SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riportiamo un comunicato, giunto in redazione, da parte del primo cittadino di Offida, Valerio Lucciarini, inerente alla polemica sulla questione “Miss Italia” nel borgo Piceno.
Ho letto, con grande sorpresa, la posizione del circolo di Rifondazione Comunista di Offida che critica l’Amministrazione Comunale per l’appuntamento di Miss Italia che si terrà l’8 luglio all’interno del programma de “La Settimana del Merletto”.
Mi sorprende perché è stato proprio l’ultimo Assessore alla Cultura di RC, Giampietro Casagrande, della Giunta da me guidata, a promuovere l’iniziativa nella passata consiliatura.
Lo stesso Assessore inoltre, insieme a tutti i membri dell’esecutivo comunale, fece parte della giuria selettiva delle partecipanti. Tale scelta, da me sostenuta, non era figlia di una volontà di svalorizzare la donna, ma tutt’altro: si decise di proporre la selezione di Miss Italia per valorizzare il prodotto artistico – artigianale di punta della nostra tradizione ossia il merletto al tombolo.
Grazie all’agenzia PAI, organizzatrice dell’evento, concordammo la possibilità – per noi indispensabile ai fini della manifestazione – di far indossare alle ragazze in concorso prezzi pregiati di abbigliamento realizzati dalle nostre merlettaie (anch’esse donne straordinarie) che, non solo aderirono con entusiasmo, ma furono felici per la valorizzazione del loro manufatto artistico.
Da due anni, però, la situazione è mutata nella programmazione: non è più l’Amministrazione Comunale di Offida a sostenere economicamente l’evento ma direttamente un privato che – proprio si fini di dare centralità alle migliori tradizioni offidane come il merletto al tombolo – ha deciso di procedere al sostegno dell’iniziativa all’interno di una settimana importante di promozione, per ovvie ragioni di marketing aziendale, facendole coincidere con la promozione del merletto stesso.
Ora, strumentalizzare tale iniziativa appare pretestuoso, fuori luogo e disattende una necessità economica, promozionale, commerciale e culturale molto importante, tesa a dare il giusto contributo al prodotto del nostro artigianato artistico per eccellenza.
Per quanto riguarda la valorizzazione delle donne inviterei i rappresentanti di Rifondazione a informarsi sulle tantissime iniziative di sensibilizzazione e approfondimento che la nostra Amministrazione ha promosso anche grazie al determinante lavoro del consigliere Maurizio Peroni, rappresentante politico del partito della Rifondazione, serio, competente e affidabile. Non solo: il nostro Vice Sindaco, Assessore alla Cultura, Isabella Bosano, è una donna capace che, insieme alla consigliera delegata Giulia De Flaviis, determina iniziative tese al rispetto delle pari opportunità economica, sociali e culturali.
Sono certo che il Circolo di Rifondazione Comunista, con il suo comunicato, intenda rilanciare una azione a servizio della comunità e a sostegno dell’Amministrazione che la vede parte integrante della coalizione di governo; non credo che ci troviamo di fronte alla solita strumentalizzazione che si presenta ciclicamente da oramai trent’anni per cui quando non si è personalmente in Amministrazione si demolisce tutto dall’esterno e quando, al contrario, se ne fa parte tutto va meravigliosamente bene. La verità, per essere equi, potrebbe essere casomai nel mezzo.
Sono convinto che il circolo “Gaspare Mattoni” sia stimolato, invece, da una buona fede che verrà rappresentata al meglio durante le occasioni di riflessione e confronto in seno alla maggioranza.
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Beh su questa questione dell’elezione di una Miss ad Offida il sindaco Lucciarini menziona il circolo Gaspare Mattoni. Lucciarini e’ giovane e quindi non ricorda questo episodio che ci fornisce un ricordo diretto di come Gaspare Mattoni vedesse l’elezione di una Miss (in poche parole, in maniera che i comunisti avrebbero chiamata ‘articolata’ e che io preferisco definire complessa, poliedrica e forse anche provvisoria perche’ subordinate a questioni di ben altra importanza.
Si sa che nel vecchio PCI di Offida Gaspare (per gli amici Sperucce) interpretava il ruolo di coscienza critica e ne rimase quindi sempre ai margini in termini di incarichi. Ma la sua fedeltà era incondizionata come dimostrato anche dal suo continuo, e tutto personale, sforzo di recuperare al partito alcuni di noi giovani ‘cani sciolti’ (fra questi anche Giampiero Casagrande menzionato dal sindaco). La sera del primo Maggio 1978, Sperucce stava con un gruppo di noi giovani sotto le logge ad osservare la piazza dove fremevano i preparativi per l’evento clou della serata: l’elezione di ‘Miss Primo Maggio’. Sempre pronti a criticare tutto e tutti, non lesinavamo parole di denuncia per quella iniziativa che definivamo “alla Pippo Baudo”. Sperucce si diceva d’accordo con noi ma tentava di portare la discussione dal locale al nazionale che era il suo terreno politico favorito. Il presidente del comitato organizzatore della festa, un altro grande personaggio offidano, Ezio Giudici, ci passò accanto e subito lo fermammo per chiedergli di spiegarci il ruolo dell’elezione di una ‘Miss Primo Maggio’ nella lotta per la conquista del socialismo, o nella strategia di avvicinamento al potere del PCI. Pensavamo di metterlo così in imbarazzo. Ma il Giudici non si spaventò. Ammiccò un sorrisetto compiaciuto e poi ci disse tutto serio che l’elezione di ‘Miss Primo Maggio’ era il “termometro della rivoluzione”, serviva cioè a misurare il grado di coscienza rivoluzionaria raggiunto dal proletariato. E prima che potessimo misurarci con questa tanto pronta quanto sibillina risposta, egli si era dileguato seguito dallo sguardo di Sperucce che sembrava volesse dirgli: “Lascia stare che ci penso io a tenere questi qui nei pressi dell’ovile.” Ma non era finita, perchè nel frattempo ‘Miss Primo Maggio’ era stata eletta e si stava dirigendo verso di noi. Era Cinzia, la figlia di Sperucce, che veniva a condividere la sua gioia col padre. Sperucce non si scompose. Ci guardò senza tradire minimamente l’orgoglio paterno che sicuramente provava, e poi si rivolse alla figlia. Non so che cenno rassicurante le facesse, ma burbero le tuonò anche se solo per i nostri orecchi: “Tu revanne subbete ‘lla casa, che ie e te faceme li cunte dope, quanne revenghe.”