ASCOLI PICENO – Oggi 30 settembre è stata una giornata storica per l’Ascoli Calcio. Dopo diciotto anni finisce l’era di Roberto Benigni, presidente e poi Amministratore Unico, e comincia quella di Guido Manocchio, marito di sua figlia Sabrina, commercialista e da tempo dietro le quinte in Corso Vittorio Emanuele sul versante contabile-amministrativo. Sarà uno dei tre attuali membri del nuovo consiglio d’amministrazione, insieme a Domenico ‘Nico’ Stallone, che collaborerà nel rapporto con tifosi e nell’aspetto tecnico, e la new entry, il commercialista Alessandro Tentoni di Pescara ma originario di Santa Vittoria in Matenano. Oggi, nella conferenza stampa, era presente anche il ds Angelo Fabiani (foto).

E’ un momento delicato – esordisce Manocchio – e, come negli anni passati, la società mi ha chiamato per cercare di dare una mano. E’ un progetto che mi stimola, stimola tutti noi che siamo qui per il bene dell’Ascoli“. Una situazione che non occorre ricordare: corso Vittorio ha perso in immagine e trasparenza, specie negli ultimi anni, dovuti ai noti problemi economici e finanziari che hanno incrinato rapporti, dapprima con tifosi, quindi con il comune ascolano, infine con le tante realtà economiche locali, divenute creditrici insoddisfatte.

Presentando gli altri due membri del cda, dice: “Alessandro Tentoni è un commercialista di un importante studio di livello nazionale, segue l’Ascoli da sempre e ci darà una mano per coinvolgere società che ci aiuteranno sul piano degli sponsor, della pubblicità e per l’azionarato, oltre che su quello amministrativo. Di Nico, invece, che dire oltre che ha un pedigree bianconero… Sarà nell’area tecnica, ci aiuterà nelle trattative con le istituzioni e nei rapporti sociali. E’ anche ‘alle dipendenze’ della tifoseria, oltre che del ds. Da lui cia spettiamo tante cose“.

Il nuovo presidente sembra avere le idee chiare: “La nostra missione principale è ricreare serenità attorno all’Ascoli Calcio, partendo dal rapporto con le istituzioni. Incontreremo sindaco e assessori competenti per dirimere ogni situazione, oramai annosa, di credito e debito. Da oggi cercheremo di risolvere problemi, non più di crearli. Con la volontà e con l’aiuto di chi vuole bene alla nostra storia si può fare tutto“. Rompere, dunque, con la gestione appena terminata, partendo dalla trasparenza e dal legame col territorio. “Percorreremo tutte le strade per non stare in guerra con nessuno. Questa società è un valore aggiunto per la città e tutti, compresi i giornalisti, devono capire che l’Ascoli è un bene di Ascoli. Per questo – spiega – vogliamo ricreare una società aperta a tutti, non chiuderemo le porte. Siamo a disposizione degli ascolani. Già stamattina abbiamo deciso di riattivare gli abbonamenti e credo che saranno disponibili già per la prossima gara in casa. Abbiamo bisogno della tifoseria“. Questi i prezzi: 500 euro per la tribuna gialla, 300 per la rossa, 140 per i distinti est (“Ma speriamo di risolvere i problemi ai tornelli per aprire gli altri settori“) e 100 euro per la curva. Da definire i ridotti, ma nei prossimi giorni se ne saprà di più.

Ancora sulla mission della nuova gestione: “Vogliamo riportare le famiglie allo stadio. E tornare a fare quello di prima: giocatori nelle scuole negli ospedali. Noi amministratori, noi dirigenti dovremo essere al servizio della città e di chi ama questi colori. Chiunque abbia un’iniziativa noi la prenderemo in esame e cercheremo di attuarla“. Tornado sui tifosi, sempre Manocchio dice: “Io lo sono per primo. Negli anni scorsi si è creato un muro di gomma con la tifoseria? Sì, per colpa della dirigenza, ma da oggi non sarà più cosi. Vorremmo fare una riunione con loro perché lo stadio senza tifosi e senza la curva sud non ha motivo di esistere. Ci sarà un confronto continuo“. Poi svela: “Con l’Aquila è stato imbarazzante seguire tre minuti di radiocronaca per i famosi diritti. Oggi, data la scadenza dei termini, non ci sono più i famosi seimila euro, ma basterà una piccola offerta per le emittenti locali per trasmettere l’intera gara. Speriamo che le radio possano garantire questo servizio a chi non può andare allo stadio“.

Si parla poi della difficilissima situazione patrimoniale dell’Ascoli: “Tra le priorità, ovviamente, c’è quella di sistemare i vari crediti e debiti pendenti. Tra quest’ultimi, ovviamente spicca il gestore della sede del ritiro di questi anni. Per questo faremo un piano di rientro e ci metteremo a tavolino con tutti, compreso il Comune“. Sulle banche e sulle richieste milionarie: “Ci aggrediscono in un momento particolare, ma ad oggi non abbiamo ricevuto nessun atto“. Ecco, allora, le prime mosse: “Convocheremo subito, entro venti giorni, una nuova assemblea dei soci, sia per approvare il bliancio chiuso il 30 giugno scorso, sia per aumentare il capitale sociale, da 1.025.000 euro a 5.000.000. Come? In parte anche con la risoluzione della questione debitoria di circa due milioni con l’Azzurra Free Time, dato che nella gestione del ‘Città di Ascoli’ vanta dei crediti con la società. Gli amici Romanucci e Palatroni (soci insieme a Manocchio dell’Azzurra, ndr) dovrebbero convenire in questa apertura. Conviene ad entrambi arrivare ad una sorta di fusione: a loro, che se in passato si reggevano con la pubblicità e in questa categoria non possono più farlo, e all’Ascoli che non può restare senza un centro sportivo. Sarebbe una guerra tra poveri“. Manocchio ha poi anticipato che all’interno della stessa Azzurra Free Time ci sarà un livellamento delle partecipazioni tra lui, Romanucci e Palatroni: tutti avranno un terzo delle quote.

Ancora il nuovo presidente sulla richiesta di aiuti rivolta a tutti: “Non potremmo fare niente senza l’intervento di chi ci vuole bene: dalla gente allo stadio alla stampa, passando per il comune e il notaio Cappelli, che ci aiuterà a ricucire il rapporto con lo stesso anche grazie all’ingegner Maurizio Ramazzotti. Siamo tornati indietro nel tempo: è come ripartire dopo la morte di Costantino Rozzi. Nelle stesse condizioni. Chiediamo a tutti quelli che potranno aiutarci di farlo. Ad oggi siamo solo con tre azionisti in assemblea: è una vergogna per una società di calcio. Una volta erano diciotto – continua -, con duecentoventicinque azionisti come con Rozzi. Vogliamo anche un azionarato popolare, basta con un padre padrone“. E aggiunge: “Gradirei che nelle assemblee ci siano tutti, anche un rappresentante dei tifosi o della stampa. Cosa dobbiamo nascondere? I debiti che abbiamo? Cn le banche con l’erario o i tesserati? I crediti e le cause in corso con chi scappò di notte? Ripeto, siamo al servizio della città. Siamo una società, non di lucro, ma a scopo mutualistico. Non prenderemo, perciò, alcuno stipendio“.

Un cambio totale di mentalità, dunque: “Io sono genero di Benigni, ma ho la mia testa e il mio modo di fare. Una carica onoraria? Non abbiamo avuto ancora il tempo neanche di pensarci“. L’ex presidente, tuttavia, rimane ancora per poco l’azionista di maggioranza: “Per ora detiene il maggior numero di quote, ma con l’aumento di capitale avrà solo il venti per cento. Ma dobbiamo dire centomila volte grazie a Costantino Rozzi e Roberto Benigni che hanno dato più di quanto ricavato nelle loro presidenze. E Benigni, visto che le firme in questi diciotto anni le ha messe sempre lui, continuerà a dare ancora molto in termini finanziari: tutti i crediti sono stati garantiti da lui, pensare che ora subisce le angherie degli istituti di credito“.

Ma Manocchio apre anche al sindaco: “Potremmo essere una public company e nel nostro cda potrà entrare anche il primo cittadino“. Resta il fatto che ora la testa è incentrata a “coinvolgerne altre personalità imprenditoriali. Oggi siamo tre e molti amici mi hanno detto di no per problemi aziendali. Esporsi ed entrare nell’Ascoli Calcio oggi non conviene a chi sta in difficoltà. So che avremo dei problemi, ma credo anche nell’ascolanità e, da ragioniere di campagna non dimentico il principio della partita doppia: un imprenditore onesto è colui che riceve dalla città, ma dà anche alla città stessa. Noi busseremo alle porte di tutti. Senza dimenticare che abbiamo anche dei crediti non ancora riscossi con il Consind attraverso l’Azzurra“.

Tornando al passato, Manocchio spiega: “Il dissesto dell’Ascoli Calcio nasce nel 2007/2008, per colpa dei duemilioni e mezzo sborsati e oggetto del contenzioso col comune. Con i quei milioni non avremmo avuto tutti i debiti con l’erario. I lavori allo stadio, infatti, essendo di straordinaria manutenzione, non dovevamo essere a carico nostro: lo dice una legge ordinaria e una sentenza del Tar del Friuli a propisito di una controversia dell’Udinese. Il Comune, che pur ha approvato tutti i lavori, ha eseguito solo quegli esterni“. E a chi gli chiede che il comune ha la Corte dei Conti sul collo, risponde secco: “Non prendiamoci in giro“.

Poche parole del nuovo presidente sugli aspetti tecnici della squadra: “Sarà un campionato irripetibile, senza retrocessioni e con un gruppo di nove che faranno i play out. Speriamo di farne parte o almeno di lasciare questa categoria il prima possibile, finanziaramente permettendo. Dal prossimo anno, infatti, con tre gironi sarà un inferno“. Ancora: “Ricreeremo una scuola di formatori, riprendendo figure ascolane storiche per affidare loro il compito di ricreare un grande settore giovanile“. Infine, sullo spostamento dell’assemblea da ieri a questa mattina: “Mancavano diverse persone per malattia, tra cui il revisore dei conti“. E sul sito internet, rimasto al buio dopo la brusca rottura del rapporto con la società leccese ‘Scirocco Media’: tornerà tra pochi giorni e lo curerà una società romana, ma verranno persi tutti i contenuti del vecchio portale.

Tante belle parole e manifesti di intenzioni. Certo, le idee sono chiare e il cambio di rotta pare essere netto e sincero, ma la storia, si sa, è scritta dai fatti. Perché ‘chi vuole vedere il tramonto dell’Ascoli non vedrà mai l’alba…’.


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