ASCOLI PICENO – Riceviamo e pubblichiamo questa nota di Valentina Bellini, consigliere comunale Pd

“In questi anni, l’amministrazione Castelli ha dato prova di un utilizzo superficiale e sprovveduto delle scarse risorse pubbliche destinate agli Enti Locali.

Pensiamo ai possibili enormi debiti fuori bilancio, valga per tutti la telenovela Saba, e l’incertezza di tante voci in entrata nel bilancio, a fronte di uscite certe e sempre costanti; abbiamo denunciato gli sprechi sfacciati per le spese di rappresentanza e di propaganda, basti pensare alla bella e patinata rivista Arengo news.

L’altro grande problema è la gestione a dir poco allegra del patto di stabilità che è – lo ricordiamo  una legge dello Stato nata per porre un limite agli sprechi e alle spese di tanti Enti pubblici a tutti i livelli che hanno portato complessivamente il debito pubblico italiano a livelli record. Non è possibile per legge affidare incarichi, bandire appalti se non si ha la certezza di fondi appositamente destinati (i “soldi in tasca”, per dirla più semplicemente). Operare altrimenti significa uscire dal patto di stabilità e formare altri debiti pubblici, cioè di tutti noi.

L’Amministrazione Castelli ha contratto mutui (per un totale di circa 12 milioni di euro, che gli ascolani dovranno pagare per i prossimi vent’anni) e ha dato vita ad una serie di opere pubbliche che non solo hanno carattere di normale amministrazione, come il rifacimento di marciapiedi e di pezzi di strada, fatti a puro scopo di visibilità elettorale, ma che non giovano minimamente alla ripresa della città. Anzi: rischiano di mortificare ulteriormente la già difficile situazione di tante imprese.

Dal 5 marzo, infatti, pesano a carico dell’Amministrazione – cioè dei cittadini – più di 3 milioni di euro di fatture che l’Amministrazione dovrebbe pagare alle imprese per lavori assegnati e parzialmente o interamente svolti ma che nei fatti non può onorare perchè questo significherebbe uscire dal patto di stabilità, cioè non rispettare la legge; è evidente quanto può essere deleterio per un’impresa in questo contesto di crisi un credito maturato e non riscosso da mesi.

L’Amministrazione considera gli ascolani così fessi da poterli incantare con la presenza di cantieri in ogni angolo della città per dare un’idea di efficienza; nel farlo però danneggia la città in tre modi: ha imposto sulle spalle degli ascolani un mutuo enorme che i nostri figli dovranno pagare nei prossimi anni, presumibilmente utilizzando il denaro per far fronte a spese correnti; contrae ulteriori debiti con le imprese a cui ha affidato lavori senza la certezza del denaro per remunerarle; mortifica ulteriormente le imprese stesse che a fronte di lavori svolti, e dunque acquisto di risorse, pagamento di manodopera, vengono deprivati ulteriormente di liquidità.

Per quale grande opera davvero significativa per il futuro della città, poi?

Questa gestione, se non viene fermata, può portare l’Ente (cioè la nostra città) al dissesto finanziario, come è successo in altre città d’Italia da Catania, a Salerno, fino ad Alessandria per passare naturalmente per la Roma del Sindaco Alemanno.

Nelle prime settimane del 2014 naturalmente qualche fattura verrà liquidata, ma nel giro di un paio di mesi i pagamenti si interromperanno perchè si sarà già sconfinato dal patto di stabilità del 2014. Con le fatture relative al 2013/2012! Si è formata insomma un’ulteriore bolla debitoria che ci trascineremo nel 2014 e di cui i 3 milioni di euro sono solo la punta dell’iceberg.

Non solo: quali criteri adotterà l’Amministrazione per evadere i pochi debiti che riuscirà ad onorare in questo modo? Sarà la solita distribuzione agli amici degli amici? Ci saranno le solite promesse legate alla scadenza elettorale?

Amministrare la città in questi tempi difficili significa tutt’altro: condividere le difficoltà con i cittadini e partecipare a loro le scelte che si fanno; tagliare gli sprechi veri della macchina amministrativa e comunicare con trasparenza le motivazioni; evitare assunzioni, promozioni o incarichi esterni a puro scopo clientelare che se possono soddisfare uno o due persone gravano sulle spalle di tutti; smetterla con appalti di nuovi lavori, specie se non strettamente necessari o significativi davvero per la città; smetterla soprattutto di assegnare incarichi, lavori e servizi con le procedure cosiddette in economia, rivolgendosi solo ai soliti noti per una distribuzione più equa delle risorse pubbliche; la massima trasparenza nell’utilizzo del poco denaro pubblico che c’è è la principale garanzia di giustizia e dunque di maggior benessere per la comunità.


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