ASCOLI PICENO – Riceviamo da Ivano Corradetti abitante housing sociale Abitiamo Insieme Ascoli, questa nota che pubblichiamo:
“Quando si parla della futura destinazione residenziale di Palazzo Sgariglia, si pensa subito che il suo valore artistico e culturale venga sminuito da una finalità “poco nobile”, non all’altezza del suo prestigio. Ma, se il concetto di abitare viene visto da una nuova prospettiva, così come il piano di ristrutturazione sembra prevedere attraverso l’housing sociale, il significato culturale dell’intervento di recupero può forse essere individuato.
L’espressione housing sociale descrive un’edilizia moderna, avanzata, che estende il concetto dell’abitare a quello di coabitare, e offre ai residenti l’opportunità di condividere spazi, idee e progetti per il tempo libero e le iniziative ricreative e culturali, i cui frutti possono coinvolgere l’intera cittadinanza e dare nuova linfa in termini di collaborazione, condivisione e valorizzazione a tutto il territorio.
L’invito a riflettere sulle potenzialità dell’housing sociale, realtà già esistente ad Ascoli Piceno in Corso di Sotto 10, va a coloro che in questi giorni stanno parlando della ristrutturazione di Palazzo Sgariglia. Anche se molte perplessità sono condivisibili, dobbiamo analizzare la tematica nel suo insieme, e considerare che un luogo tanto prezioso può probabilmente acquisire valore aggiunto e funzionalità attraverso le attività che la cittadinanza può svolgere al suo interno, nel rispetto della sua bellezza, piuttosto che come villa di lusso da contemplare.
Quando si dice “sociale”, si parla di persone, di rapporti ed esigenze spesso difficili da coniugare ma che possono far scaturire situazioni anche positivamente inaspettate.
L’associazione “Abitiamo Insieme Ascoli”, nata nei primi mesi del 2011 proprio all’interno del palazzo sito in Corso di Sotto 10, sin dall’inizio ha affrontato diverse fasi ben identificabili che hanno coinvolto il quartiere e l’intero centro storico. Non tutto risulta roseo ma l’integrazione tra le persone sta avvenendo, numerosi i bambini che sono nati che iniziano ad usufruire degli spazi comuni presenti nello stabile.
Palazzo Sgariglia, con 30 appartamenti, potrebbe rappresentare un ulteriore passo verso la riqualificazione necessaria di un tessuto sociale che in questo periodo risulta sempre più frammentato, smarrito. Ma per progettare in questo modo non si ha bisogno soltanto di abitazioni e strutture a prezzi calmierati, ma di cittadini che riescano, tramite le loro energie, a valorizzare luoghi e risorse, a incontrarsi, confrontarsi e aiutarsi reciprocamente in un’ottica solidale, perché i luoghi dell’ housing sociale non sono condomini qualsiasi o semplici residenze popolari.
La città non può perdere delle occasioni così importanti, deve aprirsi al dibattito, discutere su come migliorare un concetto che merita di essere compreso, approfondito, reinventato, sviluppato. Perché non esistono modelli standard trapiantabili in qualsiasi luogo, non è detto che un intervento funzionante in un’altra città sia riproducibile ad Ascoli, o viceversa.
Come cittadini dobbiamo partecipare, informarci, riflettere e dare il nostro contributo su una tematica nuova e da scoprire.
Ben venga un dibattito aperto su questi temi, non può far altro che arricchirci e monitorare gli amministratori affinché l’housing sociale non sia solo un tema da trattare nelle Università di Economia ma diventi sempre più una realtà tangibile e costruttiva per tu.
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Condivido in pieno questo nuovo concetto dell’abitare il luogo. La politica, vuole davvero che ciò accada e prenda piede? Finchè il cittadino è isolato, è vulnerabile e succube.
La politica può poco se il cittadino ha delle esigenze.
Ciò che lascia esterrefatti non è il fatto che si voglia realizzare il c.d. “housing sociale” nel Palazzo Sgariglia (per altro soltanto in una parte di esso perché alcuni appartamenti saranno venduti sul mercato ed i locali commerciali a piano strada saranno locati a prezzi di mercato) che potrebbe anche essere una “degna” destinazione per lo storico palazzo. La cosa assurda ed inaccettabile è il MODO mediante il quale tale progetto si vuole realizzare: REGALANDO (il Comune di AP) l’immobile ad un fondo immobiliare gestito da una banca d’affari privata romana (Banca Finnat della famiglia Nattino). Non si risponda – come fa il Sindaco di Ascoli – che non è un regalo perchè il Comune, in cambio della cessione della proprietà del Palazzo, ha un certo numero di quote del suddetto fondo immobiliare chiuso. Quanto valgono queste quote? Nessuno lo sa. Il fondo non è quotato in nessun mercato regolamentato, significa che non ha mercato! La verità è che queste quote non valgono nulla!!!! Se il Comune volesse, per qualsivoglia motivo, monetizzarle non potrebbe farlo! Deve necessariamente aspettare la scadenza del fondo (vari decenni) e sperare che, nel frattempo, le sue quote diano un rendimento (evenienza alquanto improbabile, visto l’andamento dei fondi immobiliari italiani che sono tutti in pesante perdita!) e che alla fine valgano qualcosa.
Le chiacchiere “stanno a zero” ed i dati parlano da soli…..per chi volesse leggerli, eccoli illustrati in queste slides (le cui fonti sono documenti ufficiali del Comune di AP, sulla base dei quali lo stesso ha deliberato la cessione del Palazzo Sgariglia al fondo HS Italia Centrale):
http://www.slideshare.net/fraska/il-caso-palazzo-sgariglia-housing-sociale-o-gioia-delle-banche-daffari
Mi sembra una notizia bomba! Nel senso che se esplode…esplode Castelli e la sua ciurma.