ANCONA – “Un tema che rappresenta una battaglia di civiltà”: così l’assessora alle Pari opportunità Manuela Bora nel suo intervento alla seduta consiliare dedicata all’illustrazione del rapporto annuale dati sul fenomeno della violenza contro le donne nelle Marche, così come previsto dalla legge regionale n.32 del 2008. “La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale a tutte le società. Affonda le sue radici nella società patriarcale. Quando le donne hanno iniziato ad emanciparsi nel lavoro e nella società e ad occupare lo spazio pubblico, la situazione si è aggravata. Gli uomini hanno sentito il potere sfuggire di mano. E la violenza, che a volte sfocia nell’assassinio, è una delle conseguenze. Ma la rivoluzione culturale non si è ancora compiuta, la prova è nei numeri e nelle violenze che quotidianamente si consumano”.

Secondo il rapporto, nel 2015 nelle Marche 392 donne si sono rivolte ai 5 Centri antiviolenza marchigiani. 275 donne hanno ricevuto accoglienza: 136 di tipo legale, 117 di tipo psicologico. Rispetto ai 392 contatti, nel 77% dei casi (303 donne) si tratta di violenza psicologica; nel 63% le donne hanno subito violenza fisica (247). In oltre la metà dei casi (252) pari al 59% le donne sono state prese in carico dai CAV, cioè accompagnate nel loro percorso.

“Purtroppo – rileva Bora – solo il 31% delle donne che si sono rivolte nel 2015 ai CAV è occupata stabilmente, questo sta a sottolineare come al problema della violenza si sommano problemi di scarsa autonomia economica”. La violenza degli uomini contro le donne avviene in ambito familiare: per il 77% dei casi si tratta di un marito/fidanzato/convivente; per il 26% dei casi si tratta di un ex e nel 65% dei casi il maltrattante è italiano. Il report conferma la bontà del ruolo della “rete informale di vicinanza” e quello dei CAV, riconosciuti come riferimento protetto per acquisire informazioni, orientamento ed accoglienza nel difficile percorso di consapevolezza per la fuoriuscita dalla violenza. “Molto è stato fatto a partire dalla legge regionale n. 32/2008 che ha attivato politiche efficaci di contrasto alla violenza sulle donne con la costituzione dei centri antiviolenza. L’obiettivo ora è consentire la prosecuzione dei servizi nel 2016 resi dai Centri e dalle Case: negli ultimi due anni sono stati destinati al sostegno a centri e case oltre 715 mila euro, di cui circa 391 mila euro di fondi statali e oltre 324 mila euro di fondi regionali, importo triplicato rispetto alla dotazione storica veramente esigua”.

Ad oggi sono 5 i centri e le case, di cui una di ‘emergenza a valenza regionale’, tre attive una per ogni territorio provinciale ed una inter-provinciale nel fermano-ascolano che verrà attivata entro l’anno. L’assessorato alle pari opportunità ha fatto specifica richiesta di una posta finanziaria annua su base triennale per consentire la prosecuzione dei servizi sulla base della programmazione degli Ambiti Territoriali Sociali d’area vasta e degli altri Ambiti dei relativi territori provinciali.

“Ma sono ancora troppo alti i numeri della violenza, numeri che parlano da soli e che continuano a stupirci. Come si combatte questo assurdo fenomeno? La risposta deve essere di tutta la società. Il vero nemico è l’indifferenza. Serve rivalutare i percorsi formativi e didattici promuovendo il superamento degli stereotipi di genere attraverso una ‘educazione alla differenza’ lungo tutto il percorso scolastico, affinché la cultura che tenga conto delle differenze sia un valore aggiunto alle relazioni tra uomini e donne. Il ruolo importante e fondamentale è dell’educazione. Nel 2016 in Italia è stata ammazzata una donna ogni tre giorni, da un marito un fidanzato un familiare ma il femminicidio è solo la punta dell’iceberg e che trova terreno fertile in tante forme di violenza quotidiana. È violenza sulle donne quando la chiami prostituta se deridi il suo aspetto fisico per scherno, quando al lavoro prevarichi su di lei perché donna, se con prepotenza sottolinei che una femmina dovrebbe fare la casalinga”. Ma è violenza, ha voluto rilevare l’assessora, anche “la discriminazione dalle cariche politiche: in fase di stallo la proposta di legge approvata dalla Giunta nove mesi fa per garantire l’equilibrio nella rappresentanza tra uomini e donne nei Consigli regionali che ancora non è stata nemmeno calendarizzata”.

Conclude l’assessora Bora: “Sogno un futuro dove ci sia uguaglianza tra donne e uomini, un futuro in cui non si parli più di quote rosa. Purtroppo però, al momento, costruire una legge per favorire l’accesso paritario alle cariche elettive, come imporre le quote rosa in politica o nel mondo del lavoro, sono fondamentali per accelerare un percorso di emancipazione delle donne, ma devono limitarsi ad essere una misura temporanea. Al termine di questa giornata, colma di considerazioni sul tema, il migliore augurio che posso fare e che possiamo fare alla società è che ogni giorno sia la giornata internazionale contro la violenza sulle donne”.


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