Di Vincenzo Forlini

ASCOLI PICENO – Si è tenuto martedì 19 luglio, al Teatro Romano Romano lo spettacolo “Come stanno le cose. Il mio Lucrezio, la mia Venere” a cura del matematico Piergiorgio Odifreddi. Tema della manifestazione è stato il “De Rerum Natura” il trattato filosofico-scientifico scritto nel I secolo a.C dal poeta latino Tito Lucrezio Caro. Odifreddi si è infatti cimentato in una traduzione in prosa del capolavoro di Lucrezio, evidenziando i vari possibili collegamenti tra i suoi versi e le teorie scientifiche, e ha redatto così il volume da cui lo spettacolo prende il nome, e che ha commentato dal vivo.

Il luogo in cui si è svolta la manifestazione, il Teatro Romano, in notturno, sotto una splendente luna piena, ha certamente contribuito a rendere più suggestivo lo spettacolo: nonostante il tempo che intercorre tra il mondo romano e la modernità, i versi di Lucrezio riescono ancora ad affascinare un folto pubblico, che ha seguito l’evento con grande attenzione. Lamberto Curtoni ha intrattenuto i partecipanti con splendide esibizioni al violoncello, ed ha accompagnato la lettura espressiva di Irene Ivaldo, adattando la melodia al tema dei versi recitati.

I versi che hanno aperto lo spettacolo sono stati proprio i primi, quelli dell’Inno a Venere che aprono il De Rerum Natura, la preghiera alla dea Venere che governa la natura che Lucrezio si propone di indagare, per poi toccare i temi della morte e dell’amore, ed infine i versi che trattano di una delle più grandi sciagure accadute all’umanità, la peste di Atene, che al contrario chiudono l’opera. Al termine di ogni lettura, Odifreddi è intervenuto per commentare i versi e dispensare informazioni sulla vita di Lucrezio, sul contenuto dell’opera e sui rimandi alle moderne teorie scientifiche, come i buchi neri, con tono accattivamente ed un pizzico di humor adatto ad alleggerire la materia trattata.

Un grande successo per l’AMAT e per i Teatri Antichi Uniti che hanno organizzato la manifestazione, e che hanno riscontrato una grande partecipazione da parte della popolazione, anche proveniente da lontano, alle loro iniziative, dimostrando così che la cultura antica è tutt’altro che sepolta.


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