ASCOLI PICENO – Poniamo che in una fiaba (perché quello che andremo a scrivere, una fiaba è) voi siate il Principe Azzurro in sella al cavallo bianco. Sareste felici se, all’improvviso, il narratore avesse a disposizione un’alternativa a voi nel ruolo di Principe Azzurro in sella al cavallo bianco, e magari rischiate di diventare, invece che l’amato protagonista, uno sfigato comprimario?

Ecco, no, non sareste felici.

Forse adesso riuscirete a capire in che modo la fantapolitica che proveremo a descrivere – di cui non abbiamo prove provate ma solo anni di cronaca da marciapiede e ascolto di tante tante tante voci, e osservazione di tanti tanti tanti comportamenti – non sia così lontana dalla realtà.

Veniamo al punto: i due Principi Azzurri della politica della provincia di Ascoli sono indiscutibilmente il sindaco di Ascoli Guido Castelli (Forza Italia) e il deputato offidano Luciano Agostini (Partito Democratico). Secondo voi se emergessero delle figure politiche in grado di offuscare la loro attuale posizione di leadership all’interno dei rispettivi schieramenti di centrodestra-centrosinistra, Castelli e Agostini sarebbero felici?

Ad Ascoli infatti nessuno del Partito Democratico si straccia le vesti per le ripetute sconfitte. Addirittura resta famoso il fuoco amico nei confronti di Antonio Canzian, nel 2009, che di fatto non diventò sindaco, a favore di Castelli, proprio grazie all’ostruzionismo degli agostiniani ascolani. Ostruzionismo continuato quando era vicepresidente di regione. Ve lo figurate il sindaco del capoluogo di provincia che, ad esempio, avanza la propria candidatura alle primarie per il Parlamento? Non verrebbero mica fuori dei teatrini di questo genere (clicca).

L’attualità ripropone lo schema ascolano in Riviera, a San Benedetto. Qui le cose si complicano, perché se il Principe Azzurro Castelli è disinteressato ad un’affermazione di un centrodestra che potrebbe diventare alleato politico scomodo anziché polverizzato, il centro decisionale del Pd non ama salti nel vuoto, e dunque sindaci a rischio disobbedienza. La prova è l’appoggio di Agostini e del partito provinciale alla candidatura di Di Francesco, carta utilizzata in funzione anti-perazzoliana, uomo che oggi, anche se può sembrare assurdo, si è appropriato di una funzione quasi di anti-establishment pur essendo la figura più istituzionale a disposizione tra i democrat sambenedettesi.

La tripartizione del centrodestra nelle candidature di Massimiliano Castagna, sconosciuto nella scena politica cittadina fino a pochi giorni fa e presentato alla stampa da due non sambenedettesi, di Pasqualino Piunti, isolato oggi con Forza Italia e i soli suoi collegamenti civici, e di Giorgio De Vecchis, costretto a rilanciare una sfida soltanto civica senza bandiere di partito (ma esistono?), è una operazione dove i tre stanno giocando una partita in subordine ad una più grande, decisa prima ancora delle cene segrete.

Il tema che davvero interessa gli Agostini e i Castelli riguarda le elezioni politiche che con ogni probabilità si terranno nel 2017, a seconda di quello che accadrà con il voto sul referendum costituzionale. E alle elezioni politiche vince solo un Principe Azzurro con cavallo bianco. Se nelle favole i rivali servono a tenere alta l’attenzione, nella realtà picena non devono esistere.


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