperative, consorzi e filiere produttive”.
“Tutti interventi che faranno sicuramente sentire il loro peso sull’occupazione nel Piceno – conclude Capriotti -, sia per i giovani, sia per i meno giovani che hanno perso un precedente lavoro. La cosa più importante sarà che le imprese si attrezzino in tempi rapidissimi per accedere alle misure più congeniali alle loro esigenze. I sei bandi in questione andranno in scadenza fra settembre e ottobre e già da ora i consulenti della Cna e di Fidimpresa Marche sono a disposizione per accompagnare gli imprenditori in questo difficile ma fondamentale percorso”.
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In occasione di articoli riguardanti la politica e l’economia, ho avuto modo (secondo le mie limitate nozioni sugli argomenti in questione) non tanto di commentare ma di cercare di far passare un’idea che tutti condividiamo, ma che pochi hanno il coraggio di scriverla e di renderla pubblica, fatta eccezione, ovviamente, della Vs testata giornalistica che, questo coraggio lo ha sempre avuto.
L’idea è quella appunto di far vietare, una volta per tutte, le delocalizzazioni delle ns fabbriche all’estero e di dare impulso alle ns autorità affinchè intervengano in maniera decisiva nei comportamenti di concorrenza sleale attuati sul nostro territorio nazionale dalle aziende Cinesi nei confronti delle imprese Italiane: solo così potrà ripartire la ns economia.
Pensare che la ripresa possa avvenire solo grazie all’innovazione tecnologica, significa non avere la necessaria competenza in fatto di concorrenza tra le imprese e di gestione di un’impresa in senso economico e di strategia dei mercati.
La realtà, per chi non lo sa e/o per chi fa finta di non saperlo, è che le ns innovazioni tecnologiche sono comunque rubate dalla concorrenza straniera in vario modo:
1) Copiano il prodotto innovativo;
2) Acquisisicono l’impresa che produce il prodotto innovativo, la smantellano e portano tutto a casa loro;
3) Sfruttano lo strumento della delocalizzazione delle ns imprese in ragione di una semplice e basilare convenienza economica, la quale, evidenzia che, il costo di produzione in scala industriale, del prodotto innovativo, è assai inferiore nel loro paese che in Italia.
I servizi giornalistici che raccontano di imprese Italiane in ottima salute economica grazie all’innovazione, sono da considerare come “propaganda” e niente più, atteso che tali realtà sono limitate (la crisi economica né è la prova inconfutabile) e comunque, in larga parte, per la loro produzione si avvalgono anche di ditte straniere.
Un pensiero finale per le banche, per le cooperative di garanzia ed altri inutili strumenti.
Da imprenditore non credo più nel nostro sistema bancario che non ha memoria, cosa che noi imprenditori invece dovremo sempre avere, soprattutto quando questa “maledetta” crisi sarà passata.
Diminuizione “REALE” del carico fiscale alle aziende. . . .aggiungerei alle tue giustissime parole. . . .se tutti hanno più liquidità si spenderebbe di più e tutto il resto verrebbe da sè….. ma sembra che tutti hanno paura a dirlo o a farlo…..ormai siamo noi il 3° mondo….