ASCOLI PICENO – Il debutto dell’opera lirica “Madama Butterfly” al Teatro Ventidio Basso è stato particolarmente apprezzato dal pubblico ascolano.
Affluenza notevole, platea, palchi e il loggione al completo, per uno spettacolo molto appassionante.

La messa in scena del regista Pier Luigi Pizzi ha esaltato l’opera nei suoi tratti fondamentali di celebrazione dei sentimenti umani nell’incontro tra tradizione, passione travolgente, ingenuità e immaturità, nella scenografia di due mondi radicalmente lontani quali l’America e il Giappone.
L’allestimento minimale ha permesso allo spettatore di entrare subito in contatto con la realtà immaginaria che stava evolvendo in modo dinamico: la cosiddetta quarta parete è stata abbattuta dall’arguta intuizione del regista di far entrare i vari personaggi dalla platea e non dalle quinte creando nello spettatore una partecipazione attiva, curiosità, e uno stato di aspettativa per ogni scena. L’affezionato pubblico del Ventidio non è estraneo a questo tipo di dinamismo in quanto già in altri spettacoli di contenuti minori è stata usata questa tecnica di “sorpresa”, ma l’averla usata in un contesto così tradizionale di questa opera lirica così importante, rende merito al suo ideatore.

La magia della storia d’amore tra Cho Cho San (Madama Butterfly) e il giovane marine F.B. Pinkerton si concentra nell’unico elemento scenografico: la casa tradizionale giapponese. E’ il simbolo di una cultura millenaria, custode di valori molto radicati e focolare rassicurante per la sua nuova vita da signora Pinkerton, donna emancipata e moderna che abbandona il kimono simbolo di una tradizione alla quale non vuole più appartenere, ma che invece è tutto il suo essere.
Questo matrimonio mal assortito si definisce nel terzo atto quando la realtà di due culture così diverse si palesa nel ritorno di Pinkerton con la moglie americana e la presa di coscienza della giovane Madama Butterfly, di come lei sia stata, per lui, solo una appassionante avventura. A nulla servirà l’abbigliamento occidentale adottato per illudersi di essere cambiata, la sua cultura giapponese la porta a compiere il gesto estremo del suicidio quale atto di profonda integrità morale e di valori umani.
Tutti i personaggi hanno ricreato uno spaccato di vita orientale con i costumi riprodotti fedelmente, sia per quelli occidentali, che per quelli della storia tradizionale giapponese senza essere troppo appariscenti, in tono con la trama dell’opera che riproduce un matrimonio pensato e realizzato in un tempo molto breve perché frutto di una decisione frettolosa dettata dall’intensa passione degli sposi.

La grandezza di un’opera lirica si delinea nelle voci dei suoi interpreti e il cast del regista Pizzi ha ancorato alle poltrone gli spettatori che hanno potuto assistere a performances vocali di alto livello. La peculiarità dell’opera risiede nel connubio tra teatro e musica, nella ambivalenza tra attore e cantante e tutti i protagonisti hanno dato prova della loro validità anche sul piano delle tecniche di recitazione riuscendo a rendere credibile il personaggio interpretato. La gestualità e l’esperienza nel canto, alternando i toni e dando enfasi là dove la battuta lo permetteva, hanno reso appieno la vicenda travagliata di questa opera teatrale.
Damiano Salerno, Sharpless, (baritono); Raffaella Lupinacci, la fedele Suzuki, (mezzosoprano); Gregory Bonfatti, l’intraprendente Goro, (tenore); Andrea Porta, il lusinghiero principe Yamadori, (baritono); Alessio De Vecchis, lo zio Bonzo, (basso); Davide Filipponi, il commissario imperiale, (basso); Aliona Staricova, la moglie americana Kate Pinkerton, (soprano); Gianfranco Gricinella, ufficiale del registro, (baritono): tutti provengono da prestigiose interpretazioni del teatro lirico apprezzati e richiesti dai teatri di tutto il mondo.

Il soprano Donata D’Annunzio Lombardi, Madama Butterfly, ha entusiasmato il pubblico con la rivelazione della sua straordinaria voce: calda, ricca, con una potenza negli acuti magistralmente tenuta dalle sue notevoli capacità di modulazione che ne esaltano la sua bravura nella vocalità legata e cantata. Oltre che con la voce, ha saputo trasmettere anche con le movenze del suo corpo lo stato d’animo di questa giovane donna e mamma nel carattere ligio e nei gesti molto curati e raffinati di una giapponese.

Il giovane tenore Vincenzo Costanzo, F.B. Pinkerton, con la potenza della sua voce piena, rientra a pieno titolo tra i maggiori cantanti lirici puri. La sua estensione vocale, con una sapiente conoscenza del repertorio solistico, ha riempito il palcoscenico con una vivace alternanza di acuti. Il suo recitare molto sicuro, con una gestualità in accordo con le variazioni dei toni ha reso il personaggio aderente alla realtà dell’opera.

L’Orchestra Sinfonica G. Rossini, della Provincia di Pesaro e Urbino, è stata magistralmente diretta da Francesco Ivan Ciampa che, dalla sua prestigiosa esperienza di direzione di opere come il Rigoletto, Nabucco, La Traviata, ha interpretato la composizione classica di Puccini con una mirabile gestione delle intensità sonore e le loro gradazioni coinvolgendo il pubblico nell’allegria o nella drammaticità espressa dagli attori.

Il Coro Ventidio Basso, diretto da Giovanni Farina maestro di sala al teatro Petruzzelli di Bari, abilmente interpreta la fine del secondo atto con una esibizione a bocca chiusa.

 


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