ASCOLI PICENO – Era una conferenza stampa annunciata, come annunciate le sue dimissioni di questa mattina, non ufficiali solo per la nullità dell’assemblea. Costantino Nicoletti lascia l’Ascoli dopo 33 giorni da presidente, prima, e amministratore delegato, poi. E lo fa ammettendo l’insuccesso personale (“Ho fallito” dirà più volte nel discorso) e ringraziando tutti coloro che hanno tirato avanti la società, pur senza stipendio. “Vi chiedo scusa. Ma proteggete il tanto di buono che c’è ad Ascoli e non fermatevi alle persone. A quelle ci pensarà il tribunale. La città di Ascoli non fallisce“.

Nicoletti ha fatto il suo commiato alla presenza di stampa ma anche di alcuni tifosi, cuore caldo della curva, e con al suo fianco Raffaele Auriemma e Vito Miceli. Ha iniziato facendo i nomi di chi, per lui, rappresenta veramente l’Ascoli Calcio: “Ho fallito – esordisce -, è palese. Non so se non sono stato all’altezza o cosa, so solo che sono arrivato in pompa magna e ora siamo in questa situazione. Ma permettetemi di dire grazie ad alcune persone: innanzitutto, i 550 tifosi venuti a Perugia, che mi hanno fatto godere come non mai; quindi i giornalisti, specie Anna Rita Marini, una grande professionista. E poi, dovete sapere che l’Ascoli Calcio non è Benigni, né il sottoscritto: ma è Vito Miceli, è Grazia Maria, è Valeria Lolli che lavorano in una sede completamente al freddo col piumino; sono quelli della segreteria sportiva; è il settore giovanile, oggi ho convocato insieme al mister un ragazzo del ’97; è Emidio Alessi. Sapete chi è? E’ colui che pulisce gli spogliatoi, fa i caffè, chiude il campo. Ebbene, questi signori non prendono un euro da giugno. E tra poco è Natale pure per loro. Per questo vi chiedo di stare anche vicino a questa gente, oltre che alla squadra“. Cose romantiche, come nel suo arrivo l’11 novembre scorso, ma vere e concrete, verrebbe da dire. E’ lui stesso a dire: “Non ho bisogno di sviolinare, domani sera sarà a casa“.

Ancora Nicoletti: “Sapevo di venire a razzolare merda, ma non che ci fosse una società morta. Qua subentra la bancarotta tra poco. Io c’ho provato fino alla fine: soldi personali non ne avevo da mettere, ma un gruppo di persone per sposare un progetto sì. Io, però, in questo mese ho potuto solo garantire la regolarità“. Quindi, si torna alle ultime ore: da venerdì, quando ha scritto le proprie dimissioni, a oggi, giorno in cui ha rifiutato di firmare il concordato con i creditori. “C’erano due cose da fare – dice -: o trovare dodici, quindici milioni, o fallivi. O bianco o nero. Non esiste il grigio.  Forse Tohir avrebbe potuto salvarla, ma qui non sarebbe venuto neanche un suo cugino di secondo grado. Io non posso fare più niente. Ho dato le dimissioni per dare una chance di nominare un nuovo amministratore questa mattina (cosa che la famiglia Benigni non è riuscita a fare, ma che potrebbe in teoria realizzare domattina, ndr). La proprietà mi ha detto che l’unica salvezza sarebbe il concordato preventivo. Bene – prosegue Nicoletti -, ho verificato la cosa con i miei professionisti: per noi era un palliativo per allungare un’agonia. Da giugno ci sarebbe stata l’eccellenza o la terza categoria. Questa gente merita tutto questo? Questa curva, intelligente, lo merita? Io spero di aver fatto la cosa giusta, anche se non capisco perché sono dovuto venire io da Firenze per farla. Ma l’ho scelta per rispettare i tifosi“. Ai quali, poi, aggiunge: “Non vi sporcate le mani con gente che non merita“.

Ma da domani cosa succederà? Ci sono ancora margini per richiedere un concordato preventivo nonostante non ci sia un amministratore unico, allontanando, così di sessanta giorni il fallimento? “E’ impossibile – interviene Auriemma -, Nicoletti è quello che fino a domani ha la carica. Se oggi all’assemblea avessero accettato le sue dimissioni occorrono sempre 14 giorni per una nuova nomina. Da martedì, e mi prendo le responsabilità di quello che dico – conclude – interverrà la magistratura e anche la finanza“. Ancora Nicoletti: “Io domattina alle 8,30 ho appuntamento in Procura. Cosa faranno? So solo che venderanno cara la pelle, possiamo aspettarci di tutto. Anche a me hanno provato a boicottarmi in tutti i modi, specie nelle ultime 48 ore e fino alle 11 di questa mattina. Se presenterò altre istanze di fallimento? No, bastano quelle“.  In ogni caso, la proprietà domani stessa nella riconvocata assemblea dei soci può nominare un amministratore che firmi il concordato da presentare entro l’udienza di martedì mattina. Ma tutto ciò dovrà passare al vaglio del tribunale.

Tornando alla scelta di venire ad Ascoli, rivela: “Era una lotta contro il tempo e mi dissero: ‘Servono cinque, sei milioni’. Quando invece ne servono tanti di più. Sono stato ingenuo, mi è stato fatto un tranello da una persona di 80 anni che potrebbe essere mio nonno. Forse la settimana dall’11 al 18 novembre (giorno dell’udienza di fallimento dell’Azzurra Free Time, ndr) poteva dare fastidio. Ma una volta qui, di pallone non me ne sono occupato mai, tranne qualche ora con gli Allievi. Sono venuto per farmi rincorrere dagli ufficiali giudiziari? Eppure questa città mi mancherà. E’ stata accogliente e generosa con me, nonostante non abbia potuto fare niente. E questo mi mette rabbia. Ma rimane una bellissima esperienza“. I tifosi gli chiedono: “Perché siamo arrivati a tutto questo?” Lui, serafico: “Non lo so, qualcuno ve lo dirà. Forse sarà il Tribunale“. Infine, non chiude un suo ritorno: “Vorrei tornare, anzi, ve lo prometto. Ma non lo posso fare oggi. Ho fatto fallire una società, posso aiutare l’Ascoli sotto altre forme“. Ancora: “Venerdì ho combattuto una battaglia per giocare la partita di oggi e ringrazio le istituzioni. I giocatori non andranno via, sono attaccati alla maglia. Il settore giovanile? Guai a toccarlo! C’è una squadra allievi che, credetemi, se non si monta la testa può vincere lo Scudetto. I dipendenti? Mercoledì saranno tutti licenziati“.

I tifosi prendono la parola: “Per noi è come quando è morto Costantino Rozzi. Noi non moriremo mai, ma non perdoneremo mai chi ha creato tutto questo. Nicoletti – chiedono da ultimo, come cosa più importante -, si sente di garantirci che la storia dell’Ascoli non finisce qua?” E lui: “Può rinascere ancora meglio. Il primo che si avvicina alla società nei prossimi sessanta, novanta giorni avrà sicuramente le giuste intenzioni“. Dentro il lungo intervento commiato di Nicoletti, c’è spazio anche per il direttore generale Vito Miceli: “Non ho parlato mai nei quattro anni in cui sono nell’Ascoli, ma oggi mi sento di farlo. Voglio precisare che sono qui grazie ad uno stage a seguito della laurea in economia aziendale e management dello sport. Non sono l’uomo di nessuno. Ho sempre e solo lavorato per l’Ascoli Calcio. Domani – conclude – darò le mie dimissioni“:


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