ASCOLI PICENO – Modifiche peggiorative apportate alla normativa in materia di sicurezza sul lavoro. Questo lamentano le 3 organizzazioni sindacali analizzando il controverso decreto del “Fare”, varato dal Governo Letta nella seconda metà di giugno. In particolare la nota trasmessa al presidente Gianmario Spacca fa riferimento alle riforme del decreto legislativo n. 81/2008 sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

“Pur comprendendo e condividendo la necessità di una semplificazione delle norme su questa materia le parti sociali (n.d.r.) ritengono che esse non possono essere peggiorative per i lavoratori e le loro tutele. Evidenziamo come il Governo si sia rifiutato di confrontarsi prevalentemente con le Parti Sociali e soprattutto con le organizzazioni sindacali su questa importante materia. – Una reazione decisamente piccata a cui si aggiunge una sollecitazione per la Regione- Riteniamo pertanto fondamentale l’azione che la Regione Marche può svolgere nell’ambito della Conferenza delle Regioni che sarà chiamata a valutare il decreto in argomento.”

Che cosa modifica questo decreto omnibus in materia di sicurezza sul lavoro? In concreto opera una semplificazione a vantaggio dei datori di lavoro del settore edile. La prima critica mossa dalle organizzazioni sindacali riguarda l’abolizione del documento unico di valutazione dei rischi interferenti (DUVRI), sul punto le organizzazioni sindacali affermano con convinzione: “Diciamo no all’eliminazione di fatto delle Procedure Standardizzate appena entrate in vigore (e frutto del lavoro congiunto fra le parti sociali, le istituzioni, l’Inail e le Regioni), per le piccole imprese definite “a basso rischio” (seppur da individuare mediante Decreto ministeriale). Tale disposizione farebbe fare un passo indietro al nostro Paese nel comparto delle pmi, oltre a dover registrare la sanzione dell’Europa proprio su questo punto.

Un altro chiaro no, le 3 organizzazioni sindacali, lo esprimono riguardo alla “sostanziale semplificazione del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) e del Piano Operativo di Sicurezza (POS). In un settore a così alto rischio puntare ad eliminare informazioni comunque necessarie alla miglior conoscenza dei rischi e delle interferenze presenti nel cantiere è quanto mai contrario a garantire la maggior tutela.

Ancora si lamenta il rischio di reali limitazioni all’accertamento di irregolarità e quindi il diffondersi di condizioni di illecito, che segue all’eliminazione delle dovute comunicazioni da parte del datore di lavoro in caso di: superamento dei limiti di esposizione per gli agenti chimici pericolosi, eventi imprevedibili di esposizione ad agenti cancerogeni e misure adottate per ridurre le conseguenze, notifica preliminare prima dell’inizio dei lavori di rimozione o di materiali contenenti amianto, dispersione nell’ambiente di agneti biologici pericolosi e misure adottate per ridurre le conseguenze.

Il lavoro è ora in mano alle commissioni parlamentari, coinvolte nei lavori del testo, impegnate nella conclusione dell’iter legislativo dell’atto il cui termine di validità, nella forma del decreto legge, scadrebbe il 21 agosto. Le organizzazioni sindacali, che lanciano il grido d’allarme alla Regione e al Governo nazionale, dovrebbero però tenere conto che la situazione delle pmi nel nostro Paese è drammatica. Per questo Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha chiesto all’inizio del mese un’applicazione rapida del decreto e del pacchetto lavoro.

La stessa Susanna Camusso , leader della Cgil, e il suo predecessore nonché attuale “traghettatore” del Pd, Guglielmo Epifani, si sono espressi positivamente sul decreto n. 69. Del resto da qualche parte bisognerà pur cominciare nel settore del lavoro e le pmi hanno bisogno di ossigeno, che passa attraverso l’eliminazione di legacci burocratici ormai troppo stretti.


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