Pubblichiamo l’intervento di Francesco Di Vita all’Assemblea Comunale del Partito Democratico
“Ciascuno di noi ha imparato negli ultimi anni quanto la politica si nutra di simboli e di immagini, dando talvolta l’impressione di essere costretti a trovarne di sempre nuovi e più eclatanti.
Eppure ci sono dei gesti antichi che, come tutti i simboli, non sono certo in grado di risolvere un problema, ma danno almeno l’impressione che la lezione sia stata compresa.
E’ proprio da questa lezione che vorremmo ripartire. Il dato elettorale che ci ha consegnato il 25 maggio va letto innanzitutto con questa chiave interpretativa: gli elettori ritengono credibile il partito nazionale e il suo leader ma non quello di Ascoli, e sono almeno seimila le persone che la pensano in questo modo. Non siamo stati puniti perché semplicemente divisi, siamo stati puniti poiché non avevamo nulla da raccontare. Non siamo stati né i migliori né quelli all’altezza. E’ per questo che noi ci sentiamo di ringraziare chi davvero ci ha messo la faccia in questa sfortunata avventura e ha pagato uno scotto ben superiore ai suoi limiti. Noi crediamo che le energie di Giancarlo possano trovare un nobile scopo nelle sfide, interne ed esterne, che attendono questo partito.
Parlavamo di gesti antichi e le dimissioni sono tra questi. Però, non vorremmo che le dimissioni della segretaria e del direttivo, che qui chiediamo come segno da dare agli elettori che ci hanno duramente punito, possano da qualcuno essere interpretate come gesto autoassolutorio e di stile gattopardesco (per intenderci cambiare tutto perché nulla cambi).
Ciò a dire che il passo indietro di Carla, non va in alcun modo letto come unica assunzione di responsabilità difronte alla disfatta elettorale. La nostra segretaria ha rappresentato un partito che non ha perso le elezioni negli ultimi sei mesi.
A dirla tutta queste dimissioni che chiediamo, per noi rappresentano un gesto nobile che auspichiamo siano l’inizio di una riflessione al nostro interno, sincera e costruttiva, sul cosa non ha funzionato negli ultimi cinque anni in questo partito.
Anche per queste ragioni, sarebbe da irresponsabili paventare l’ipotesi, così come sentiamo dire in giro, di un totale azzeramento del partito con un conseguente commissariamento, provinciale o regionale che sia. Irresponsabile per almeno due ordini di ragione: la prima è perché daremmo l’impressione ai nostri elettori di non essere in grado né di capire la lezione né di porvi rimedio; in secondo luogo, sarebbe un’occasione troppo ghiotta di impossessarsi del partito per chi non ha a cuore nulla se non i propri interessi personali. E noi a questo partito, al di là di tutto, vogliamo bene e non permetteremo a nessuno di diventarne il padrone.
Sarebbe irresponsabile, infine, e sarebbe anche segno che non abbiamo capito cosa abbiamo sbagliato negli ultimi anni, lasciare nuovamente il gruppo consiliare senza una guida politica e un raccordo tra il consiglio comunale e i cittadini. Non vorremmo che le nostre future discussioni siano tutte incentrate sugli assetti interni al partito, dimenticandoci che là fuori c’è tutto un mondo, con energie delle volte migliori delle nostre, che se ne infischia delle nostre beghe interne e ci chiede solo una cosa: costruire l’alternativa alla destra. Avremmo preferito fare un’ unione comunale sulle osservazioni al prg che scadono il 16 giugno.
Questa richiesta di sviluppare temi e di cercare risposte dovrà guidarci in questa fase che oggi si sta aprendo, di riflessione e di rinnovamento. Guai ad etichettare questo doloroso passaggio, come una lotta generazionale o, ancora peggio come una resa dei conti. Anche per questo saremo, con i Giovani Democratici, in piazza a spiegare le nostre ragioni già da sabato.
Per un partito ai minimi storici è importante avere a disposizione le energie di tutti, trovando un nuovo stile di penetrazione nel territorio e nella società.
Non abbiamo ad ora risposte a tutti questi problemi ma sappiamo che, innanzitutto, dobbiamo tornare a dare forza ai circoli magari creandone di nuovi cosi da presidiare finalmente le frazioni del nostro comune che abbiamo a lungo colpevolmente abbandonato, come possiamo notare dai risultati elettorali.
Noi non chiediamo altro che questo: chi ha energie che le metta a disposizione per il partito e soprattutto per la città, chi non ne ha e pensa di poter vivere di rendita per presidiare minuscole sacche di potere faccia un passo indietro senza ricorrere alla solita trita caccia”.
Copyright © 2024 Riviera Oggi, riproduzione riservata.
Mi sembra una riflessione molto semplificativa del risultato, delle responsabilità collettive che lo hanno costruito, della difficoltà di uscire fuori da una vocazione minoritaria che corrobora le carriere dei singoli ma penalizza il PD. Dico questo con tutta la stima possibile per una Segretaria Comunale che ho avuto il piacere di conoscere ed aveva ed ha dalla sua una visione nobile della politica ma come molti di noi pochi strumenti di lettura e di decifrazione di una realtà come quella amministrativa ascolana , da 15 comunque saldamente in mano al centro destra. Il PD è rimasto nella palude, posizionamento utile per il gioco di interdizione tra fazioni. E’ mancato il coraggio di assumere posizioni innovative e decise sui grandi temi della città. Questo atteggiamento paradossalmente ha favorito due posizioni , quella della destra unica paladina della innovazione e di una idea di sviluppo e di città, che ha attecchito fino a risultare forte maggioranza. L’altra posizione quella espressa da alcune individualità del PD ( e non solo) che hanno costruito una opposizione su alcuni temi usando la demagogia delle forti minoranze, dando l’impressione che il proprio risultato personale possa essere individuato come effetto di una linea politica alternativa alla destra e quindi accreditarla come quella utile al PD della Città di Ascoli. Auspico che la riflessione dei GD abbia una maggiore profondità che non quella di “crocifiggere” Carla Rossi, come primo tassello di un assetto che non è stato mai digerito nonostante l’unitarietà declamata e realizzata con un “manuale cencelli” dei circoli . Le preferenze di alcuni, i voti presi da liste che oggi si permettono di fustigare il PD, sono basati su una vecchia logica, essere i primi dell’opposizione per crescere nelle carriere senza dover dimostrare nulla, tanto basta opporsi e censurare, quindi censurare anche chi nel PD vuole invece costruire alternative credibili e praticabili, che però non dipendono dalle età, ma dal metodo e questo anche per i GD passa attraverso la logica delle maggioranze di riferimento interne al partito, con il risultato che si vincono i Congressi ma poi non si vincono le elezioni. Buona lavoro a tutti giovani e meno giovani.