ASCOLI PICENO – Eppur si muove. Poco, ma si muove. A distanza di circa tre mesi dall’inizio dal nostro approfondimento sulle discariche abusive a cielo aperto, che si trovano in alcune aree della zona industriale di Ascoli Piceno, finalmente 2 siti sono stati bonificati: tra il 18 ed il 19 luglio scorso, infatti, è stata risanata l’area che si trova in fondo a via della Palude, una strada secondaria della zona industriale di Campolungo. Rimossa, invece, tra il 23 ed il 25 ottobre scorso,  la discarica di via della Semina, l’arteria perpendicolare a via del Commercio, che collega la zona industriale con la Bonifica. 4.900 e 12.300 euro, sono i rispettivi costi, sostenuti dalla Piceno Consind, per il risanamento di entrambi i siti.

“Abbiamo bonificato 2 siti”, afferma Luigi Merli, presidente della Piceno Consind. “Per il terzo – riferendosi alla discarica abusiva di via del Grano, che ancora giace di fronte agli ingressi di uno dei capannoni della Ocma spa, in zona Campolungo – abbiamo inviato una lettera al Comune di Ascoli Piceno”.

Il contenuto della comunicazione ufficiale, spedita dal Consind all’indirizzo del comune di Ascoli, in sostanza, è mirato a sollevare un cavillo non di poco conto, secondo cui “non è chiaro il motivo per cui – dice Merli – la Consind debba continuare ad accollarsi le spese di bonifica, quando è Palazzo Arengo a riscuotere la Tarsu. Gli utenti dell’area Consind, infatti, pagano regolarmente la tassa sui rifiuti al comune di Ascoli Piceno, con le stesse proporzioni, in termini di tariffa per metro quadro, applicate a tutti gli altri contribuenti ascolani. Nel costo è compreso, tra le altre voci, anche lo smaltimento dei rifiuti e lo spazzamento delle strade. E’ proprio per questo che sarebbe giusto fornire gli stessi servizi anche a coloro che hanno gli insediamenti lungo le strade della zona industriale”.

In realtà le arterie su cui sono insediati i vari opifici, sono di proprietà della Piceno Consind, ma, secondo Merli,“ di fatto, si tratta di strade pubbliche, anche se di proprietà della Consind, perché a queste può accedere chiunque, per questo chiederemo che tutti facciano la loro parte. Non sono il detentore di una verità assoluta, anche perché credo sia lecito esprimere un giudizio personale, o un dubbio,  sulla questione. Fino ad ora la cosa non è mai stata evidenziata, procedendo, per così dire, alla buona. Però, a questo punto, credo che sia arrivato il momento di capire una volta per tutte, come stanno realmente le cose. Non voglio fare polemica, chiude il Presidente del Consorzio Industriale, e la mia lettera ha soltanto un valore di garanzia per tutelare gli interessi degli utenti e del consorzio stesso”.

E’ bene ricordare, però, che di discariche abusive da bonificare ce ne sono ancora altre: il sito di via del Grano, in zona Campolungo, fronte Ocma spa, che nel luglio scorso andò in fiamme, seminando il panico tra la comunità non solo per i possibili danni dell’incendio, ma soprattutto perché la combustione generò una coltre di fumo nero, dal forte odore acre, provocato dai tanti pneumatici presenti tra i rifiuti. Poi c’è  la discarica abusiva di via della Filatura, l’arteria perpendicolare a via del Commercio, il cui sito giace indisturbato proprio di fronte alla sede della Motorizzazione Civile.

C’è, inoltre, il sito non autorizzato di via del Forno, una piccola traversa di via della Palude che conduce in uno spiazzale dove sono presenti vari opifici. Per quella, però, “la situazione si complica, aggiunge ancora Merli, perché tra gli altri rifiuti presenti, ci sono quelli sversati illegalmente dall’autodemolizione. Su quell’area, posta da tempo sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, non possiamo intervenire noi, ma la Procura, perché in quel caso c’è un colpevole”.

Senza contare, infine, un altro paio di siti minori ancora in fase embrionale, sparsi tra le arterie isolate che intersecano all’asse principale della zona industriale. Ma per risolvere del tutto il problema, bisognerà aspettare che si faccia chiarezza su quella che pare essere un’anomalia burocratica, tutta italiana, in termini di “oneri ed onori”.  “La legge, spiega il Direttore Tecnico della Piceno Consind, Gianfranco Piccinini, prevede che sia il proprietario della strada a smaltire i rifiuti accumulati. Ma questa è un’anomalia, perché gli utenti Consind pagano la Tarsu al comune di Ascoli. Stiamo prendendo contatti con esso per cercare di far luce su questo scenario burocratico, davvero poco chiaro. Tempo fa abbiamo anche cercato di trasferire la proprietà delle strade annesse alla zona Consind, al comune di Ascoli, ed in questo momento stiamo seriamente riconsiderando la cosa”.

I siti non autorizzati contenevano anche  calcinacci, sanitari, mattonelle e pezzi di asfalto rimossi da carreggiate stradali, come nel caso di via del Grano. E’ chiaro che, in uno scenario del genere, al campionario dell’inciviltà, contribuiscono anche delle aziende che, approfittando di zone isolate e del calar del buio, preferiscono sversare illegalmente, anziché utilizzare quelli che sono gli impianti autorizzati.

“A questo proposito, conclude l’ingegnere, abbiamo scritto una lettera anche al Prefetto, chiedendo che le forze dell’ordine preposte al controllo, in qualche modo, possano vigliare sistematicamente sui siti a rischio”.


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