RIPABERARDA –  Il Fiume Bretta è inquinato, questo è quanto emerge vedendo le acque che scorrono verso il Tronto. L’ex discarica IPGI chiusa da ormai circa quindici anni e l’attuale discarica della Geta, sversano senza controllo nel torrente.

Il Bretta attraversa tutta la vallata scendendo da Ripaberarda per poi arrivare a Brecciarolo. L’acqua che poi si riversa nel Tronto, viene utilizzata anche per irrigare i campi, per poi finire nel mare. Già ad aprile di quest’anno i cittadini di Brecciarolo, si erano rivolti alle istituzioni facendo presente che nel torrente c’erano  delle strane macchie rosse.

Ad Agosto,  la protesta si è fatta viva, un gruppo numeroso di cittadini, provenienti dalle zone maggiormente interessate, Castignano, Ripaberarda, Vallesenzana, Poggio di Bretta e Brecciarolo,  ha presidiato la  Geta, la discarica “incriminata” che si trova vicino Castignano, in una protesta pacifica per richiamare l’attenzione degli amministratori. La discarica che avrebbe dovuto rappresentare un appoggio solo di emergenza, in realtà è divenuto da ormai nove mesi stabile, dopo che è stata dichiarata satura la discarica di Relluce, in cui venivano conferiti i rifiuti solidi urbani di tutti i comuni della provincia di Ascoli Piceno.

Questo ha scaturito l’emergenza, i motivi: l’Ipig chiusa da anni non è stata mai bonificata, la Geta è una discarica privata,  non sarebbe adatta per i rifiuti urbani, adatta però a quelli speciali, sono stati acquistati un altro centinaio di ettari di terra intorno, quindi è previsto un ampliamento, la cittadinanza però aveva chiesto che entro  il 4 agosto fosse dismessa, Il presidente  della Provincia aveva assicurato che avrebbe trovato un alternativa. Così non è stato e allora un folto gruppo di cittadini insieme con il Comitato per la tutela del Bretta, Comitato di tutela del territorio di Castignano e del sistema collinare Piceno e del Comitato ci rifiutiamo, domenica 25 ottobre ha organizzato una camminata tra i Calanchi partendo dal ponte sul Bretta fino ad arrivare a Ripaberarda costeggiando il torrente e le due discariche IPIG e Geta. Impossibile non vedere il colore dell’acqua molto lontano da quanto ci si possa aspettare, dal marrone al nero.

Dei comitati spontanei – come ci racconta un cittadino in cammino – che lavorano in modo coordinato, una camminata per far conoscere questi posti a chi non li conosce, riuscire a far conoscere il problema e far sapere che siamo sempre più numerosi. L’IPIG è una discarica dismessa e mai bonificata, ora la Geta, i colori strani dell’acqua e sversamenti evidenti. Prima c’erano solo rifiuti speciali ora anche quelli urbani. Per altro tutto in mano a privati. In questa provincia non abbiamo una discarica autorizzata per i rifiuti urbani. Teniamo conto della salute delle persone? il dubbio è sapere appunto in cosa incorriamo.”

In  un territorio che vive di agricoltura, enogastronomia e turismo, agire così sarebbe tagliarsi le gambe da soli, sarebbe non pensare a lungo termine. Inoltre senza mai dimenticare che Ascoli  ha già subito i danni dell’amianto dell’ex Carbon, in un territorio già inquinato, ci si chiede a questo punto qual è l’incidenza sulle malattie?Quanto costa al piceno tutto questo? Non solo ora ma in futuro?E quale prospettive allora si delineano per il territorio?

Uno spiraglio si intravede, Il Comune di Ascoli Piceno in un post sulla pagina Facebook, ha dichiarato sostegno “Sversamenti incontrollati dalla ex discarica IPGI in località Alto Bretta di Ascoli Piceno. Le acque dei fossi si tingono di arancione e a poche decine di metri si trova la discarica Geta verso cui la provincia dirige tutti i rifiuti urbani della Provincia. Il Sindaco Castelli: “Segnaleremo all’Unione Europea questo scempio.”  

 

 


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