ASCOLI PICENO – “Quando un generale scrive le sue memorie, si rischia che il risultato sia l’autobiografia di un rimbambito. Per evitare ciò, ho voluto raccontare la specificità del mio metodo investigativo, dedicando così un tributo ai carabinieri che hanno lavorato con me, rischiando la vita tutti i giorni, e a cui lo Stato non ha mai conferito un ringraziamento reale”: il generale Mori, classe 1939, ha fatto tappa ad Ascoli Piceno per parlare del suo libro autobiografico. Edito da Mondadori e scritto con Giovanni Fasanella, editorialista di Panorama ed esperto di terrorismo e strategismo, “Ad alto rischio” svela il metodo investigativo ideato da Mori e Dalla Chiesa durante gli anni di piombo.

Mori ha presentato il libro al Caffè Meletti, all’incontro organizzato da Nuovi Circoli Italia.

“Tra terroristi e mafiosi, quelli più difficili da scovare erano i primi. Era gente che credeva veramente in ciò che faceva, quindi era molto attenta non a lasciare tracce”- ricorda il generale – “Ma con Dalla Chiesa non ci demmo per vinti e ideammo dal nulla un metodo investigativo, che in codice chiamavamo O.C.P., ossia Osservazione, Controllo, Pedinamento”. Grazie a questo sistema, rischioso perché l’obiettivo poteva sfuggire da un momento all’altro, Mori mise a segno molti successi, tra cui la cattura di Barbara Balzerani e Remo Pancelli, quella del boss mafioso Toto Riina, una volta trasferito alla direzione del ROS.

La cattura di Riina gli valse però, insieme a Sergio De Caprio, l’accusa di favoreggiamento nei confronti di “Cosa Nostra”, dalla quale furono assolti con formula piena il 20 febbraio 2006. Sull’accusa mossa dal Pm Ingroia e sul processo seguente Mori dice che “si tratta di una vicenda personale”e afferma di aver lavorato sempre con dedizione, senso del dovere nei confronti dello Stato, applicando il suo metodo che gli consentiva di ottenere “Non la gallina oggi e l’uovo domani, ma tutto il pollaio quanto prima”.

Alla domanda se nelle Marche possa mai sorgere una realtà mafiosa, il generale risponde che in linea di massima si tratta di una regione rimasta al di fuori delle mire di organizzazioni criminali così organizzate, ma anche se la mafia è in grave declino, la cultura criminale che  c’è alla base può penetrare in qualsiasi posto, se le esigenze del mercato lo richiedono.

 


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