CASTEL DI LAMA  – Finalmente, una svolta decisiva nella tormentata vicenda del caso della discarica di Relluce, che per oltre un decennio ha provocato forti disagi alla comunità, a causa dei suoi cattivi odori, e non solo. Dieci giorni fa, infatti, la Provincia ha emesso un provvedimento di sospensione del sito di compostaggio di Relluce, gestito dalla municipalizzata Ascoli Servizi Comunali, per sei mesi. “La questione è risultata essere più grave del previsto”, commenta Patrizia Rossini, sindaco di Castel di Lama. “Pensavamo fosse inquinata solo l’aria, ma ci sbagliavamo. Il fatto che sia stato contaminato anche il torrente Chifente, vuol dire che le nostre preoccupazioni erano più che fondate”.

L’inchiesta. Qualcosa cominciò già a muoversi nel primo semestre del 2011, quando la municipalizzata Ascoli Servizi Comunali eseguì delle analisi relative ai campionamenti delle acque sotterranee. Successivamente, il rapporto venne trasmesso all’Arpam, che convalidò in pieno l’anomalia relativa al continuo sforamento delle CSC (Concentrazione delle Soglie di Contaminazione). Le analisi facevano riferimento al triennio 2009-2011, fino a tutto gennaio 2012, e Il continuo sforamento si riferiva a composti, quali, nitriti, ferro, manganese e solfati.

I superamenti tabellari relativi ai solfati, con prelievi effettuati sia a monte che a valle del sito, erano probabilmente dovuti ad eventi meteorici, con l’acqua piovana che si era infiltrata nel corpo della discarica, provocando così una produzione abbondante di percolato, non sufficientemente drenato ed allontanato dalle vasche stesse.

Una scorretta sistemazione dei rifiuti, e del trattamento del percolato, era l’ipotesi più accreditata. “L’invito” dell’Arpam fu, così, chiaro: “Considerati i valori anomali non normati, riscontrati nei monitoraggi e legati all’attività della discarica, si ritiene necessario rivedere il piano di sorveglianza e controllo, ed il piano di emergenza”.

Cominciava, quindi, a delinearsi uno scenario a dir poco allarmante, soprattutto in seguito ad approfondite ispezioni da parte del personale del Nucleo Operativo Speciale Ambiente, della Polizia Provinciale di Ascoli. Nei sopralluoghi del 21, 22 e 23 marzo 2012, vennero, infatti, prelevati alcuni campioni di rifiuti liquidi, successivamente analizzati dall’Arpam. E il risultato fu che le irregolarità della gestione dei rifiuti in discarica, oltre che del percolato, provocarono la contaminazione delle acque del Fosso delle Metà e, dunque, del Torrente Chifente che attraversa Castel di Lama.

Tra le altre anomalie, vennero rilevate, inoltre, numerose pozze di percolato (anche sul corpo della diverse vasche della discarica).  Ma il rapporto della Polizia Provinciale, forniva anche la spiegazione per quei cattivi odori sprigionati dalla discarica: questi erano, infatti, provocati perché i rifiuti accumulati non venivano regolarmente rinterrati o coperti.

Ma non è tutto. Da un’approfondita analisi del progetto dell’impianto, venne, infine, alla luce anche una paratia (una sorta di tramezzo) di un metro e quaranta di lunghezza, realizzata nei pressi della quinta vasca, che non compariva affatto nel progetto regolarmente approvato. Il quadro era ormai chiaro, e la questione finì bruscamente sul tavolo dell’Ufficio di Servizio Tutela Ambientale della Provincia.

Il 30 maggio del 2012 venne emesso un provvedimento di diffida a carico della società Ascoli Servizi Comunali, che obbligava la municipalizzata a provvedere velocemente alla completa regolarizzazione delle anomalie riscontrate. E dieci giorni fa l’impianto di  compostaggio è stato chiuso per sei mesi, nell’attesa che il tutto riprenda a funzionare nel totale rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.


Copyright © 2024 Riviera Oggi, riproduzione riservata.