ASCOLI PICENO – Si è conclusa la 59 edizione del Festival dei due Mondi di Spoleto, la kermesse di arte, danza, musica e teatro ideata nel 1958 dal compositore lombardo Gian Carlo Menotti. Menotti portò in Italia la sua esperienza statunitense che racchiuse nell’ideazione del festival dei due mondi: il mondo artistico europeo e quello americano.

Una novità assoluta in Italia e la scelta del luogo cadde su Spoleto per la particolarità del suo centro storico in cui, in uno spazio relativamente ristretto, sono racchiusi significativi siti storici come il teatro romano, piazza del Duomo – un palcoscenico dell’architettura medievale che la colloca tra le piazze più belle d’Italia, dalla caratteristica forma triangolare segue l’andatura dolce del terreno collinoso e culmina con una spettacolare scala che ne muta le sembianze in un anfiteatro; due teatri all’italiana, il complesso monumentale di San Nicolò, la Rocca Albornoziana, Villa Redenta, una antica villa patrizia restaurata nel corso dei secoli; la chiesa di Sant’Eufemia, il complesso monumentale dell’anfiteatro e la Spoletosfera, l’opera dell’architetto Fuller, tra opera d’arte e struttura tecnica, che diventa spazio di teatro contemporaneo.

Tutti questi elementi architettonici sono diventati alvei naturali nei quali Menotti ha fatto scorrere i vari linguaggi dell’arte facendo confluire i nomi più prestigiosi della danza, della lirica, della prosa, della pittura, della musica, del cinema.
Nel corso degli anni, per la valenza degli artisti che si sono esibiti, il Festival dei due Mondi è diventato un appuntamento di prestigio internazionale, un ambito di arte a 360 gradi.

In questa edizione, la mostra antologica di Amedeo Modigliani ha colpito e diviso le opinioni di artisti, intellettuali, visitatori.
Il professore Alberto D’Atanasio, spoletino, docente di storia dell’arte ed estetica dei linguaggi visivi all’Accademia di Belle Arti di Brescia, critico ed esperto d’arte, vanta collaborazioni con Vittorio Sgarbi e Paolo Crepet e premiazioni per l’accurata professionalità come docente, ha curato l’allestimento avanguardista della mostra “Amedeo Modigliani, les femmes”, in collaborazione con l’Istituto Modigliani di Roma attirando molti visitatori e molteplici perplessità.

La particolarità del lavoro del professor D’Atanasio si manifesta nel nuovo modo di fruizione delle opere d’arte rivolto ad amplificarne la divulgazione: 50 ritratti di donne del pittore livornese, conservati in musei o in collezioni private e quindi poco accessibili al grande pubblico, sono stati riprodotti ad altissima definizione su uno speciale supporto dotato di retro-illuminazione a LED che permette di vedere l’opera nella sua interezza di composizione: dal colore alle pennellate ai segni dell’invecchiamento, trasmettendo allo spettatore la visione peculiare del segno di questo artista.

La retro-illuminazione permette di vedere nitidamente la mano di Modì, la sua mirata frettolosità in pochi tratti personali a definire l’immagine che pretendeva un suo posto tra un evocativo impressionismo e un lungimirante cubismo, ha un impatto visivo coinvolgente dato dalla luce che ne accentua la vivacità cromatica delle forme, disturbando in parte la cromia originale giunta a noi dopo quasi 100 anni comunque alterata dal tempo.

A queste riproduzioni si aggiunge un percorso tra la quotidianità dell’artista attraverso una galleria fotografica dell’epoca e, fiore all’occhiello di questa antologica, un originale ritratto attribuito a Modigliani in seguito a comprovate misure di autenticazione.

Il professore Alberto D’Atanasio innova, dunque, il modello espositivo tradizionale a favore del grande pubblico, rompendo gli schemi di appannaggio di pochi, facendosi artefice di una fruizione al passo coi tempi delle nuove tecnologie che possono contribuire a migliorare le criticità in cui versano i musei italiani e le gallerie d’arte.
Un modo di far comprendere l’arte toccando i sensi del pubblico, attirandolo in un percorso esperenziale: il visitatore acquisisce un ruolo, diventa protagonista dell’esperienza, indaga sulla propria sensibilità, ne prende coscienza e forma il proprio gusto.

“E’ una mostra molto discussa – ha spiegato D’Atanasio ai microfoni di radiostudioerre.it di Pagliare del Tronto – è una nuova frontiera delle esposizioni. I quadri sono fotografie ad alta definizione che riproducono i quadri che sono sparsi nel mondo, anche in collezioni private. Con questo metodo noi vediamo le riproduzioni retro-illuminate da centinaia di LED che permettono di vedere l’opera di Modigliani nel suo insieme, in questo caso i ritratti di donne, distinguendo dei particolari come i colori e le pennellate che a volte dagli originali non si riesce a cogliere. Questa è la novità della mostra, un guardare l’opera d’arte con occhi e cuore nuovi”.

Concettualmente simile il metodo utilizzato al museo del Prado di Madrid con una spettacolare mostra del trittico “Il giardino delle delizie” di Hieronymus Bosch: l’olio su tavola di Bosch è stato scomposto in fotografie ad altissima risoluzione e proiettate su pareti che delimitano un percorso all’interno dello spazio museale e che porta il fruitore ad una immersione totale nella visione del pittore olandese.

Un passo verso una metodologia più attinente ai tempi di innovazioni tecnologiche con un linguaggio pragmatico che permette di interagire con il pubblico: l’apprendimento esperenziale teorizzato dal filosofo americano Dewey prende forma in queste nuove esposizioni che portano il pubblico ad un coinvolgimento emotivo, suscitando curiosità e catturando l’attenzione con il supporto della tecnologia, elementi fondamentali per Dewey che riteneva prioritaria la partecipazione attiva dello spettatore quale vincolo necessario nella determinazione di una opera d’arte.

la mostra “Amedeo Modigliani, les femmes” rimarrà aperta fino a settembre 2016 – Spoleto (PG)

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