ROMA – Nilde Iotti e Irene Pivetti l’hanno preceduta. Ora tocca a Laura Boldrini, nata a Macerata 52 anni fa e jesina d’adozione, ricoprire la terza carica dello Stato. I numeri sembrano esserci tutti a partire da quello legale: candidata  presentata in corner Pd (eletta tra le fila del Sel), Boldrin è stata eletta con 327 voti, ottenendo la maggioranza assoluta dei consensi. 108 voti sono andati al candidato M5S Roberto Fico, da ieri strenuamente sostenuto dai suoi colleghi.

Giornalista, ma soprattutto ex portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) per l’Europa Meridionale, e cittadina onoraria di Lampedusa, Boldrini porta con sé un’esperienza ventennale nel campo della gestione delle crisi internazionali e dei flussi migratori provenienti da zone calde come Ex- Jugoslavia, Pakistan, Angola, Afghaninstan, Iraq, Iran, Sudan e Caucaso. Contraria alle politiche di respingimento dei migranti, in campagna elettorale ha sostenuto più volte la necessità di una legge modificativa del cosiddetto “pacchetto di sicurezza” e di una legge che istituisca la cittadinanza per i migranti.

Ho vissuto tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi, in Italia e in molte periferie del mondo, esperienza che metto al servizio di questa Camera che deve essere luogo di cittadinanza di chi ha più bisogno”- inizia così il suo discorso di insediamento, la neo presidentessa della Camera, che ha poi rivolto un saluto pieno di stima al Presidente della Repubblica Napolitano e uno anche al suo predecessore Fini. Non ha poi dimenticato di fare riferimento ad Aldo Moro e alla strage di via Fani, consumatasi il 16 marzo di 35 anni fa.

“Questa aula dovrà dare ascolto alla sofferenza sociale di una intera generazione” – ha affermato Boldrini tra gli applausi dell’aula, che le ha tributato anche una standing ovation, ripetutasi quando ha fatto riferimento al problema della violenza sulle donne, e la commozione di Nichi Vendola.

Una figura quindi che sembra sarà in grado di garantire un alto profilo istituzionale, che tanti si aspettano di ritrovare in questa XVII Legislatura, tanto che non dimentica di auspicare un necessario ritorno alla “buona politica”, individuandone la “Casa” nella Camera.

 

 


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