ASCOLI PICENO – Dopo 171 anni, si ammainano le insegne della “Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno”. Dalla prossima settimana, gli ascolani troveranno una nuova denominazione a presidiare le filiali.
A partire da lunedì 15 aprile tutte le 75 filiali della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno faranno parte della nuova realtà creditizia Banca dell’Adriatico, nata dalla fusione per incorporazione di Banca dell’Adriatico in Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno.
Aprile è un mese nel dna di questo istituto di credito. Il 25 aprile del 1842 Papa Gregorio XVI autorizzò l’istituzione della Cassa di Risparmio di Ascoli e ne approvò il regolamento-statuto, analogo a tutti quelli delle altre Casse dei domini pontifici.
Centocinque i soci fondatori (tra cui sei donne) che si impegnarono a versare ciascuno un’azione da dieci scudi romani, ad eccezione di mons. Gregorio Zelli Jacobuzzi, vescovo di Ascoli, che acquistò due azioni. Da allora la Cassa di Risparmio di Ascoli è cresciuta con il territorio che ha sempre guardato ad essa come ad un importante punto di riferimento.
Per un secolo e mezzo la Cassa di Risparmio ha accompagnato la vita e la crescita sociale ed imprenditoriale di cittadini di ogni ceto sociale. Ad essa si sono rivolti artigiani ed impiegati, contadini e piccoli industriali, operai e commercianti.
Insieme a questo Istituto di Credito il territorio ha segnato una crescita costante basata essenzialmente su piccole e medie imprese, integrate in sistemi produttivi locali. Un modello di crescita equilibrato che, è stato scritto, ha permesso di conciliare sviluppo economico, coesione sociale e qualità della vita.
Poi con la globalizzazione, la banca locale, che fino ad allora aveva caratterizzato l’ambiente economico, ha dovuto cedere il passo alla penetrazione dei grandi gruppi. Per l’ascolana Cassa di Risparmio si apre un nuovo capitolo.
“L’ennesima sfida in un contesto sociale ed economico molto particolare – ha affermato il sindaco Guido Castelli – Di strada, certo, ne ha fatta tanta. Da quei primi settecento libretti aperti nei primi tre anni di attività ai depositi gestiti oggi. Alla “nuova” banca e ai suoi amministratori, il mio più cordiale augurio di buon lavoro e l’auspicio che continui ad essere vicina al tessuto economico ascolano e piceno, alle famiglie e alle imprese, come la storia ci insegna. Non entro quindi nel merito di come si svilupperà questo nuovo rapporto ma seguiremo con attenzione gli sviluppi futuri. Il processo di globalizzazione e di modernizzazione non poteva certo fare sconti ad Ascoli e il suo territorio ma questa particolare fase recessiva pone interrogativi, specie in relazione al sistema creditizio, che si potranno sciogliere solo nel prossimo futuro. Intanto, ricordandoci che si vive anche di sentimento, un saluto alla vecchia insegna, alla Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno da parte del sindaco della città”.
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..”….ha dovuto cedere il passo alla penetrazione dei grandi gruppi.” Hanno VOLUTO non DOVUTO. Molto bella la chiosa di Castelli, utile ed illuminante.
Sono d’accordo. Hanno voluto, non dovuto. Però le responsabilità vanno ricercate a fine anni 90 quando fu ceduto il pacchetto di maggioranza di Carisap. Ora non c’era nulla da fare.
…Hanno VOLUTO…. per non morire?
Non so se tale operazione sarà positiva o meno per i dipendenti, per le imprese, per le famiglie e per il ns. territorio nel suo complesso, Vedremo. Se questa operazione può portare benefici alle persone all’interno ed all’esterno della banca, ben venga, ma non ne sono affatto convinto. Solo una circostanza mi pare innegabile: i veri motivi della fusione non sono stati spiegati, anzi, sono solo stati enunciati, in proposito, fumosi e generici principi di carattere organizzativo che celano, in realtà, soltanto il fine di abbattere i costi per la holding capogruppo, tutto qua! Il dato abbastanza triste è che qualcuno vorrebbe far apparire questa operazione come un “successo” personale di cui vantarsi. Speriamo che la città capisca…..così come tutto il territorio piceno.