ASCOLI PICENO – C’è chi dice no. E c’è chi dice “così” no: è il caso di Legambiente Ascoli che attraverso il suo presidente Paolo Prezzavento esprime il disaccordo riguardo il progetto di riconversione dell’area ex Sgl Carbon in un polo tecnologico e scientifico, il cosiddetto Ascoli21 per Restart.

“In quest’ultimo periodo – scrive Legambiente in una sua nota – i dirigenti della Restart si stanno dando da fare per riempire di contenuti il Polo Tecnologico, la Restart ha inoltre annunciato una parziale riduzione delle volumetrie previste per Ascoli21 (da 366.000 a 350.000), che però appare ancora ben poca cosa di fronte alla massa enorme di nuovo edificato. In realtà, come abbiamo già detto e scritto in numerose occasioni, la quantità di volumetria prevista va ulteriormente ridotta. Inoltre non si riesce a capire chi, in un periodo di crisi del mercato immobiliare e in una città a crescita zero come Ascoli, comprerebbe tutti questi appartamenti. Riteniamo che la quantità accettabile di nuova volumetria si aggiri intorno ai 150.000 metri cubi, una quantità che era già prevista nel master plan redatto dal Consorzio Ferrara Ricerche. Chiediamo inoltre alla Restart di puntare più decisamente su una proposta a “impatto zero”, basata interamente sulle energie rinnovabili, invece di continuare a proporre impianti di cogenerazione a gas (Turbogas) o altro”.

“Continua Legambiente: Un’altra delle novità delle ultime settimane è stato il “riavvicinamento” tra la Restart e l’Università, in particolare l’Università di Camerino, che aveva sparato a zero sulla prima ipotesi progettuale di Restart. Questo è certamente un fatto positivo, perché l’Università può dare un grosso contributo di idee e di proposte, può aiutare la Restart a riempire di contenuti il Polo Tecnologico e l’intera area, come già si sta facendo con la proposta di insediare nell’area Carbon la Biennale del Design. Però su un punto non siamo d’accordo con l’Università, sul fatto che ci sia bisogno di un nuovo master plan dell’area. In realtà in questi anni di master plan e di studi sulla riconversione dell’area Carbon ne sono stati fatti anche troppi, e tutti sono stati pagati profumatamente”.

E poi una punta polemica contro l’Unicam: “Tra l’altro molti di questi studi non erano altro che un’operazione di copia-e-incolla fatta saccheggiando le pubblicazioni di Legambiente sulla Sgl Carbon e sulla sua riconversione. Per cui non si sente affatto il bisogno di spendere altro denaro pubblico per finanziare l’ennesimo studio di fattibilità, l’ennesimo master plan, che proponga magari soluzioni avveniristiche ma irrealizzabili. E poi è ora smetterla di considerare gli ascolani come una massa di ignoranti da civilizzare, è ora di dire basta a questi incarichi “universitari” che tagliano le gambe ai liberi professionisti. Ormai non si tratta più di studiare l’area, ma di riprogettarla, e per farlo nel migliore dei modi è necessario, lo ripetiamo ormai da qualche anno, un grande Concorso di Idee di Architettura di livello nazionale e internazionale, finanziato dalla Fondazione Carisap, basato su un bando ben preciso che indichi la quantità massima di edificato consentito“.

“Si tratta del futuro di Ascoli, forse dell’ultima opportunità che ha questa città per recuperare il suo ruolo di capoluogo che in questi anni si è andato perdendo. Non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione. Stavolta non ci possiamo permettere di ripetere gli errori del passato, i disastri prodotti dalla nostra classe politica, che sulla questione Carbon non ha ma della bonifica e della riconversione indicata da Legambiente Ascoli Piceno già nel lontano 1996″ conclude la nota.


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