ASCOLI PICENO – Le attività di polizia giudiziaria, a tutela dell’economia, condotte dalla Guardia di Finanza di Ascoli Piceno avevano già determinato lo scorso anno l’esecuzione di Ordinanze di misure cautelari personali nei confronti di 7 persone (C.R., D.L., S.A., S.M., C.A., D.L. e S.D.), il deferimento all’Autorità Giudiziaria di altri 3 soggetti (K.K., C.R. e A.O.H.) per i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e contro il patrimonio e il sequestro di due terreni, una villa ed un fabbricato situati nella provincia di Teramo e altri beni di significativo valore, tra i quali orologi di pregio e autovetture, per un valore complessivo di 1,2 milioni di euro.

I concreti sviluppi dell’attività delegata dalla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno nelle persone del Procuratore Capo della Repubblica, Michele Renzo e del Sostituto Procuratore della Repubblica Umberto Monti, avevano consentito alle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno di sradicare un sodalizio criminoso alquanto specializzato nella perpetrazione di reati fallimentari e di reati contro il patrimonio, interposti attraverso la gestione di una decina di imprese commerciali.

Gli ulteriori approfondimenti eseguiti sul versante della finanza pubblica hanno portato oggi anche all’ulteriore denuncia di 6 persone (R.N., P.O., P.R., D.I., M.E. e L.O.) per reati di natura fiscale e alla segnalazione, agli Uffici Finanziari, di una consistente frode fiscale per complessivi 27 milioni di euro, attuata in via principale da un’ulteriore società di fatto gestita dal medesimo sodalizio criminale, risultata sino a prima completamente sconosciuta al Fisco (“Evasore totale”).

Le indagini di polizia economica e finanziaria, rese particolarmente difficoltose a causa dell’assenza di qualsivoglia dichiarazione d’imposta e dal contestuale occultamento, da parte degli indagati, della documentazione contabile obbligatoria per legge (circostanze anch’esse segnalate all’Autorità Giudiziaria in quanto costituenti specifici e distinti reati contemplati dal Decreto Legislativo n. 74/2000) sono state caratterizzate dal ricorso agli accertamenti bancari e da una serie di capillari riscontri operati anche al di fuori della regione Marche (in particolare, nel Lazio) che hanno svelato il meccanismo illecito della frode, sostanzialmente perpetrata per il tramite di una società “fantasma”, avente una sede risultata il classico “mero recapito”, gestita da una serie di soggetti “prestanome”.

La ricostruzione della posizione fiscale della società ha consentito quindi di ricondurre all’assoggettamento a tassazione 10,6 milioni di euro ai fini delle imposte dirette, altri 9 milioni di euro sottratti all’I.R.A.P., a fronte degli ulteriori 3 milioni di euro evasi ai fini dell’I.Re.S. e di altri 4,3 milioni di euro ai fini dell’I.V.A.


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