ASCOLI PICENO – Di seguito l’intervento del preside dell’Itgc “Umberto I°” di Ascoli Piceno, Arturo Verna, in merito al dipinto di Aldo Castelli, raffigurante Mussolini, che lo stesso preside ha deciso di rimuovere lunedì 15 ottobre, già scritto sotto forma di commento dallo stesso Verna in risposta ad un comunicato della “Rete degli Studenti Medi” (clicca qui per leggere).

Le mie ragioni.
L’iniziativa di ricollocazione nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “Umberto I” il giorno 12 ottobre 2012 del dipinto di Aldo Castelli obbediva ad una duplice finalità storico-culturale: 1) restituire gratuitamente alla città di Ascoli Piceno un’opera d’arte, ché opera d’arte è il dipinto di Castelli, comunque lo si giudichi sul piano politico; 2) ripensare in termini critici la storia degli Istituti Tecnici e Professionali.

Per quanto riguarda il punto 1) l’opera consta di due tele che il pittore aveva dipinto in modo che combaciassero, una di proprietà della Provincia l’altra (la parte superiore raffigurante Mussolini in posa e abiti da imperatore romano) di proprietà di un privato disponibile a cederla in comodato gratuito solo alla scuola perché l’intero quadro fosse ricollocato nell’Aula Magna in cui si trovava dal 1939 e dove è rimasto sembra fino agli anni Sessanta (1975, afferma il capogruppo del Pd in Provincia Emidio Mandozzi, ndr).

Con ciò solo la ricollocazione dell’opera nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” poteva consentirne la restituzione integrale alla città e ai suoi studenti!

Per quanto riguarda il punto 2) premesso che la scuola rispetto alle altre (musei, pinacoteche, ecc.) è la struttura più idonea a contenere simboli perché la lettura storico/critica degli insegnanti ne media il significato e li priva di ogni forza propagandistica, per cui simboli, affermazioni, scritte o quadri dai contenuti più o meno discutibili a scuola ce ne possono essere e ce ne saranno sempre, il dipinto di Aldo Castelli, considerato nella sua interezza, non è una raffigurazione di Mussolini ma una esaltazione degli Istituti Tecnici cioè della loro equiparazione ai Licei e agli Istituti Magistrali che il regime fascista compie in una fase in cui (siamo appunto nel 1939, l’anno della “Carta della scuola” di Bottai) tenta il definitivo affossamento della Riforma Gentile cercando di portare a compimento il progetto già iniziato nel 1931 con la realizzazione degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali. Orbene, come da me più volte già indicato, questo tentativo evidenzia aspetti discutibili perché gli Istituti Tecnici e gli Istituti Professionali, che la riforma Bottai equipara ai Licei e all’Istituto Magistrale, sono pensati nella prospettiva di una scuola totalitaria, una scuola che forma non uomini ma ingranaggi di un sistema, ossia uomini abituati non a pensare ma a eseguire.

La ricollocazione del quadro di Aldo Castelli nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” non obbediva, quindi, a intenti celebrativi o apologetici di Mussolini o del fascismo ma costituiva una occasione per ripensare la storia degli Istituti Tecnici con le sue luci e le sue tante ombre, un’occasione che, come ogni altra opera d’arte, il dipinto di Aldo Castelli può pienamente fornire solo se ricollocato nell’edificio in cui all’epoca della sua produzione erano dislocati gli Istituti Tecnici. E nel modo suindicato e con intento puramente storico il dipinto doveva essere presentato agli studenti dell’Umberto I dai loro insegnanti (cosa che già io, come preside, avevo cominciato a fare il 12 ottobre 2012 in sede di presentazione) e alle scolaresche delle altre scuole che, accompagnate dai loro insegnanti, si sarebbero recate nell’Aula Magna dell’UMBERTO I (cosa già avvenuta nella giornata del 13 ottobre con una classe quinta del Liceo Linguistico di Ascoli Piceno che ha visitato l’Aula Magna accompagnata dal suo docente di storia dell’arte).

Orbene, dalle reazioni che si sono succedute (per esempio, le dichiarazioni in Conferenza stampa di alcune forze politiche nella mattinata del 13 ottobre e quelle dei “Giovani democratici” che tramite Internet hanno minacciato un “sit in” di fronte all’Umberto I previsto per il 19 ottobre) mi sono reso conto che le due finalità storico/culturali che avevano spinto la scuola a restituire alla città e ai suoi studenti un’opera d’arte non sono state comprese da una parte della città stessa, per cui, avendo assunto l’iniziativa agli occhi di molti valenza ideologica, ho tranquillamente e in tutta serenità ritenuto di dover recedere dalla stessa e, per evitare disordini che potevano verificarsi tra gli studenti e strumentalizzazioni da parte anche di organizzazioni politiche diverse da quelle che hanno già strumentalizzato l’operazione, per senso di responsabilità legato alle mie mansioni di Dirigente Scolastico ho disposto che fin dalla mattinata di oggi lunedì 15 ottobre 2012 il dipinto non si trovi più nell’Aula Magna dell’I.T.C.G. “UMBERTO I” ma sia restituito ai proprietari per la parte di loro spettanza.

Mi dispiace solo per la città che, venendo privata dell’opera di Aldo Castelli, subisce ancora una volta le conseguenze negative dell’insipienza della sua classe politica che riesce a far perdere agli studenti anche un patrimonio faticosamente (e gratuitamente) rimesso a loro disposizione! Una classe politica che per altro dovrebbe ispirare le sue affermazioni e i suoi comportamenti ai principi della Resistenza e della Repubblica, dai quali discende la libertà di insegnamento, per cui la scuola deve poter essere inclusiva di ogni contenuto non perché tutto sia parimenti accettabile ma perché l’insegnante ne saggia la consistenza e la validità sul piano storico e culturale e in questo modo, favorendo il libero e aperto confronto tra differenti posizioni culturali, fornisce all’alunno gli strumenti per formarsi autonomamente, cioè per divenire quello che consapevolmente vuole.

Vittoria del buon senso è stata definita la decisione di togliere il dipinto dall’Aula Magna: del buon senso sì, ma di quelli di chi, non obbedendo a una logica strumentale, ha preferito il male minore, garantire l’incolumità dei suoi studenti. In questo senso non darò la mia adesione né il mio appoggio a manifestazioni né a favore né contrarie alla mia decisione.


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