ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo da Antonio Canzian, assessore regionale delle Marche e consigliere comunale di Ascoli Piceno.

Sono giorni che il professor Verna (preside dell’Itcg Umberto I°, ndr), riferendosi alle forze politiche cittadine e alle associazioni che si sono espresse contro l’esposizione del dipinto raffigurante Mussolini nell’aula magna dell’istituto Umberto I°, parla di “insipienza della classe politica ascolana”. Non so se lo afferma solo in veste di dirigente scolastico o anche perché condizionato dal fatto di essere esponente della destra di Colli del Tronto di cui è consigliere comunale.

Nel primo caso è assolutamente inopportuno poiché mette in discussione il suo ruolo, nel secondo sarebbe più comprensibile! Detto questo, non credo sfugga a nessuno, neanche al professor Verna, che il nodo della questione non è la rilevanza artistica dell’opera, ancorché attestata dalla Sovrintendenza, ma l’opportunità di esporla in una scuola della Repubblica italiana, nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo.

Forse si ignora che questo è l’ultimo di una serie di iniziative cittadine che vanno tutte nella stessa direzione: procedere subdolamente nel processo di revisione storica che non mira ad unificare l’Italia, ma a rivalutare e riconsiderare un periodo storico nefasto per il nostro Paese. Questa è una città dove si sono attesi dodici anni prima di apporre la dicitura “medaglia d’oro al valore militare per attività partigiana” sul logo del Comune, dove l’attuale amministrazione comunale promuove iniziative di chiara impostazione revisionistica come “l’Altra Italia”, dove Casapound allestisce la mostra fotografica “Ascoli città fascista” visitata, peraltro, da autorevoli esponenti istituzionali locali.

In questo contesto chi afferma: “Bisognava coinvolgere la famiglia dell’autore”, oppure “è un’opera che, guardata dalla giusta distanza, non dà risalto alla figura di Mussolini”, o, ancora, chi si appella ai princìpi costituzionali quali “la libertà di insegnamento”, non fa altro che girare intorno al vero nocciolo della questione: Mussolini non fa paura in quanto tale, perché è stato già giudicato dalla storia.

Fanno paura coloro che subdolamente alimentano una cultura in cui definirsi “fascista” non è più vergognoso come dovrebbe essere; dove nessuno di quelli che oggi parlano in difesa di questa iniziativa, siano essi esponenti politici o della cultura, si è mai recato il 3 ottobre sul sacrario di San Marco dove furono trucidati trentasette partigiani ascolani dai nazifascisti.

Professor Verna, affermare come lei ha fatto: “Non è un ritratto di Mussolini, ma di un’allegoria del Duce … il ritratto non è specificatamente suo, ma del fascismo” non fa altro che confermare tutto ciò. Insegnare è certamente compito difficile e delicato. Ma c’è bisogno che le persone di cultura, di quella cultura laica, aperta e sensibile, si impegnino a trovare la verità storica, senza ipocrisia e tornaconti politici.

Pertanto, insipienti non sono coloro che contestano la sua scelta, ma chi, subdolamente, non ha ritenuto di confrontarsi e di ascoltare una comunità, pensando di imporre una iniziativa che, nel contesto che ho descritto, non poteva non suscitare critiche aspre e, per quanto mi riguarda, ampiamente giustificate.


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