ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo una nota del presidente della Provincia di Ascoli Piero Celani in merito alla decisione del Consiglio delle Autonomie Regionali delle Marche di riproporre un riassetto regionale con quattro province, in luogo di quello a tre province (Ascoli capoluogo con Fermo e Macerata oltre Ancona e Pesaro) precedentemente proposto.

Con la decisione del Cal di proporre un riassesto a quattro Province, anche questa volta, si è persa un’occasione importante per l’intero territorio regionale di dimostrare la capacità di ripartire con uno slancio nuovo prendendo spunto da una legge di riforma che poteva ridisegnare tutta la nostra geografia marchigiana. Quindi anche rimodulare i rapporti tra i vari territori, tanto più per una realtà come il Piceno, già penalizzata da un divisione traumatica che, al di là degli aspetti poidenzia una visione ristretta del problema che non ha colto l’opportunità storica di costruire un Ente che, contenendo realtà e situazioni economiche diverse (come il Maceratese ricco di storia e aziende, il Fermano con il polo calzaturiero e il Piceno con il suo settore agroalimentare e manifatturiero), avrebbe una valenza e un peso specifico di rilievo non solo a livello di regione Marche, ma anche nei rapporti con l’esterno. Forse qualcuno si è spaventato?

Non capisco che cosa abbia indotto Pesaro ed Ancona a prendere un atteggiamento di questo tipo all’interno del Comitato delle Autonomie Locali. Mi viene allora il dubbio che, ancora una volta, dietro il paravento di “salvare” Macerata (che comunque non si salverà mai con questa legge dello Stato) ci sia il timore di creare un territorio potenzialmente in grado di alterare gli equilibri politici e di forza regionali.

Si è voluto far trionfare di nuovo il campanile, gli interessi di parte, facendo mancare a politici ed amministratori la possibilità di fare uno scatto in avanti, di pensare secondo logiche di più ampio respiro. Tutto ciò mi appare ancora più incomprensibile, in un momento in cui, a livello nazionale, si pensa addirittura alla creazione di macroregioni unendo magari Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio insieme e qui si sta ancora a ragionare sui piccoli centri.

Francamente non mi sembra questo un pensiero lungimirante e mi meraviglia come Ancona e Pesaro abbiano ancora una volta voluto “puntare il dito” contro questo territorio conquistando tutto al più qualche locandina e copertina di giornale, ma senza nessuna possibilità di incidere veramente sui parametri definiti dalla normativa nazionale. E ciò è avvalorato dal fatto che i loro rappresentanti non hanno voluto nemmeno discutere l’ipotesi di due sole Province: una al nord con Ancona e Pesaro insieme e l’altra del Piceno a sud, quasi avessi proposto un’eresia, quando le Marche sono costituite da un milione e mezzo di abitanti. Oltretutto, non mi sembra che quando Ascoli è stata divisa da Fermo ci sia stata da parte di Pesaro e Ancona la stessa levata di scudi che si registra oggi per Macerata, ergendosi paladini contro la legge di riordino.

Qualche esponente politico locale ha invocato sulla stampa la ricerca di alleati dalla parte di Ascoli. Ebbene, nonostante tutta la disponibilità a trovare sinergie e condivisione con gli altri attori del tavolo regionale, ciò non è stato possibile. Che avremmo dovuto fare allearci con Rieti o Teramo che non stanno nelle Marche? La verità è che nella “partita di calcio” tra Macerata ed Ascoli-Fermo, la nostra squadra non ha avuto la sua tifoseria, mentre Macerata aveva i suoi supporters, o meglio gli arbitri si sono schierati.


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