Di Valentina Trenta

FOLIGNANO – Francesco Boriosi e Giampiero Ciotti sono una coppia innamorata, che ha deciso di convolare a nozze e coronare un sogno d’amore. La città che li ha uniti in matrimonio è Oslo, ma i due ragazzi sono italiani, uno umbro e l’altro marchigiano. In Norvegia si sono sposati come una coppia qualsiasi, ma al rientro in Italia, a Folignano, hanno scoperto la difficoltà di essere riconosciuti in termini di legge.

Com’è iniziata la vostra storia d’amore?

“Ci siamo conosciuti per caso 4 anni e mezzo fa a Rimini – racconta Francesco. Dopo una breve conversazione su un social network abbiamo deciso di conoscerci di persona. Io sono originario di San Giustino, un paese umbro a confine con la Toscana, lui è di Ascoli Piceno. Rimini è stato sfondo del nostro primo appuntamento, a giugno, e Ascoli è diventata la nostra casa, ad ottobre, quando abbiamo deciso di convivere”.

Eravate entrambi consapevoli della vostra identità? Vivendo in una società poco incline al cambiamento e alla diversità, può diventare complicato accettarsi.

“Essendo adulti, eravamo più che consapevoli delle nostre identità e di ciò che volevamo. Vivere in un contesto come quello di Ascoli, in provincia, non è facile ma abbiamo la fortuna di avere la protezione e l’affetto di famiglia, amici e colleghi di lavoro”.

Come siete arrivati alla decisione di sposarvi? Persino le coppie etero spesso sembrano fuggire da questa decisione, considerando la convivenza il punto di arrivo.

“Abbiamo deciso di sposarci nel mese di giugno del 2014. Eravamo a San Benedetto. La proposta è avvenuta in modo del tutto naturale, spontaneo, come in tutte le coppie innamorate che desiderano un futuro insieme. La domanda è stata, “e se ci sposassimo?”. Diretta, inequivocabile, emozionante. Da quel momento, ci siamo impegnati nel capire come fare, dove farlo, i documenti necessari. Dopo averci pensato su, la scelta è ricaduta sulla Norvegia. Secondo me, la differenza sta nel fatto che le coppie etero possono decidere di sposarsi oppure no perché hanno sempre avuto tutti i diritti riconosciuti, a prescindere. Noi coppie omosessuali, invece, abbiamo bisogno di tutelarci sotto ogni punto di vista. È un semplice pezzo di carta ma tutela la famiglia che vogliamo costruire e quella di origine”.

Com’è stato il vostro matrimonio norvegese?

“L’organizzazione è stata impegnativa, ma concreta. Seppure la Norvegia sia un Paese lontano, la burocrazia funziona perfettamente. L’aspetto più complicato è stato il rilascio del nulla osta dello Stato Italiano. Dopo aver preparato tutti i documenti e averli inviati alla Corte Suprema di Oslo, ci è stato concesso il via libera e ci siamo sposati il 7 aprile 2015, davanti al Giudice della stessa corte. I nostri testimoni di nozze erano i nostri familiari e amici. In Norvegia abbiamo festeggiato solo con una cena al ristorante. La festa più grande si è svolta a luglio, in Italia”.

Avete mai partecipato a battaglie o manifestazioni per i vostri diritti? Quale formula pensate sia migliore per far sì che l’accettazione diventi un passaggio naturale?

“Siamo entrambi attivisti. Facciamo parte del circolo Arcigay Omphalos di Perugia. Partecipiamo alle manifestazioni per far riconoscere i nostri diritti, non per farci accettare. L’accettazione implica un perdono, ma noi non abbiamo fatto nessun errore. La natura è variegata e bella per questo. Parlare di accettazione è qualcosa di superato. L’impegno civile significa mettersi in gioco e chiedere quello che ti spetta. Ma questo discorso vale per qualunque diritto”.

Partecipare alle manifestazioni non è una richiesta di accettazione ma di diritti. Pensi che questi saranno riconosciuti anche in Italia? Cosa secondo te blocca e limita questa mentalità?

“Partecipare alle manifestazioni è importante. Farsi vedere, anche nella propria quotidianità, uscire, parlare, dialogare aiuta a farsi conoscere. Credo che l’Italia sia pronta da tempo, sono i governanti che bloccano questo passaggio. La gente comune sa che le nostre battaglie non tolgono nulla a chi ha già i propri diritti riconosciuti. Non è solo la Chiesa cattolica che nega questa possibilità, poiché lo spirito laico non è più presente nemmeno nei partiti politici attuali. Eppure, le battaglie dei diritti delle persone sono avvenute in diversi periodi storici, anche quando sembrava non esserci apertura. Siamo sempre stati un Paese all’avanguardia, sotto questo punto di vista”.

Come siete riconosciuti in Italia?

“Dopo i festeggiamenti, ci siamo recati al comune di Folignano e abbiamo richiesto la trascrizione del matrimonio. Ma il Comune ha rigettato la richiesta, adducendo motivazioni poco credibili. Il passaggio successivo ci ha visti costretti a far causa al comune di Folignano, per ottenere la trascrizione. Seppure il Tribunale ha rigettato la richiesta, ha obbligato il legislatore a riconoscere il diritto matrimoniale. A seguito della legge Cirinnà, siamo coniugi anche in Italia, seppure in forma diversa rispetto alle coppie etero. Ma continueremo a chiedere l’equiparazione”.

Parlare solo di battaglie potrebbe far dimenticare che siete solo una coppia sposata e innamorata. Qual è stato il momento più bello della vostra vita matrimoniale?

“Il momento più bello in assoluto è stata la festa del matrimonio, in Italia. Sentire l’affetto di chi ci circonda e avere la persona che ami accanto. La bellezza del matrimonio è nelle piccole cose, quando capisci che da quel momento non sei più solo”.

“Non possiamo comprendere l’omosessualità se la scindiamo dall’amore” – Aldo Carotenuto, 1987. Sei d’accordo?

“Io credo che non si possa comprendere l’omosessualità se ci si ferma alle apparenze, ai pregiudizi e ai preconcetti. L’omosessualità non significa paillettes e festini, ma amore, come tutte le altre declinazioni. Non potrà essere mai compresa se si scinde dall’amore”


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