ASCOLI PICENO – Una trattativa, quella dell’azienda Haemonetics che coinvolge 185 lavoratori, che nel tavolo della Regione Marche, il 4 novembre, è rimasta accesa fino all’una e mezza della notte. Alla fine, però, non vi è stato un punto di contatto tra la direzione e i sindacati, come riferisce Andrea Quaglietti dell’Usb.

Trattativa che si è aperta, durante il pomeriggio, a novità importanti: innanzitutto un monte di 6 milioni di euro che la Haemonetics ha messo sul piatto per chiudere le vertenze sindacali e incentivare l’esodo dei lavoratori verso la mobilità e la cassa integrazione. E successivamente la stessa azienda, con informazioni confermate dai funzionari della Regione Marche, ha fatto presente che vi era un imprenditore ascolano disposto a rilevare l’impresa e garantire il prosieguo dell’impiego per 50 lavoratori.

“Abbiamo, in un’ora, analizzato le due proposte e formulato la nostra posizione – spiega Andrea Quaglietti – Il che non è stato semplice essendo per noi entrambe due novità. Dunque pensavamo di impiegare i 6 milioni in questo modo: 15 mila euro per ogni lavoratore che ha delle vertenze aperte, fino ad arrivare ad un milione e mezzo di euro. Il resto, invece, equivalente a 24 mila euro cadauno, come incentivo all’esodo”.

“Dopo questa proposta ci è stato detto che un imprenditore ascolano poteva garantire 50 dei 185 posti di lavoro, al che abbiamo chiesto che i 4,5 milioni da destinare all’esodo fossero ripartiti tra i 135 lavoratori che avrebbero perso il lavoro” continua Quaglietti. “Era una posizione che contemporaneamente garantiva l’attuale proprietà, con la chiusura delle vertenze, la prossima, con il mantenimento dei lavoratori qualificati ed esperti, e i lavoratori”.

“Invece a questo punto  per chiudere le vertenze aperte, o almeno l’80% delle stesse. Una proposta indecente” afferma. Il restante montante messo a disposizione dalla direzione era inoltre, secondo Quaglietti, “di difficile valutazione, perché si trattava di somme variabili a seconda che i licenziati avessero tra i 30 e i 40 anni, o tra i 40 e 50, o tra i 50 e 60. Per noi non erano dati facilmente valutabili al che abbiamo chiesto due giorni per capire meglio la situazione”.


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