ASCOLI PICENO – Si è svolto questa mattina, 18 febbraio, davanti al giudice del Tribunale di Ascoli Piceno, Marco Bartoli, l’udienza relativa al processo per la morte di Olsi Feracaku, 22 anni, di nazionalità albanese, ucciso durante conflitto a fuoco con i Carabinieri, l’8 maggio del 2009.

Il tragico episodio avvenne a Sant’Angelo di Castignano. Era l’alba dell’8 maggio, quando il centralino del 112 venne allertato da una segnalazione relativa ad un furto commesso in un’abitazione della zona. Una pattuglia dei Carabinieri si mosse subito,  e venne allestito un posto di blocco sulla statale castignanese 73 per cercare di sbarrare la strada ad un veicolo, con a bordo 4 uomini di nazionalità albanese, ritenuti essere gli autori del furto avvenuto poco prima. La gang, però, finita nel mirino dei militari anche per altri colpi messi a segno nei giorni precedenti in altre zone della vallata,  durante la fuga, speronò l’auto dei due militari. Nell’impatto rimase ferito lievemente il brigadiere capo pattuglia.

Ne seguì un conflitto a fuoco, in cui perse la vita Olsi Feracaku, 22 anni, che era alla guida del veicolo. Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile di Ascoli, sarebbero stati esplosi cinque colpi dalle pistole di ordinanza dei due Carabinieri. Successivamente al tragico episodio, si susseguirono varie tappe processuali, caratterizzate da perizie e sopralluoghi tecnici per stabilire l’esatta dinamica dei fatti. Sotto accusa per omicidio colposo, il capo pattuglia che intervenne quella notte.

Contrariamente a quanto richiesto dal Pm, Umberto Monti, che avanzò l’ipotesi di convertire il reato ad omicidio volontario con dolo, nel gennaio del  2011, il Gup del Tribunale di Ascoli, Rita De Angelis, prosciolse il Militare accusato di aver sparato Feracaku, uccidendolo, perché il “fatto non costituì reato”, in quanto ritenuto legittimo l’utilizzo delle armi.

“Al Pm, Umberto Monti, questa decisione non piacque – spiega Carlo Grilli, difensore, insieme al collega Vittorio D’Angelo, del Carabiniere sotto accusa –  ricorrendo in Cassazione ed ottenendo, così, l’annullamento dell’istanza del Gup”.

“Siamo ancora in corso di dibattimento di primo grado – continua – ed il Tribuanle ha, oggi, accolto la richiesta di rinnovare la perizia balistica, volta ad accertare da quale delle armi, in dotazione ai due militari, fu esploso il colpo che uccise Feracaku, quella notte”. Non è ancora chiaro, dunque, quale dei due Militari dell’Arma colpì mortalmente il giovane albanese.

“C’è già una perizia balistica – continua – ,effettuata dal gabinetto della Polizia Scientifica di Ancona, secondo cui il proiettile fuoriuscì dalla pistola di ordinanza in dotazione al mio assistito; risultato che, però, creò non poche perplessità. In realtà fu solo una consulenza di parte, e per questo, insieme al mio collega, Vittorio D’Angelo, abbiamo richiesto una perizia super – partes. Il 18 marzo prossimo verrà, quindi, affidato l’incarico ad un perito che comincerà a lavorare per avere un quadro, finalmente, chiaro”.


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