Pubblichiamo una nota dell’On. Luciano Agostini, parlamentare Pd
“È piuttosto insolito che sia caduta una rapida cortina di silenzio su uno dei fatti più importanti accaduti nella regione Marche negli ultimi decenni: la vendita alla multinazionale americana Whirpool del gruppo Indesit della famiglia Merloni, una delle aziende più grandi del Paese e tra le più importanti delle Regione. Non sono certamente intervenuto per criticare tale operazione e credo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi abbia fatto bene a salutare positivamente questo riassetto. Se infatti, fino a poco tempo fa, la situazione del gruppo Indesit risultava incerta e rischiava di degenerare,  riuscire a salvare nell’immediato migliaia di posti di lavoro fa sicuramente tirare un sospiro di sollievo.
Tutto ciò però deve indurre a chiederci quale possa essere un nuovo modello di sviluppo per la Regione e una nuova politica industriale per la Regione stessa e per il Paese. Non è infatti un caso se le Marche, che fino a cinque o sei anni fa era una regione tanto virtuosa da far concorrenza alle famigerate regioni del Nord Est, oggi pare avere acquisito molte caratteristiche che accomunano le regioni del meridione di Italia. In tutto ciò, penso che il forte sviluppo avuto fino all’inizio della crisi, sia dovuto certamente a una classe imprenditoriale ma soprattutto a una comunità marchigiana,che ha fatto del lavoro e della qualità del lavoro un elemento fondamentale del proprio modo di essere. Anche per questo mi stupisce la velocità con cui si sia arrivati a questa condizione e mi viene il dubbio che la responsabilità possa ricadere anche su atteggiamenti poco lungimiranti di alcune importanti famiglie legate in prima persona al mondo dell’imprenditoria. Abbiamo pensato per anni, e per alcuni anni questo meccanismo ha anche funzionato, che le politiche industriali regionali potessero in maniera consistente sostenere i processi produttivi di poche grandi aziende e che questi investimenti si trasformassero in un volano per una miriade di piccole e medie imprese. In tanti abbiamo creduto che questo fosse il modello vincente.
Tutti hanno dovuto fare i conti con questa situazione e anche il sistema finanziario, come Banca Marche insegna, si è piegato a questa regola. Poi la crisi ci ha fatto capire che la realtà non è questa o che almeno non lo sarà più. Se infatti, da una parte questa operazione viene vista come una normale acquisizione di impresa, dall’all’altra produce sgomento in una comunità che dalla Indesit ha ricevuto molto, ma che al tempo stesso ha anche dato tanto in termini di sacrifico e di lavoro.
Questo stesso tipo di sostegno pubblico regionale ha visto ingenti risorse indirizzarsi anche verso la realizzazione del sistema infrastrutturale, che, non essendo omogeneo su tutto il territorio, ha creato paurose disparità. È giunto il momento di cambiare. In tanti oggi ci affanniamo a dire che un nuovo modello di sviluppo passa attraverso la valorizzazione del territorio e di settori come turismoe cultura; ma tutto ciò non basta a ricreare lavoro e benessere se non si ripensa a una politica industriale regionale diversa dal passato, più equa e maggiormente distribuita.
La vendita di Indesit ha prodotto un’importante quantità di risorse, che ovviamente appartengono al proprietario; ma tutti sanno che, almeno dal punto di vista etico e morale, quel patrimonio è anche un valore di tutta la comunità marchigiana. La mia domanda allora è questa: la politica e le istituzioni non hanno il dovere di creare le condizioni perché queste risorse vengano reinvestite nelle Marche in termini di impresa e di creazione di lavoro? Senza voler essere troppo provinciale e apparire superficiale, mi chiedo se non sia giusto che la politica e la Regione aprano una discussione e un confronto su questi argomenti. Non è forse compito del PD, partito che è perno fondamentale di questo governo regionale, proporre una sua idea? O forse nella logica della più bieca conservazione, si preferisce far scivolare tutto nel dimenticatoio per far si che tutto cambi, perché nulla cambi?
Nei giorni scorsi ho parlato di un partito regionale tutto piegato su se stesso, più concentrato sul come licenziare i propri dipendenti o sul come trovare codicilli per evitare le primarie; ora mi auspico che a meno di un anno dalle elezioni regionali si possa discutere e proporre idee per ripensare la politica industriale del territorio, perché la vendita della Indesit  per le Marche non può essere derubricata a normale operazione imprenditoriale. Se ciò dovesse avvenire, potremmo trovarci a dover programmare il futuro della Regione con la costante e incombente consapevolezza che processi di ristrutturazione economica provenienti da soggetti estranei al territorio, come avvenuto in questi ultimi anni in alcuni territori considerati marginali, possano determinare la chiusura di stabilimenti industrialmente cruciali per il nostro sviluppo, facendo sprofondare nella disperazione migliaia di famiglie e l’intera economia regionale.”

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