ASCOLI PICENO – Negli ultimi mesi e in particolare nelle ultime settimane la questione relativa alla cessione delle quote della Carisap a Banca Intesa per formare la cosiddetta “superbanca” è stata oggetto di numerose critiche, giunte dall’area del Partito Democratico (ma anche dall’Udc). Quelle recenti sono dell’onorevole Luciano Agostini, ma ne abbiamo raccolte diverse e variegate anche dall’avvocato ascolano Micaela Girardi, anch’essa tesserata con il Pd.
Il presidente della Fondazione Carisap Vincenzo Marini Marini difende la scelta (e le scelte). Necessarie, forse, a garantire solidità in un mondo bancario e finanziario alle prese con la fortissima crisi di questi anni. Per altro come ribadito lo scorso 11 settembre, durante la presentazione dell’operazione alla stampa.
La questione non è di semplice comprensione. Tecnicalità, complessità, rendono non facilissima la traduzione giornalistica al cittadino medio. Per questo motivo, cercheremo di evitare che il lettore percepisca soltanto la “baruffa” e non riesca ad entrare con coscienza nelle questioni effettive in ballo.
La domanda di fondo dovrebbe essere questa: Ascoli e il Piceno perdono “sovranità” bancaria da questa operazione, come lamentato da Agostini e Girardi, oppure la “superbanca” garantisce alla banca ascolana una rafforzata solidità impossibile da mantenere nel lungo periodo nelle condizioni precedenti?
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Semplicemente non se ne può far a meno. Il pesce grande mangia il pesce piccolo.
Dite all’ On. Agostini (gia’ in campagna elettorale), che la sovranita’ bancaria Ascoli non l’ha piu’ da anni. Oggi si sancisce solamente una razionalizzazione di alcuni centri di costo ed una piu’ efficente organizzazione logistica (filiali) e di marchio (non aveva senso che IntesaSanpaolo avesse due banche sullo stesso territorio).
Se poi la sua polemica e’ rivolta alla Fondazione, tenga ben separata la Banca, i suoi dipendenti, i suoi clienti e tutto cio’ che la CARISAP ancora fa in termini di credito e di gestione dei clienti.
La sovranità sulla banca locale (Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno) l’abbiamo persa quando parecchi anni fa si decise di vendere il pacchetto di maggioranza. Non so se si fece bene o male, non me ne intendo. Ma comunque da quell’anno in poi il territorio non ha avuto più il controllo della Carisap che per il 65% era in mano ad Intesa San Paolo e solo per il 35% alla Fondazione Carisap.
Quindi Intesa San Paolo poteva fare la fusione di Carisap con Banca dell’Adriatico anche senza sentire il territorio… A sto punto era meglio sedersi al tavolo delle trattative e cercare di strappare più vantaggi possibili.
La Fondazione dice che da questa operazione il territorio ne guadagnerà perchè nascerà una banca più grande, con la direzione generale ad Ascoli. Inoltre dice che con i 70 milioni ricavati dalla cessione del 35% di Carisap la Fondazione prenderà quote di Intesa San Paolo in modo da far sedere Ascoli nei tavoli che contano.
Sarà così, non sarà così? Non lo so, si vedrà. Non so se era meglio preservare la nostra piccola banchetta in un mondo bancario sempre più complesso e dominato ormai dalle grandi fusioni. Saremmo stati risucchiati? Oppure è questa operazione che ha permesso a Intesa San Paolo di cibarsi di noi? In ogni caso ora non avremmo potuto fare nulla perchè, come detto sopra, da anni non avevamo più il controllo di Carisap. Insomma i dubbi sono molti e non capisco come tante persone, politici in primis, possano avere così tante certezze. Quindi diffido da queste persone che forse stanno solo combattendo una guerra dai risvolti politici a noi ignoti. Da almeno un anno una parte del PD non fa altro che attaccare la Fondazione…. e per me questo è sospetto. Quindi non mi fido di loro. Come non mi fido delle certezze di Marini Marini. Mi fido di lui, è una persona capace e che sicuramente ha fatto quello che per lui era il meglio. Ma personalmente non mi sento così sicuro… Mi tengo quindi i miei dubbi e incrocio le dita, per il bene del territorio.
Eh già…..”quello che PER LUI era il meglio”!!!! Perfetta fotografia del personaggio in questione!
Abbiamo una banca …. mmmh!
ma le banche sono più tali?
AVEVAMO una banca!
Grazie, Dr. Franco Spalvieri (vendita del 66 % nel 1998)!!!!!!
Grazie, Dr. Vincenzo Marini Marini (vendita del 34 % nel 2012) !!!!!
Egregio Sig. Ponti, non vedo quale sia il problema….non abbiamo più una banca, certo, ma abbiamo una Fondazione con un bilancio da Oscar! Capperi! Credo che i cittadini piceni da adesso in poi potranno girare per le strade del mondo inorgogliti e sollevati….dimenticando i gravissimi problemi del quotidiano. Un bilancio da Oscar!!!!!! Si rende conto?????
I gravissimi problemi del quotidiano sono da imputare solo ai politici, non alla Fondazione.
Se si legge bene si noterà che non ho mai affermato che i problemi del quotidiano siano da attribuire alla fondazione (tra l’altro il mio rilievo ironico riguardava tutt’altro oggetto).
Comunque, se i cittadini piceni (oltre che imprese, commercianti, istituzioni ed enti territoriali) avessero ancora una Banca a controllo locale e se la fondazione impiegasse in modo sensato e veramente utile le proprie cospicue erogazioni al territorio, sicuramente i problemi del quotidiano potrebbero essere alleviati.
Se i cittadini piceni (oltrechè le imprese, i commercianti, istituzioni) avessero una classe dirigente e politica fatta di persone competenti, avremo sicuramente problemi alleviati
Gli enti pubblici li ho volutamente omessi perchè sono fonte di spreco, poltronismo infestante, ed inutilità totale ed essendo loro stessi fonte di problemi andrebbero aboliti.
@pippopippo130
Eh già, e nel novero della classe dirigente locale sicuramente rientrano anche i vertici della fondazione Carisap.
Non è solo responsabilità dei nostri (pessimi, e che non ho alcuna voglia di difendere) politici se il nostro territorio soffre di enormi problematiche. A loro spetta la parte preponderante di responsabilità (anche dei cittadini che li hanno eletti però) ma le altre organizzazioni socio-economiche del territorio non sono certo esenti, specie quando fanno cose sbagliate o inutili non per incompetenza ma per un deliberato calcolo finalizzato alla auto-conservazione.
Gli enti territoriali/pubblici possono sicuramente essere ridotti, razionalizzati e profondamente ripensati ma abolirli semplicemente mi pare assurdo ed irrealizzabile. Ci sono delle funzioni pubbliche che sono non sopprimibili. A livello locale, regioni e provincie potrebbero sicuramente essere eliminate (previa riforma costituzionale) con grande giovamento della macchina amministrativa e dei conti pubblici ma i Comuni (che si possono ridurre ed accorpare) non è possibile toglierli di mezzo: strade, rifiuti, anagrafe, servizi sociali, edifici scolastici, illuminazione pubblica, cimiteri, traffico e viabilità …..e la lista potrebbe continuare…….
Certamente che i Comuni non possono essere tolti di mezzo.
Però se venissero amministrati con con un’ottica diversa sarebbe sicuramente meglio. Licenziare immediatamente tutti i dipendenti che non lavorano, o si assentano (e quì già ci sarebbe uno ricambio generazionale). Assunzioni non clientelari, lavori pubblici effettuati non solo per calcolo elettorale, trasparenza dei conti con rendiconti chiari e trasparenti, smettere con lancio di soldi per eventi e manifestazioni che non servono assolutamente a nulla se non a dare “contentini” a questo e a quello. Cioè, se venissero amministrati come una cosa “privata” (che poi il pubblico è il privato di ogni cittadino) sarebbe meglio.
La Fondazione si occupa (bene o male? Dipende dai punti di vista, ed in assoluto c’è sempre qualcuno che non sarà mai soddisfatto) del cosidetto “terzo settore”, cioè non del Privato, non del Pubblico, ma (brevemente) producono reddito da riversare (senza clientelismi) sul territorio per la valorizzazione del territorio e delle fasce più deboli.
Purtroppo ci sono scelte che sono necessarie dal cambio dei tempi, dall’evolversi delle situazioni, e ci devono essere persone capaci di prendere decisioni. Anche impopolari ma, probabilmente, necessarie.
Delle volte, purtroppo, è necessario fare calcoli autoconservativi. Li facciamo tutti!! (…o quasi…Se li facessero anche i politici sarebbe meglio)
Per chiarezza, gli ENTI che devono essere aboliti sono tutti quegli ENTI che sono fonte di poltronismo come i vari Consorzi, Comunità Montane, ecc…ecc….
Correggo il concetto di autoconservazione:
I politici fanno autoconservazione solo ed esclusivamente sulle loro poltrone. Dovrebbero farla, invece, sulla “cosa” su cui sono chiamati ad amministrare. Con i soldi nostri.
Prendo atto della rettifica, che ho visto solo adesso (cioè dopo il commento lungo che ho postato sotto) e concordo con Lei.
Premetto che parlando di quali enti pubblici vadano soppressi rischiamo di andare fuori tema. Allora, un rapido cenno.
Concordo sul fatto di dover amministrare i Comuni, e tutti gli altri enti pubblici davvero necessari, in modo efficiente ed efficace, tuttavia l’equazione “privato = buono” riferito alle pubbliche istituzioni non la condivido proprio: nel “privato” si persegue il profitto e l’interesse personale, non il bene della collettività. Sicuramente dal privato si possono trarre degli spunti organizzativi e gestionali utili ma la filosofia di fondo è radicalmente diversa. Non riesco a capire, poi, l’equazione “pubblico = privato di ogni cittadino”.
Ma veniamo al vero tema dell’articolo che commentiamo.
Lei dice che l’operato della fondaz. Carisap può essere giudicato bene o male a seconda dei punti di vista. Il ragionamento non fa una piega a patto che i punti di vista siano espressi con onestà intellettuale, basandosi su dati concreti e su analisi oggettive della realtà e dei fatti, altrimenti non si tratta di opinioni ma di pregiudizi (sia in negativo che in positivo).
Sul cosiddetto “terzo settore” il discorso sarebbe lunghissimo e non è questa la sede. Basti dire che sotto tale egida si raccolgono realtà ed organizzazioni molto diverse tra loro quanto a principi, mission, criteri di governance e di funzionamento, trasparenza, quindi il discorso andrebbe necessariamente segmentato.
La fondaz.ne Carisap deriva da una banca di diritto pubblico (la Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno) cioè una banca pubblica, della collettività, controllata dallo Stato attraverso il Governo (segnatamente, l’allora Ministero del Tesoro) che ne nominava anche i vertici. Ora si ritrova a gestire un ingente patrimonio derivante da quasi due secoli di attività bancaria pubblica. Si tratta di soldi (davvero tanti per il Piceno) della collettività che sono finiti – a causa della legge Amato – nella disponibilità di soggetti, gli attuali vertici della fondaz., che non sono stati nominati da istituzioni pubbliche (espressione della collettività) ma in base ad opachi meccanismi auto referenziali che si basano sul principio di cooptazione: quanto di più anti-democratico si possa immaginare.
Allora, quando i vertici della fondaz. si accingono a decisioni epocali per il territorio (quale la vendita della Carisap Banca, l’acquisto di svariati appartamenti nell’Eurosky Tower di Roma, l’impiego di ben 20 mnl di Euro per la pazzesca grande Opera a Grottammare) non possono dire che queste vanno bene perché loro sono bravissimi a quindi dobbiamo stare tutti tranquilli e dobbiamo pure risparmiare le energie usate per le critiche che per loro sono tanto fastidiose. Ci mancherebbe altro! I cittadini (ed anche i loro rappresentanti, cioè i politici, siano essi di destra, sinistra, centro, sopra, sotto, rossi, neri, viola, gialli….) devono poter intervenire per passare al vaglio queste scelte, specie in tempo di crisi quando le ingenti risorse della fondaz. potrebbero essere utilizzate per impieghi ben più utili.
Non riesco a capire a quali “scelte necessarie” Lei si voglia riferire. Forse alla vendita delle azioni della Banca . Chi ha stabilito che tali scelte siano necessarie ed in base a cosa? Inoltre le scelte “impopolari” le possono prendere soggetti che hanno ricevuto un investitura popolare non di certo personaggi che sono l’espressione di ristrette consorterie.
Quanto all’autoconservazione, non credo che sia un fenomeno positivo, anzi è uno dei principali disastri della società italiana. La prego di non includermi nel novero degli auto-conservativi (sono persuaso che in molti la pensino così). Per autoconservazione intendo i comportamenti delle figure apicali pubbliche (o di rilevanza pubblica) che mirano soltanto a conservare la propria funzione, a farla durare il più a lungo possibile, a consolidare il proprio potere, a creare sacche clientelari di consenso, anche se ciò comporta conseguenze negative delle organizzazioni che essi guidano e entro le quali operano. Un fenomeno che pervade la società italiana e che purtroppo interessa non solo Istituzioni pubbliche ma anche imprese, associazioni, sindacati, fondazioni di origine bancaria comprese.
Aggiungo solo che in base al principio di autoconservazione, ci ritroviamo un Parlamento pieno di membri al quarto o quinto mandato (Andreotti, De Mita, Pisanu docent)! Secondo Lei è positivo fare “calcoli auto conservativi” in politica? Invece, a mio avviso, ciò è una vera e propria catastrofe.
Enti pubblici da abolire: fa bene a precisare, perché tra gli ENTI PUBBLICI sic et simpliciter definiti c’è l’universo mondo.
Con l’equazione Pubblico = Privato intendevo proprio lo spirito di gestione della cosa pubblica. Ma, come dice giustamente, non andiamo fuori tema.
Posso anche condividere il Suo punto di vista, che però dà risalto ad una mia “convinta convinzione” e cioè: non ci sono Politici (siano essi rossi, neri, gialli o viola) capaci di Governare. Perchè è vero che la Fondazione gestisce un capitale della comununità, ed è vero che lo gestisce secondo quello che loro reputano giusto e necessario (condivisibile o no), ma è anche vero, mi creda, che non ricevono, come dice anche Lei, nessun imput dai politici. Sono finiti, giustamente, gli interventi a “pioggia” della passata “gestione” della Fondazione. Oggi si ragiona in modo diverso perchè sono cambiati i tempi. E’ un bene? E’ un male? Secondo me è un dato di fatto, a cui bisogna adeguarsi. Comunque, per me, non è un caso se la Fondazione di Ascoli riceve continui meriti e riconoscimenti in ambito nazionale.
Non riesco a comprendere in quale modo le mie opinioni la portino a concludere che non ci sono politici capaci di governare. La sua mi sembra un’affermazione eccessiva: la politica ed i politici (intesi in senso etimologico) sono elementi fondamentali della democrazia, sono i circuiti entro i quali trova espressione la volontà popolare, anche se in giro abbiamo personaggi poco edificanti. E poi è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio. I politici per avere potere e per incidere sulla realtà debbono essere eletti dalla collettività ed al loro controllo sono sottoposti: quale sarebbe un’alternativa migliore al meccanismo democratico? La ns. democrazia presenta sicuramente svariati problemi ma ciò non rappresenta una ragione sufficiente per metterla da parte poiché apriremmo il campo a pericolosissime derive demagogiche ed autoritarie.
Mi rendo conto che le ristrette consorterie di provincia che ne esprimono le classe dirigente, come per es. i vertici della fondaz. Carisap, sono allergiche ai meccanismi democratici sottesi alla politica ed alla partecipazione popolare ma tale caratteristica avvalora ancora di più la loro connotazione di comitati di affari, totalmente autoreferenziali, che dietro al paravento di nobili ed alte motivazioni non perseguono altro che i propri particolari interessi, il consolidamento del proprio potere e la propria autoconservazione (intendiamoci, di loro singole persone non delle organizzazioni nelle quali operano)
Lei da per scontato che i vertici della fondaz. Carisap gestiscano “un capitale della comunita” “secondo quello che loro reputano giusto e necessario”. A mio avviso tale circostanza, e cioè che la fondazione gestisca soldi di derivazione pubblica in modo totalmente autonomo, senza doverne rendere conto a nessuno, senza correre alcun rischio, non è per niente un dato scontato ed acquisito. Anzi, secondo me, ciò rappresenta una enorme contraddizione ed una inaccettabile anomalia, consentita da una normativa assurda. Per quale motivo la comunità non dovrebbe avere voce in capitolo circa la gestione del patrimonio della fondazione, visto che si tratta di soldi di derivazione pubblica?
So bene che la fondazione è impermeabile ad influenze politiche ma siamo sicuri che ciò sia positivo? Personalmente, identifico la politica (pur con tutti i suoi difetti e tutte le sue storture e degenerazioni) con le dinamiche dialettiche che animano la democrazia. I politici, quando ricoprono incarichi istituzionali, sono i rappresentanti eletti dalla collettività. Perché la politica ed i politici non dovrebbero avere voce in capitolo circa la gestione di un patrimonio della collettività quale è quello della fondazione? Non ne vedo i motivi.
A dire il vero, ritengo che sia deleterio che la politica non possa dire la sua dentro la stanza dei bottoni della fondazione. Chi sono i vertici della fondazione? Perché sono li? In base a quali criteri sono stati scelti? Quali scopi si prefiggono? Chi controlla il loro operato? Tutte queste domande naufragano in un mare di opacità.
Secondo Lei – e noto un certo infervoramento nell’apologia dell’attuale gestione che lei svolge – sono finiti gli interventi “a pioggia”. Che significa?
Al di là di interventi “a pioggia”, “a grandine” o “a tsunami” la realtà è una: passata e presente gestione hanno su di loro una gigantesca responsabilità, anzi, colpa, che essa sola azzera tutte le erogazioni o le megalomani iniziative di cui ora non si perde occasione per gloriarsi: HANNO VENDUTO LA CARISAP BANCA senza spiegare il vero motivo alla comunità (rimane tutt’ora oscuro)!!! Non avere più una banca del territorio che nel territorio ha i suoi livelli decisionali ultimi è stato una catastrofe per il Piceno e nel prossimo futuro lo sarà ancora di più (si pensi soltanto alle filiali che chiuderanno ed ai posti di lavoro che saranno eliminati).
Lei afferma che “oggi si ragiona in modo diverso perché sono cambiati i tempi”. Ma che significa? Diverso da cosa? Come sono cambiati i tempi? Sono forse passati di moda il principio democratico, di partecipazione popolare, di trasparenza, di verità? Ma per favore!!!!!
Quali sarebbero poi i meriti che la fondazione vedrebbe riconosciuti in campo nazionale? Spero che Lei non voglia riferirsi all’Oscar di Bilancio della Ferpi! A parte che ancora non è stato vinto (la fondaz. è finalista), ma comunque si tratta di un’associazione finanziata dalle stesse organizzazioni, imprese e banche che vengono premiate (della serie “se la suonano e se la cantano”). Pensi che anche la fondazione Monte Paschi di Siena, l’anno prima del disastro, ha ricevuto l’oscar di bilancio. Un premio, indubbiamente, di grande autorevolezza e prestigio, non c’è che dire!
Quali sono gli altri “continui meriti e riconoscimenti” di cui Lei parla?
Ho l’impressione che il Suo intervento sia animato da un pregiudizio (positivo) nei confronti della fondazione che rende lo stesso – come sopra accennato – una vera e propria apologia.
Il suo commento è talmente lungo che diventa “illeggibile” se non per il diretto interessato (pippopippo130) alla sua risposta. Se vuole (perché lo fa da anonimo, seppur legittimamente, non lo capisco!) che anche altri lettori usufruiscano di più delle sue considerazioni e del suo pensiero, sia più conciso. Grazie.
…Ehm…Ehm… Veramente è un pò lungo anche per me….
Egregio Direttore,
ha perfettamente ragione. Chiedo scusa a Lei ed ai lettori. Ho esagerato.
Quanto all’anonimato, mi pare che la maggior parte dei lettori che intervengono lo fanno tramite nickname. Quindi, se si rispetta il prossimo e si è educati, francamente non vedo quale sia il problema nel rimanere anonimi. Penso che siano rilevanti le idee che si esprimono su questo sito e non l’identità anagrafica di chi lo fa.
Grazie per i consigli e per la possibilità di esprimerci che ci da.