Il mare d’inveno, lo preferisco al brillio estivo fatto di bagnanti spiaggiati.
In inverno il mare diventa una questione privata, uno stato dell’animo, un moto dell’essere.
Un buco nero, dove lo scorrere del tempo si sospende, giusto per l’arco di una passeggiata.
Un limbo.

Forse chi non vive sul mare, non lo può capire. Forse, dico, perché Enrico Ruggeri* è brillante eccezione che forse (ripeto) conferma la regola.

Il mare d’inverno, un “Deserto dei Tartari” fatto di passeggiate pre/post prandiali, in lungomari e spiagge deserti, con la sciarpa tirata fin quasi a metà volto, per ripararsi dal freddo. Tutto attorno, mare schiumoso e silente, pinete immerse nella foschia, palme stagliate contro un sole timido, bambinopoli per fantasmi, spiagge metafisica, chalet bunkerizzati stile casematte, detriti delle mareggiate, ricordi sparsi dell’estate appena passata dalla società dei costumi, rimessaggi barche di club nautici, piccole barche di piccoli pescatori con il viso rigato dalla salsedine, lunghe teorie di alberghi chiusi oppure a mezzo servizio.. E poi panchine vuote, panchine vuote vandalizzate da giovani sempre annoiati, panchine con anziani, alle volte accompagnati da bandanti dal viso stanco.

L’umanità che frequenta questi lidi desolati, di solito è rappresentata da figure umane vestite,”tutto da Decathlon”, intente in attività sportive, figure umane con cane al guinzaglio, figure umane con cane senza guinzaglio che giocano a far riportare un pezzo di legna preso dalla spiaggia all’animale, figure umane solitarie, figure umane in formato famiglia, figure umane in numero sparso, di solito in gruppi di due, fino ad un massimo di quattro, figure umane con reflex digitale al collo che inseguono la poesia di uno scatto, figure umane con bastone che lasciano messaggi sul bagnasciuga, figure umane giovani in modalità “selfie” da caricare, caldo caldo, su qualche social.

Il mare d’inverno è un luogo da fantasmi del ‘900, è Alain Delon** con il cappotto di cammello, o la Vitti di Antonioni (altezza Deserto Rosso), oppure il Sordi riminese e felliniano de i “Vitelloni”, sempre cinico ma anche melanconico, oppure i dancing ectoplasmatici cantati da Paolo Conte.

“Il mare d’inverno/ è solo un film in bianco e nero”.

* riferimento ad “Il mare d’inverno” canzone scritta da Enrico Ruggeri, e portata al successo da Loredana Bertè.

** riferimento a “La prima notte di quiete”, film Di Valerio Zurlini del 1972, con Alain Delon come protagonista.


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