ASCOLI PICENO – Stop definitivo alle speculazioni sui pascoli marchigiani. Ad annunciarlo è la Coldiretti Ascoli Fermo dopo il via libera al decreto ministeriale che fissa le disposizioni applicative per la nuova Politica agricola comunitaria. Il provvedimento sancisce che per avere diritto ai fondi comunitari occorre non solo la disponibilità dei terreni, ma anche che gli animali che vi pascolano siano di proprietà dell’azienda.

Il decreto lascia inoltre alla Regione la possibilità di modificare il provvedimento anche in senso più restrittivo, con un atto da assumere entro il prossimo 8 marzo. “Una decisione importante rispetto a  un problema che ha creato grande tensione nelle nostre campagne e che per primi abbiamo denunciato, promuovendo decine di incontri con le imprese sul territorio e con i rappresentanti delle istituzioni per trovare una soluzione concreta – commenta Paolo Mazzoni, presidente di Coldiretti Ascoli Fermo –. Un impegno che è stato ora premiato, restituendo garanzie ai nostri allevatori”.

Il problema era emerso qualche mese fa, quando Coldiretti aveva denunciato il fenomeno dell’affitto di pascoli a valori fuori mercato da parte di soggetti anche non agricoli, escludendo così dalla competizione i pastori del territorio. Il loro interesse era utilizzare il possesso dei terreni per ottenere i contributi comunitari, senza però portare loro animali in quelle aree, facendo svolgere l’attività agricola vera e propria a terzi. Gli allevatori del luogo, che magari da generazioni utilizzavano quegli spazi, si sono ritrovati di colpo privati della possibilità di avere i finanziamenti.

Ora è arrivato il decreto il quale prevede che, nel caso in cui il comune di ubicazione dell’azienda sia diverso dal comune di ubicazione dell’allevamento e non sia ad esso limitrofo, le superfici sono considerate ammissibili solo se il pascolamento è dimostrato attraverso la presenza di documenti che attestino la movimentazione dei capi verso le località di pascolo. Tali documenti devono essere registrati presso la Banca Dati Nazionale.

È necessario che i capi utilizzati per il pascolo siano complessivamente detenuti dal richiedente e appartengano ad un codice di allevamento intestato al richiedente stesso. A gennaio il Tar del Lazio aveva già imposto un primo stop al fenomeno, respingendo il ricorso presentato da un gruppo di aziende e confermando che l’attività di pascolamento deve essere effettuata dal soggetto che beneficia dei contributi e che non può essere “appaltato” a terzi usando i terreni al solo scopo di ottenere i fondi europei.


Copyright © 2024 Riviera Oggi, riproduzione riservata.