ASCOLI PICENO – Erano le 7,11 del 17 ottobre 1988 quando il cuore di Nazzareno Filippini, per tutti ‘Reno‘, smise di battere. Era ricoverato al reparto di rianimazione dell’ospedale ‘Umberto I’ di Ancona, al quale arrivò poco dopo l’aggressione. Un’aggressione codarda e vile, per di più rimasta impunita.  Il 9 ottobre, giorno della prima sfida di campionato tra Ascoli e Inter, al termine della gara un gruppo di tifosi nerazzurri, rimasto insorvegliato, trovò contatto all’altezza della curva sud contro i rivali bianconeri. Ne nacque una rissa con Reno che cadde a terra e fu colpito più volte alla testa. Da lì la corsa al nosocomio ascolano, quindi il trasferimento ad Ancona. Dopo otto giorni di coma, il peggiorarsi del quadro clinico e la morte.

Impossibile dimenticare (chi per testimonianze, chi per averli vissuti) gli altri momenti di quei bruttissimi giorni. Per Ascoli, per l’Ascoli e per il calcio italiano. A cominciare dai presagi: come il sogno che l’allora fidanzata di Reno, e che avrebbe dovuto sposare solo la settimana successiva, fece alla vigilia di quella domenica: le loro fedi che si spezzavano. O come il materasso di gomma del salto in alto che dentro lo stadio prese fuoco sprigionando un’intensa nube nera. Fino al fatto che due pullman di ultras interisti furono ‘dimenticati’ dal servizio d’ordine alla stazione ascolana, e non scortati insieme al resto della tifoseria ospite.

E così, venticinque anni dopo la scomparsa di Reno, gli ‘Ultras 1898‘ vogliono commemorare la perdita di un amato cuore bianconero: domenica 13 ottobre, in occasione della sfida al ‘Del Duca’ tra Ascoli e Salernitana, il gruppo organizzato invita tutti i tifosi bianconeri a presentarsi alle 13,30 davanti alla pizzeria ‘Food Art’ (incrocio Aci), dalla quale si recheranno verso la lapide posizionata sul Ponte Rozzi. Lì verra depositato un mazzo di fiori a nome dell’intera tifoseria.

Un cuore calpestato, quello di Reno Filippini. Prima da esponenti di un calcio violento, rovina di questo romantico sport, poi dalla giustizia italiana, incapace di trovare un solo colpevole. I cinque tifosi arrestati in quei giorni, infatti, quattro di Milano e uno di Reggio Emilia, inizialmente accusati di omicidio colposo, furono ritenuti pochi mesi dopo non responsabili. Un cuore che ha smesso di battere, sì, in quell’ospedale di Ancona, ma che da venticinque anni palpita in curva sud e nella mente dei tifosi bianconeri.


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